di Josephin e Riccardo

Ormai da qualche anno i fidanzati che si stanno preparando al matrimonio godono di un appuntamento speciale con il Vescovo. In più, quest’anno Mons. Marconi ha proposto il Giubileo dei Fidanzati, un coinvolgente e denso pomeriggio della terza domenica di Quaresima che si è snodato in tre momenti principali.

La prima parte ha visto un racconto-meditazione ispirato al Vangelo di Matteo 1, 18-25; la seconda ha invitato a un pellegrinaggio verso la Porta Santa, dove si è accolti a braccia aperte dalla Madonna della Misericordia; la terza parte ha concluso l’incontro con la celebrazione della Messa domenicale in Duomo.

Cerchiamo di riportare le parole di Mons. Marconi che sopra abbiamo definito come racconto-meditazione, perché il Vescovo ha ribadito in modo chiaro che non avrebbe fatto una predica né enunciato una lista di consigli. Infatti, il fine del suo discorso non è stato il «come poter insegnare» né il «cosa suscitare nel cuore» ma il semplice racconto del fidanzamento di Maria e Giuseppe.

È naturale prendere a modello di coppia di fidanzati Maria e Giuseppe, come di solito si sceglie a modello di famiglia quella di Nazaret. La storia è snocciolata con alcuni fatti certi e altri ipotetici, necessari a ricostruire le vicende.
Maria e Giuseppe sono due giovani: Maria ha probabilmente 14 anni – età tipica del fidanzamento per quell’epoca e a cui oggi corrisponderebbero poco meno di 25 anni –, Giuseppe ha sui 18 anni – a cui corrispondono circa 30 di oggi, infatti non è un immaturo bensì lavora quasi certamente da quando ha 5 o 6 anni –.

Giuseppe è un po’ più grande di Maria ma non vecchio, come si è voluto dipingerlo per molto tempo in modo da giustificare e preservare la verginità di Maria. Maria vive a Nazaret, un paese di circa 400 persone dalla forte fede. Le sue origini risalgono a quando poche famiglie vi si ritirano, allontanandosi dalle grandi vie dove si trova “facilmente” il necessario per vivere. Questa gente sceglie di vivere la propria fede appartata in montagna, nonostante qui coltivare anche un fazzoletto di terra sia duro. Nella cittadella poverissima c’è una sinagoga e al suo interno c’è il rotolo di Isaia. Questo testimonia quanto profonda fosse la fede degli uomini di Nazaret, infatti, le sinagoghe, di solito, si trovavano solo nelle città più importanti e per di più i libri, a quel tempo, erano costosissimi quindi preziosi e rari.

Nazaret è molto vicino a Seffori, grande città in costruzione. Invece, 120 Km a sud si trova Betlemme. Qui vive Giuseppe e, verosimilmente, lavora nel grande cantiere del Tempio di Gerusalemme, finché la costruzione del Tempio rallenta e Giuseppe non ha più lavoro. Decide allora di cercare un impiego nelle città vicine. Guarda a nord e, benché Seffori possa offrirgli maggiori opportunità, sceglie di spostarsi a Nazaret. Sa che qui la gente con fede attende il Messia e questo rispecchia il suo sentire come discendente della famiglia di Davide. Ed è proprio in questo piccolo paese nato tra i monti che i due si incontrano. Dove? O alla fontana o al pozzo.

L’unico modo sicuro per conoscersi è questo: le ragazze che vogliono maritarsi vanno a prendere l’acqua, i ragazzi che desiderano guardare qualche ragazza gironzolano indifferenti attorno alla fonte o al pozzo del paese. Era ed è normale cercare il modo di incontrarsi nella quotidianità. Dio fa cose grandi nella normalità, non passando per chissà quali vie ne spalancando chissà quali portoni. I due giovani si saranno incontrati alla fontana di Nazaret, quella che oggi è chiamata la fontana della Vergine. Giuseppe rimane folgorato dalla bellezza di Maria, lei è la donna più bella di tutta Nazaret. Egli, dopo averla vista, potrà naturalmente aver pensato: «È così bella, figurati se sarà d’accordo a mettersi con me». Comunque, secondo l’usanza dell’epoca, Giuseppe va da Gioacchino a chiedere la figlia in sposa. Questa consuetudine è legata a un passaggio di responsabilità: la donna è responsabilità del padre fin quando da sposata diventerà responsabilità del marito. Si tratta di responsabilità, secondo il pensiero della Bibbia, contrariamente al pensiero storico che concepisce la donna come proprietà del padre prima e del marito poi, passando attraverso un atto di vendita.

A questo punto parte l’inchiesta del padre: che uomo è Giuseppe? Giuseppe è un uomo giusto, cioè un bravo ragazzo, un gran lavoratore e di buona famiglia perché discendente di Davide. Nonostante sia uno straniero, Gioacchino acconsente all’unione dei due, ma sicuramente il suo sì rispecchia la volontà di Maria, che altrimenti avrebbe trovato il modo di opporsi.

I nuovi fidanzati devono essere dichiarati pubblicamente tali dal rabbi della comunità, davanti alla sinagoga. Questo rito ha due chiari scopi: il primo, Maria viene dichiarata di Giuseppe, deve essere libera di muoversi nella città per parlare con Giuseppe e conoscerlo senza essere ostacolata; il secondo, la città deve proteggerla perché non incappi in qualche malintenzionato. Tutti lo sanno e tutti collaborano. Ovvio che Giuseppe resta responsabile di lei più di tutti. I due costruiscono una casetta, il minimo indispensabile per una nuova famiglia. Fino al momento dell’Annunciazione.

L’Angelo appare a Maria. Sappiamo come è andata dai Vangeli ma c’è una stranezza. Maria risponde all’Angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». Cosa vuol dire? Conosce Giuseppe. Non è questo che intende. Il termine “non conosco” è un indicativo deliberativo con cui Maria afferma una sua (meglio, loro) scelta. Maria e Giuseppe hanno deciso di non avere bambini, hanno fatto un voto di verginità. Perché?

La spiegazione di questo fatto, così come ci è proposta da uno studio di Don Oscar Battaglia e Mons. Nazzareno Marconi, è strana ma possibile. In un paese in cui tutti sperano di essere genitori del Salvatore, loro rinunciano, si tirano indietro, non vogliono la gloria di essere i genitori del Messia purché Dio lo faccia venire presto. Allora la domanda di Maria è lecita e spiegabile.

Ora Maria è vergine e incinta. La grandezza dei due fidanzati viene confermata: Maria rischia la morte per lapidazione e Giuseppe è all’oscuro dell’opera dello Spirito Santo. Eppure lei accetta il “nuovo” progetto di Dio e lui, ancor prima del sogno, decide che né Maria né il bimbo in grembo devono morire. Giuseppe si fa carico della responsabilità di quanto accaduto.

Durante il loro fidanzamento Maria e Giuseppe, accogliendo le prove che giungono e affrontandole insieme, imparano a stimarsi: Maria scopre che Giuseppe è davvero un uomo giusto e Giuseppe riconosce che Maria è la Piena di Grazia, quella Grazia che è bontà del cuore e al contempo signorilità ed eleganza.

I fidanzati di Nazaret ci svelano il senso del fidanzamento. Questo è, prima di tutto, un tempo in cui si smette di pensare che si è responsabili solo della propria vita e ci si sente responsabili l’uno dell’altro e del progetto comune di bene. Ci si allena a pensare “noi”. In questo tempo si scopre che i progetti di bene dei due fidanzati sono anche quelli sognati da Dio per loro.

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