La Giornata mondiale che oggi, 11 febbraio, la Chiesa celebra, con un occhio “privilegiato” verso la Terra Santa per volere di papa Francesco (leggi Qui il servizio), offre ad Emmausoline l’occasione per fare il punto sulla situazione del settore sanità nel territorio che abitiamo. A colloquio con noi, il dottor Andrea Corsalini, medico e presidente dell’Associazione Medici Cattolici Italiani di Macerata e vice-presidente Marche.

Al delicato tema «Il futuro della Sanità pubblica: criticità e opportunità dell’Area Vasta 3» sarà inoltre dedicato l’appuntamento promosso proprio dalla sezione Amci di Macerata per venerdì 26 febbraio, alle ore 17, presso l’Asilo Ricci di Macerata, con il patrocinio del Comune e dell’Ordine degli Avvocati di Macerata e dell’Asur Marche – Area Vasta 3 (vedi locandina in fondo all’articolo).

2014-11-12 13.32.38Dottor Corsalini, iniziamo subito con il tracciare, per quanto possibile, un “quadro” della situazione marchigiana in ambito sanitario. Tra chiusure di presidi ospedalieri, soppressioni di punti nascite, qual è lo scenario che si prospetta davanti agli occhi dei nostri malati?
La domanda cade a proposito con l’incontro che abbiamo organizzato, alla presenza del direttore dell’Area Vasta 3, Alessandro Maccioni. Si tratta di un tema certamente attuale, ma nondimeno scivoloso per affrontare il quale occorre un alto senso di responsabilità ed un autentico senso civico. Allo stato tutto sembra molto fluido, tuttavia il dato certo è quello che il presidente Luca Ceriscioli sembra determinato a procedere con la riforma sanitaria basata sul concetto di rete clinica, evoluzione di quel progetto che, un tempo, rispondeva all’ospedale di rete secondo cui si individuano dei centri erogatori di servizi sanitari (ospedali di Area Vasta), i quali dovrebbero poi dipanarsi sul territorio per le prestazioni ambulatoriali ed il day-surgery. A  tal proposito, è recente la proposta da parte dello stesso Governatore di un ospedale unico tra Macerata e Civitanova, scatenando una serie di reazioni alcune delle quali sembrano più votate ad una stantia difesa del gonfalone piuttosto che alla ricerca di un sostanziale miglioramento del servizio sanitario: questa è la vera nota dolente, poiché il nostro territorio è obiettivamente frammentato ed un tale panorama, da un lato, preoccupa, dall’altro, sconcerta. È fondamentale che si comprenda come una cosa sia l’edilizia sanitaria, altra la locazione del servizio, altro ancora è il servizio vero e proprio, erogato dagli operatori sanitari, che dovrebbe rappresentare la pietra angolare su cui costruire poi tutto il resto. La salute dei cittadini compresa quella dei bambini non dovrebbe essere tema di contenzioso tra vessilli ottocenteschi o correnti politiche in una fase delicatissima che detterà l’agenda sanitaria per i prossimi decenni.

(Foto Maurizio Brambatti/Ansa)
(Foto Maurizio Brambatti/Ansa)

Il Papa, nel suo messaggio per la Giornata del Malato 2016, usa parole forti e dirette: «La malattia, soprattutto quella grave, mette sempre in crisi l’esistenza umana e porta con sé interrogativi che scavano in profondità. Il primo momento può essere a volte di ribellione: perché è capitato proprio a me? Ci si potrebbe sentire disperati, pensare che tutto è perduto, che ormai niente ha più senso».
La malattia rappresenta sempre e comunque un evento dirompente che determina una frattura, una cesura tra un prima ed un dopo anche quando vi sopraggiunga la guarigione. Non a caso alla malattia associamo spesso la parola fragilità – che proviene dal greco «frangòs» – che significa spezzare: la persona si sente strappata dal proprio vissuto, scissa dalla sua componente spirituale fino a doversi rapportare con un nuovo divenire incerto, difficile ed angosciante in maniera indubbiamente oggettiva. La fede certamente aiuta a reclutare forze anche fisiche sebbene nessuno si senta sufficientemente preparato per affrontare l’esame della malattia.

imagesA fronte dei tagli che il Governo regionale avanza, sappiamo che non può venir meno, nella “missione” professionale a cui medici, operatori sanitari e quanti lavorano negli ospedali sono chiamati, l’attenzione verso chi vive la sofferenza: c’è ancora umanità nelle corsie?
Nessuna condizione professionale, da parte degli operatori sanitari, pur nella precarietà e nell’aleatorietà tipiche di questi tempi difficili, può giustificare un atteggiamento deontologicamente ed eticamente scorretto: tuttavia, la burocratizzazione della sanità, il dover seguire da parte dei medici disposizioni astruse e lontane dai pazienti intesi come persone, il voler esperire la medicina (cosa diversa dalla sanità) a valori medi quasi fosse un prodotto da supermercato, turni massacranti, ebbene tutte queste ragioni possono contribuire alla disumanizzazione dell’approccio sanitario. Nondimeno, un operatore sanitario  non dovrebbe dimenticare mai che la cura del sofferente rappresenta il compito più alto che un uomo è chiamato a svolgere: a chi più è stato dato più sarà chiesto.

Anche l'uso di internet può sconfinare nella patologiaSiamo soliti pensare alle “solite” malattie che stravolgono la vita dei pazienti e dei loro familiari: pensiamo alla Sla, al cancro, all’Alzheimer. Eppure, stanno emergendo nuove dipendenze patologiche a rischio, specialmente dei più giovani, che possono considerarsi i mali dell’era moderna…
Tempo fa, congiuntamente al dottor Maurizio Pincherle ed al dottor Pierluigi Pianesi, noti e valenti psichiatri, ho avuto modo di tenere delle conferenze sulla web-dipendenza la quale riguarda le fasce giovani della popolazione. Ci siamo resi conto quanta fatica si faccia, spesso invano, per far comprendere ai genitori quanto sia deleteria questo tipo di dipendenza che apre le porte ad altre e diverse dipendenze attraverso ad una sorta di “vuoti mentali” nelle aree più evolute del cervello  che poi vengono riempite per così dire da false ed artificiose emozioni. Le famiglie in questo senso potrebbero svolgere una eminente funzione preventiva ma purtroppo in questa fase storica sembrano essere esse stesse foriere di problemi per i ragazzi attraverso un uso improprio ed eccessivo dei mezzi digitali.

 
Come medico cattolico, in virtù del suo ruolo, quali prospettive pensa si possano aprire, soprattutto in tema di bioetica, per il futuro?
Vedo le questioni attinenti alla bioetica attraversare in questa fase, un guado impervio: non soltanto fatichiamo a rappresentare in modo equilibrato i temi riguardanti l’inizio e fine vita ma nuove ombre si profilano all’orizzonte attraverso l’azione distorsiva votata all’espansione spregiudicata dei diritti che poi diritti non sono. Da parte nostra c’è la volontà imprescindibile di non lasciare nulla di intentato sebbene talora venga da pensare che questi temi non appassionino più. Ma non può essere certamente la passione a guidare i cattolici nell’approccio a questi argomenti dati i numerosi ed inequivocabili documenti della Chiesa che nel merito sono stati pubblicati nei decenni passati:  questi saranno la nostra stella cometa che ci guideranno senza piegarci ne al conformismo ne a facili strumentalizzazioni politiche.

Locandina convegno Amci

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