Purtroppo sappiamo quanti morti, feriti e future “vittime” psicologiche ha provocato la disumana violenza degli attacchi terroristici di Parigi. Tuttavia, ha fatto anche risorgere in tanti un sano orgoglio, necessario in questi casi, così che l’eterna competizione con i «cugini francesi» si è fatta da parte con la più ampia solidarietà ai «fratelli francesi».

Nella piazza moderna (i social network), abbiamo deposto i nostri personali segni distintivi (bandiere o post che siano), prestandoci in forma solidale ai colori e ai simboli d’Oltralpe. Popolo e politici mostrano unità, sdegno e voglia di riappropriarsi di una libertà privata da attacchi che giungono imprevedibili.

Sul concetto di libertà, i francesi insegnano e, immediatamente dopo gli attacchi, hanno inviato al mondo, su Facebook o Twitter, il segnale per esorcizzare la paura. Non mi riferisco alla contro offensiva militare e al muscoloso discorso del presidente Hollande, ma al video diffuso dell’inno nazionale intonato, a pochi istanti dagli attacchi, dai tifosi in fuga dallo Stade de France.

Se la Marsigliese chiama espressamente i cittadini alle armi, richiama, ora amplficata dal web, all’amore sacro per la Patria, tutto questo nel nome della libertà: «Sotto le nostre bandiere, che la vittoria accorri ai suoi virili richiami!».

Alessandro Carlorosi

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