Tempo d’estate, tempo di abiti succinti, di corse in motorino, di raggruppamenti davanti alle gelaterie o ai campi sportivi… Ci si ritrova tra ragazzi, si parla ad alta voce, corrono parole pesanti, si rumoreggia, si spavaldeggia… e chi passa mormora: «Ma che maleducati…».
Una persona una volta, udendo una mamma dire a suo figlio «maleducato», le consigliò di non usare quel termine perché era un atto di autoincriminazione pesante, in quanto vuol dire educato male e, dunque, è riferito direttamente a un errore di chi ha la funzione di educare…
Ma oggi, è vero, ci sono tante persone educate male e non corrispondono necessariamente alla fascia di età giovanile… E, purtroppo, chi è persuaso che è lecito fare tutto quello che piace, sempre e comunque, non è certo in grado di insegnare a qualcuno una «educazione buona».
Che poi è diversa dalla classica buona educazione, che riguarda il comportamento magari a tavola o per strada (e già sarebbe qualcosa…) e consiste in un abito mentale, che nessuno può insegnare leggendo un manuale, ma solo con l’esempio. E qui… iniziano i guai…