Nel bene o nel male, purché se ne parli, sosteneva (e, di certo, ostentava) Oscar Wilde. Ma la luce dei riflettori su di sè non sempre è vista di buon occhio. Deve essere rimasto per lo meno perplesso l’ingegnere tolentinate Gianfranco Ruffini, progettista dell’impianto di illuminazione del Cappellone di San Nicola, di fronte alla «Controcopertina» di Carlo Vulpio all’interno dell’inserto culturale domenicale «La Lettura» del Corriere della Sera. «Un Santo in cattiva luce», questo infatti il titolo dell’articolo a due pagine dedicate alla Basilica, descritta come un luogo dell’anima. Peccato, però, che l’illuminazione degli affreschi, come si evince dal titolo e da alcune considerazioni finali, sia descritta alla pari di quella di una discoteca. «Un amico sacerdote mi ha avvertito dell’articolo curato da Vulpio – ha raccontato Ruffini -, all’interno del quale, oltre ad un approfondimento sull’importanza di San Nicola e sul ciclo pittorico del Cappellone, viene criticato aspramente l’impianto di illuminazione. Dopo essere stato colto da profondo stupore – ha continuato -, mi sono recato sul posto per verificare se vi fossero dei malfunzionamenti in quell’impianto che, da me progettato e diretto nella realizzazione, non aveva mai ricevuto un giudizio così duro in venti anni di onorato servizio».
Dura critica del “Corriere della sera” a vent’anni dall’inaugurazione dell’impianto di illuminazione
Il professionista si è apprestato, dunque, a effettuare niente di più spontaneo che un controllo diretto sul posto, sentendosi in dovere verso il proprio mestiere e, soprattutto, la città. Nessuna anomalia particolare è stata, tuttavia, ravvisata. «Nel 1995, quando prese corpo l’idea di realizzare un nuovo impianto elettrico e di illuminazione per la Basilica di San Nicola a Tolentino – ha continuato Ruffini -, fu l’economo conventuale che si prodigò sopra le forze per reperire un finanziamento dal Ministero per i Beni Culturali e dal Comune di Tolentino. Erano gli anni in cui l’Enel aveva approntato un ambizioso programma per illuminare i più importanti monumenti italiani. Insieme al nuovo economo, frate Ermanno Buizza – ha ricordato l’ingegnere -, si decise di prendere contatto con lo studio di professionisti milanesi che assistevano l’azienda, così da poter valutare al meglio le delicate scelte che si stavano prendendo».
Il progetto fu approvato dalla Soprintendenza
I corpi illuminanti che furono messi in opera all’interno della Basilica di San Nicola furono così progettati e realizzati per conto dell’Enel, tenendo presente lo specifico compito di illuminare beni artistici e, dunque, con caratteristiche particolari come la presenza di potenti filtri per l’abbattimento dei raggi Uv. «È importante ricordare che il progetto fu approvato dalle Soprintendenze delle Marche e seguito personalmente e costantemente da Maria Giannatiempo Lopez della Soprintendenza di Urbino – ha affermato ancora Ruffini -, personalità che condivise pienamente le scelte intreprese». Rispetto agli affreschi del Cappellone, inoltre, vennero effettuate numerose prove per individuare la soluzione migliore, al fine di dare luce allo splendido ciclo pittorico attribuito a Pietro da Rimini.
«L’impianto fu realizzato con la massima cura e con la partecipazione di tutti i soggetti che avrebbero potuto apportare un fattivo contributo per migliorare l’opera – ha concluso Ruffini -; l’inaugurazione avvenne l’8 settembre 1996 alla presenza di innumerevoli autorità e con la partecipazione di una grande parte della cittadinanza». Ritenendole seppur «ingenerose» le accuse mosse da Vulpio, l’ingegner Ruffini, tuttavia, intende lanciare un invito al giornalista del Corriere nel rispetto dei ruoli e, in particolare, del luogo in questione: «Aspetto Vulpio alla Basilica di San Nicola per un approfondimento congiunto, così da poter individuare insieme percorsi migliorativi che vadano a valorizzare maggiormente gli splendidi dipinti che compongono il ciclo del Cappellone».