Si è inaugurata giovedì 30 giugno e rimarrà aperta fino al 15 settembre la mostra di H.H.Lim allestita nella Galleria dell’Accademia di Belle Arti di Macerata. Un’esposizione unica nelle Marche dal titolo «Silenzio, ma non troppo»: in un concetto, un mondo di valori e di intenti che l’artista malese vuole regalare ai visitatori maceratesi e non solo, in un luogo centralissimo “angolo” di bellezza candidato a divenire, sempre più, un punto di riferimento dell’arte contemporanea a livello regionale e nazionale.

Tra i tanti studenti e i docenti di Abamc che si sono dati appuntamenti negli spazi di piazza Vittorio Veneto assieme ad appassionati d’arte o semplici curiosi, è stata la direttirce di Abamc Paola Taddei, assieme al docente e curatore Antonello Tolve e allo stesso Lim, a presentare questa nuova, originalissima iniziativa in cui «nelle parole, letteralmente scavate, si coglie il senso dell’opera culturale di questo indiscusso interprete».

L'artista malese tra la direttrice dell'Abacmc Paola Taddei e il curatore Antonello Tolve
L’artista malese tra la direttrice dell’Abacmc Paola Taddei e il curatore Antonello Tolve

Quindi, l’inaugurazione delle tre opere “partecipate”, pensate appositamente per la Gabamc. Appese ai muri, infatti, tre grandi tavole bianche dove campeggiano altrettante scritte in bassorilievo – ridare la vista ai ciechi, ridare l’udito ai sordi, ridare la voce ai muti -, quali espressioni capaci di “riecheggiare” in modo forte ed incisivo in questa contemporaneità così assuefatta di rumori e di «un’informazione – come sottolineato dal professor Tove – che genera spesso disinformazione»».

Nato a Kedah, in Malesia, il 1° agosto 1954 da genitori cinesi, dopo gli studi al College of Art di Kuala Lumpur, H.H. Lim si trasferisce in Italia per perfezionarsi all’Accademia di Belle Arti di Roma dove studia Pittura, Scultura e Scenografia. Durante gli approfondimenti accademici, durati ben sedici anni, è stato corrispondente dall’Italia del quotidiano Kwang Wah Yit Po di Penang, città dove torna abitualmente. È stato, inoltre, fondatore e animatore dello spazio espositivo romano Edicola Notte, che dal 1990 ha rappresentato una delle realtà più dinamiche e propositive della capitale. Svariate le numerose mostre personali e collettive create in Italia e all’estero. «Questa stanza – ha spiegato Lim – è inedita. Qua l’opera nasce dal gioco, dalla partecipazione e dalla condivisione. Ognuno scrive quello che pensa». Tutti, difatti, possono contribuire a queste opere in costruzione, semplicemente lasciando un segno sulle tavole.

Tolve illustra l'opera denominata «Il pensatoio»
Tolve illustra l’opera denominata «Il pensatoio»

Tra le opere in mostra, poi, anche disegni, video proiezioni e istallazioni create nelle ultime settimane per la galleria dell’Accademia. Lavori che invitano pubblico e studenti a farsi osservatori interattivi. Come di fronte a «Il pensatoio», dove gli spettatori possono sedersi e contemplare un uovo all’interno di una gabbia per volatili. Ci sono poi le sedie e le valigie, «perchè l’artista è un nomade», ha affermato il curatore Antonello Tolve, aggiungendo il fatto che «Lim lavora in diretta e nella diretta. È un elettrocardiogramma impazzito della realtà che registra il presente». Il suo, difatti, è uno sguardo multidisciplinare, figlio di una visione dinamica della società e dell’arte: di conseguenza, anche gli spazi diventano pretesto per riflettere sul panorama sociale, politico ed economico delle civiltà di oggi.

Artista poliedrico e pensatore instancabile, H. H. Lim, ha pensato ad un itinerario visivo che, se da una parte attraversa alcuni momenti della sua produzione artistica, dall’altra propone alcune opere recenti e altre appositamente realizzate per la personale a Macerata, apprezzata anche dal vice sindaco e assessore alla Cultura del Comune, Stefania Monteverde, e del questore di Macerata, Giancarlo Pallini, presenti all’inaugurazione.

