Nell’immaginario popolare, la vita campestre di fine Ottocento è sempre accompagnata da una sana allegria, caratteristica di una realtà umile e modesta, di uomini e donne abituati al duro lavoro trasmesso di padre in figlio, in un’epoca scevra di pretese ma ricca di valori e cementata dalla solidarietà. Alcune danze, tra le quali spicca senza dubbio il saltarello, sembrano arrivare direttamente da quell’epoca, come fossero appena scaturite da un organetto fatto vibrare dalle mani virtuose di un contadino impegnato nell’“arte” della trebbiatura.

E proprio organetti e cembali sono simbolo di un folclore mai perso del tutto che ora è coltivato e diffuso da associazioni che fanno del legame con la propria terra la loro ragion d’essere. Nel nostro territorio sono due i gruppi folcloristici che, soprattutto durante la bella stagione, accompagnano e impreziosiscono diverse manifestazioni agricole e rievocazioni popolari. A Macerata un “pistacoppo” non è solo un piccione che sbambetta sui tetti, ma un appellattivo che, da nomignolo non proprio simpatico, si è trasformato in un’etichetta da esibire con orgoglio campanilistico nei confronti della propria città.

Il termine però rimanda ormai nella mente di ogni Maceratese anche all’Associazione Culturale Li Pistacoppi, Gruppo Folklorico Città di Macerata, che ha fatto delle tradizioni cittadine il suo impegno prioritario dal 1979, anno di fondazione del gruppo. Attualmente lo compongono oltre 120 soci; nel corso degli anni ha assommato un nutrito repertorio di balli e canti tradizionali, eseguiti dal vivo in numerose manifestazioni non solo nel territorio, ma anche fuori regione e all’estero.

Per i Pistacoppi, però, il folclore non è chiusura autocelebrativa, ma apertura, scambio, fratellanza con altre tradizioni. Per sottolineare questo aspetto, dal 1993 l’associazione organizza ogni anno all’interno della splendida cornice dello Sferisterio, il festival internazionale del folclore Incontro di cultura popolare, sostenuto anche dal patrocinio del comune di Macerata. L’organizzazione ospita, appoggiandosi a una struttura scolastica, 200 artisti provenienti da tutto il mondo. Quest’anno il festival avrà luogo dal 16 al 24 agosto e vedrà i gruppi esibirsi in molte località delle Marche.

Un’altra importante realtà legata alle tradizioni della cultura del territorio è rappresentata dal gruppo folk “Il balcone delle Marche” che dal 1965 è presente a Cingoli per tenere viva la memoria e promuovere la conoscenza del patrimonio di danze e canti popolari tradizionali. Un’Associazione che da sempre ha saputo coinvolgere la cittadinanza con iniziative che ripropongono usi, costumi, tradizioni del passato permettendone il ricordo alle generazioni future e che è concretamente impegnata nel rafforzare il legame della gente con il proprio territorio. Ne è un bellissimo esempio il Museo della civiltà contadina, che il gruppo ha sapientemente allestito all’interno del Museo del lago, inaugurato l’anno scorso a Castreccioni. Negli ultimi anni ha ampliato il raggio dei temi di cui si interessa, cimentandosi in commedie teatrali dialettali che hanno aumentato, ancora di più, l’affetto e il legame con il pubblico. Nel 2015, in occasione dei 50 anni dalla fondazione del gruppo, è stato pubblicato un volume che ne ripercorre la storia.

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