IL Natale è nell’aria… ma, quest’anno, tutti siamo più riflessivi. Domenica 29, dopo il mondiale di Abu Dabi, molti televisori sono rimasti sintonizzati sull’Apertura della Porta Santa a Bangui, perché ognuno di noi ha sete di normalità e di bellezza. Anche le polemiche «presepio sì, presepio no» hanno un sapore stantio che infastidisce. Vogliamo godere di questa festa così cara a tutti nel segno della famiglia e del tepore che viene dall’affetto sincero.

Vogliamo ritrovarci intorno a un tavolo con il tappeto verde che scivola di qua e di là, troppo lungo o troppo corto, giocando insieme a Mercante in fiera. Guardare le carte… la Mietitrice procace, il baldo Moschettiere e l’animoso Beduino, sapendo che, secondo una tradizione consolidata, le Mele escono sempre, la Castellana è traditrice e il Lattante paffuto porta bene. E poi assistere al lento defluire dei giocatori sperando che vinca il più giovane o il più vecchio per quella affettuosa complicità che lega tutti.

Intorno a quel tavolo vi sono tenerezza, tradizione e fede… e non occorre altro perché la festa sia una Festa. Informo che da me come sempre ci sarà il presepio con le lucine, il muschio e le vecchie care statuine. Vorrei che in molte altre case fosse così.

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