La Parola di oggi
La passione è presentata da Giovanni come superamento dello scandalo della croce. Per chi crede, la croce è glorificazione e intronizzazione. La croce è il vero e definitivo sacrificio pasquale che riunisce il popolo nella nuova alleanza.

Passione secondo Giovanni (Gv 19,25-30)
Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa. Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno d’aceto; posero perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. E dopo aver ricevuto l’aceto, Gesù disse: «Tutto è compiuto!». E, chinato il capo, spirò.

Durante questi tre giorni del triduo pasquale continuiamo a meditare il racconto della Passione di Gesù secondo Luca, è l’evangelista che ci accompagna in questo anno liturgico.

Il processo davanti ai giudei
Luca presenta la scena rendendo più organico lo sviluppo del racconto, senza un doppio interrogatorio, uno di notte ed uno di giorno. Egli riporta solo il ricordo dell’interrogatorio ufficiale. Anche in questo la sua struttura è personale e il racconto si svolge con il chiaro intento di coinvolgere emotivamente il lettore. Egli infatti prima narra il rinnegamento di Pietro e il suo pentimento (22,54-62); in questo modo vuol far riflettere il lettore su un atteggiamento da evitare fin da subito, quello di scandalizzarsi, di non riconoscere Gesù così umiliato e deriso. Se abbandonassimo la lettura attenta di questo processo, considerando la passione un incidente di percorso da dimenticare, saremmo uguali a Pietro che si scandalizza di Gesù e lo rinnega. Luca ha però un gran rispetto di Pietro, non insiste dunque sul suo rinnegamento, né menziona il suo spergiuro. Pone invece attenzione sul fatto che il suo pentimento è determinato da uno sguardo di perdono che Gesù gli rivolge, invitando anche il lettore ad incrociare questo sguardo misericordioso del Maestro. Come Pietro anche il lettore cristiano segue la passione da peccatore convertito.
Segue poi la sezione sugli oltraggi inflitti a Gesù dalle guardie (22,63-65), seguiti subito dall’interrogatorio mattutino (Lc 22,66-71); in questa sezione Luca non pone Gesù in condizione di inferiorità di fronte all’autorità del Sommo Sacerdote che lo interroga. Gesù infatti viene schernito e interrogato da una massa informe, nei cui confronti si staglia come unica figura significativa.
Un ultimo significativo particolare che indica poi il passaggio all’interrogatorio di Pilato è l’assenza della condanna. Luca non riporta la pronuncia di una condanna nei confronti di Gesù, ma solo la sua auto-proclamazione che provoca il rifiuto da parte dei Giudei e la consegna a Pilato. Essi secondo Luca non sono degni di pronunciare neppure una condanna falsa nei confronti di Gesù.

Il processo davanti a Pilato
Luca organizza il racconto ponendo al centro dell’attenzione il tema dell’innocenza di Gesù. Secondo la sua sensibilità di storico si preoccupa di riferire i fatti in modo organico e dandone una spiegazione, per questo ricorda che siccome Gesù è galileo deve logicamente essere interrogato anche da Erode. Questo personaggio offre a Luca l’occasione di mostrare al lettore un comportamento da evitare: si tratta dell’atteggiamento di chi guarda la Passione da spettatore curioso, senza lasciarsi coinvolgere personalmente. Questo atteggiamento è chiaramente rifiutato da Gesù e dal Vangelo, che lo vede incarnato proprio in Erode.
Nella sua esposizione che presenta Gesù prima davanti a Pilato, poi davanti ad Erode, quindi in definitiva davanti al popolo nel confronto con Barabba, quest’ultimo personaggio perde molta della sua rilevanza. Luca si preoccupa così di non mettere sullo stesso piano Gesù e Barabba. E questo risalta ancora più chiaramente nel contrasto tra Gesù, innocente condannato, e Barabba, colpevole assolto. Il tema dell’innocenza di Gesù, centrale per Luca, ritorna a più riprese nei vv 4; 14; 15; 22. Lo stesso Pilato non si convince della colpevolezza di Gesù, ma abbandona soltanto la lotta ingaggiata per difenderlo, lasciandolo alla loro volontà.

+ Nazzareno, vescovo

(Testo tratto da: Nazzareno Marconi, Verso la Pasqua 2016)

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