Festeggio l’arrivo del libro intervista di Francesco con Andrea Tornielli, «Il nome di Dio è misericordia» (Piemme, 113 pagine, 15 euro): godibile in ogni pagina, senza gossip ecclesiastico, concentrato sul grande tema giubilare. Apprendiamo da dove il Papa abbia preso il convincimento della centralità di quel “nome” di Dio, che cosa comporti tale convincimento, come sia maturata la decisione di indire l’Anno Santo.Il nome di Dio è misericordia

Questa è l’affermazione chiave: «La centralità della misericordia, che per me rappresenta il messaggio più importante di Gesù, posso dire che è cresciuta piano piano nella mia vita sacerdotale, come la conseguenza della mia esperienza di confessore, delle tante storie positive e belle che ho conosciuto» (pagina 21).

Tra le storie di confessione e di accompagnamento nella fede c’è quella della nipote sposata civilmente a un uomo ch’era in attesa d’avere riconosciuta la nullità del primo matrimonio e chiedeva al prete “una benedizione”. Francesco ne cava un suggerimento per i confessori: «Anche se non potete assolvere date comunque una benedizione» (p. 32).

C’è l’anziana che gli dice: «Se il Signore non perdonasse tutto, il mondo non esisterebbe» (p.49). Ci sono due donne che si prostituivano per far mangiare i figli e i fratelli (pp. 74 e 84).

La donna scandalizzata vent’anni fa dalla richiesta di denaro per il processo di nullità matrimoniale e di nuovo – ultimamente – dal rifiuto da parte di un parroco di far entrare in chiesa la bara di un bambino non battezzato (p. 83). L’adolescente turbata dalle domande del confessore (p. 42). La mamma che «si sfianca per il figlio tossicodipendente» (p. 98).

Ricorda Tornielli che Francesco si è mostrato in pubblico non solo come Papa che confessa (l’avevano già fatto Wojtyla e Ratzinger), ma come Papa che si confessa: e non l’aveva fatto nessuno. Nel libretto c’è il raccordo tra il vissuto del penitente e quello del penitenziere: «Quando ho confessato ho sempre pensato a me stesso, ai miei peccati, al mio bisogno di misericordia e dunque ho cercato di perdonare molto» (p. 43).

Dall’esperienza, l’insegnamento. Il Papa invita ad apprezzare ogni minimo segno di conversione dell’umanità peccatrice: «Dio è un padre premuroso, attento, pronto ad accogliere qualsiasi persona che muova un passo o che abbia il desiderio di muovere un passo» (p. 66).

Tanta è la concentrazione di Francesco nell’annuncio della misericordia che l’intera proposta giubilare la restringe con efficacia a questi due proponimenti: «Aprirsi alla misericordia di Dio accostandosi con fiducia al confessionale e cercare di essere misericordiosi con gli altri» (p. 107).

La parola più calamitante del volume è a pagina 91: «La misericordia divina contagia l’umanità». Il titolo del libro, «Il nome di Dio è Misericordia», è preso da un discorso di Papa Benedetto, che Francesco cita a pagina 23. Un prestito di parole che sta a dire la continuità tra i due Papi: tra la teologia dell’amore di Benedetto e la pastorale della misericordia di Francesco.

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