Tanta gente: questa è stata la prima impressione che ha accolto sabato pomeriggio chi varcava verso le 16 i “Cancelli” che immettono su Piazza Annessione a Macerata. E lo stesso devono aver pensato i pochi automobilisti che per uscire dal Centro storico hanno dovuto attendere qualche minuto che la folla, sollecitata da un volontario, si spostasse creando un varco sufficiente al passaggio.

Le tante confraternite, i numerosi sacerdoti, la croce del Giubileo, uno striscione con la scritta “Misericordia” e la presenza del vescovo hanno subito reso manifesto che si era al via di uno dei pellegrinaggi giubilari che nei fine settimana di Quaresima hanno coinvolto tutte le Unità pastorali della diocesi. Secondo la programmazione iniziale vi avrebbero dovuto prendere parte le parrocchie del Sacro Cuore (Stazione di Pollenza), della S. Famiglia (Casette Verdini), di S.Giuseppe (Sforzacosta) e di S.Vincenzo M. Strambi (Piediripa). La nevicata del 17 gennaio aveva però indotto l’Unità pastorale che comprende le parrocchie di San Donato (Colmurano), San Lorenzo (Urbisaglia) e di Santa Maria Annunziata (Abbadia di Fiastra) a rimandare il loro pellegrinaggio previsto appunto per quella data. Ed ecco che ieri si è vista la confluenza di ben 7 parrocchie con una presenza di fedeli che ha pacificamente invaso e quasi saturato al suo passaggio ampie porzioni del centro storico della città.

Il percorso che da Piazza Annessione arrivava alla Porta Santa del Santuario della Mater Misericordiae è stato come di consueto scandito dalle tappe della Via Crucis con commenti predisposti dalle comunità parrocchiali, da preghiere e dal canto dell’inno del Giubileo Misericordes sicut Pater.

Giunti di fronte alla Mater Misericordiae ha preso la parola il vescovo che ha invitato ad attraversare la Porta Santa portando nel cuore il ricordo di una persona ammalata e di un defunto e di vivere il momento don devozione autentica, depurata di qualsiasi superstizione magica. Poi, di fronte alla ressa di Piazza Sarnari, monsignor Marconi si è lasciato andare a una battuta: «Questa è come la Porta del Paradiso, aspetta tutti: nessuno abbia fretta di entrarci».

È stata tuttavia necessaria più di mezz’ora perché tutti potessero entrare nel Santuario e, la gran parte senza arrestarsi, defluire attraverso l’uscita laterale.

Quando gli ultimi sono entrati in Duomo per la Messa che concludeva il Pellegrinaggio, la celebrazione era già cominciata. La Cattedrale traboccava di fedeli, con molti che hanno dovuto assistere alla celebrazione rimanendo in piedi.

All’inizio della celebrazione sono stati consegnati al vescovo doni da parte dei gruppi di ragazzi che si preparano alla Cresima. Questi comprendevano video, testi, materiali multimediali caricati su pennette Usb con riflessioni e domande rivolte a monsignor Marconi. Ricevendole, questi ha risposto assicurando che avrebbe guardato tutto, traendone occasione per pregare per i ragazzi e per riprenderne i contenuti in occasione delle celebrazioni per il conferimento della Cresima.

Nell’omelia il presule ha commentato il Vangelo, che nella V domenica di Quaresima propone il racconto dell’adultera (Gv 8,1-11). Gesù “riscrive” la legge, svelando l’ipocrisia di chi pretende di applicarla ma lo fa senza giustizia, scagliandosi solo contro la donna, mentre l’uomo non è coinvolto in alcun modo. Nessuno è senza peccato al punto da poter giudicare gli altri; anzi due ci sarebbero: Gesù e la madre Maria, ma proprio questa è invece «la Madre della Misericordia». E la «misericordia è la vera giustizia: va incontro, apre le braccia». Questo però «non significa che i peccati non esistono, infatti Gesù dice: “Va’ e non peccare più”». Chi accusava l’adultera «guardava al suo passato; Gesù guarda al futuro. Anche a noi Gesù dice: non guardare al passato, guarda al futuro, che può essere di bene. E come il male tira tutti in basso, il bene solleva tutti in alto».

In conclusione della celebrazione, salutando i fedeli prima della benedizione finale, monsignor Marconi non ha mancato di sottolineare come il bel risultato del pellegrinaggio, bene espresso dal coro che ha accompagnato la celebrazione, dimostri che «quando facciamo le cose insieme, il Signore le benedica; una lezione per la nostra diocesi e per il cammino delle unità pastorali».

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