Da sinistra: Stefania Monteverde, Paola Taddei, Antonello Tolve e H.H. Lim
Da sinistra: Stefania Monteverde, Paola Taddei, Antonello Tolve e H.H. Lim
H.H. Lim con il questore di Macerata, Giancarlo Pallini
H.H. Lim con il questore di Macerata, Giancarlo Pallini

Una realtà, quella maceratese, tutt’altro che “provinciale”, in cui l’artista si è trovato subito a sua agio: «Di questa Accademia – afferma – si parla bene anche a Roma, e lì non regalano complimenti: qui si sta facendo un lavoro molto impegnativo e faticoso, crea un senso sociale, di condivisione. Questa è vera energia creativa».

pubblico Lim

Ad Emmausonline, alla vigilia dell’apertura di «Silenzio, ma non troppo», ha raccontato così gli intenti che animano il suo lavoro, a Macerata come nel mondo.

Lim con la direttrice Taddei, entusiasta della personale allestita alla Gabamc
Lim con la direttrice Taddei, entusiasta della personale allestita alla Gabamc

H. H. Lim, lei è un’artista abituato a lavorare a tutti i livelli, in gallerie mondiali: che effetto fa innanzitutto trovarsi in una realtà magari più piccola, ma comunque ricca di spunti e ispirazioni?
Posso citare solo un piccolo esempio: non so se conoscete San Gimignano e la sua Galleria Continua. San Gimignano oggi rappresenta un livello mondiale semplicemente perché c’è una piccola organizzazione. Ho detto «piccola» ma attenti. Si tratta di un gruppo di giovani che ha fondato questa Galleria chiamata «Continua»; ma oggi tutto il mondo sa che cos’è San Gimignano. Lo stesso vale per Mario Pieroni e la sua RAM (Radio Arte Mobile), con una collaborazione che permetterà alla Radio di trasmettere in diretta in tutto il mondo. A questo punto non si tratta di paese. Quindi che cosa facciamo? Che cosa mostriamo? Se riusciamo a creare una voce imponente o una voce credibile, quello è mondo. Anche Madre Teresa di Calcutta proveniva da un piccolo paese, ma non c’è una persona al mondo che non sappia chi lei sia. Allora io penso: si tratta di cosa facciamo. Se facciamo una cosa credibile, allora quello è il mondo, non c’è una cosa piccola nel mondo, secondo me.

pubblico Lim1Qual è l’idea progettuale che guida la scelta dei pezzi già noti e di quelli, invece, creati esclusivamente per questo evento?
Ho recentemente allestito una mostra – curata dalla RAM e dall’Accademia di Brera – che, nel 2015, ha coinvolto tutti gli studenti della stessa realtà meneghina. La mia idea principale, anche in questo caso, era coinvolgere tutti gli allievi dell’Accademia di Belle Arti di Macerata nella realizzazione di tre opere fondamentali, che ho intitolato Lavagne bianche. In queste tavole ho scritto solo tre frasi. Gli allievi o i semplici visitatori della mostra potranno scrivere un pensiero oppure una cosa “spensierata”; potrà essere qualunque cosa, un pensiero d’amore, un pensiero politico, un pensiero sul niente. Riempiranno e completeranno questa opera durante la mostra. Si tratta, per me, di qualcosa d’importante perché volevo realmente “dialogare” con l’Accademia. L’intento, poi, era quello di portare anche alcuni elementi della mia passata produzione, offrendo una chiave di lettura del mio percorso nell’arte visiva. Non solo,dunque, una collaborazione con l’Accademia, ma una vera e propria experience del mio percorso.

Dunque, possiamo affermare che tutto ciò che comprende la mostra è un fil rouge del suo punto di vista sull’arte?
Chiaro che non può essere tutto: quello che potete ammirare è un frammento del mio percorso. Inoltre, volevo mostrare il punto centrale del mio approccio all’Accademia. Quindi quei tre pannelli sono il frutto della mia esperienza artistica fino ad oggi.

DSCN3608In un tempo in cui sembra primeggiare questa indifferenza che ci contagia tutti, queste frasi suonano innovative e forse anche provocatorie. Quale messaggio sociale si vuol comunicare? 
Il messaggio che ho lanciato è simile all’immagine di una pistola su un tavolo. I bambini la vedono come un giocattolo, gli adulti la vedono invece come un oggetto che, attraverso l’esperienza, è giunto ad un punto di non ritorno: cioè, un’arma che, dall’essere giocattolo, può arrivare ad uno sviluppo grave, persino imprevedibile delle sue potenzialità. I tre messaggi impressi nelle lavagne vogliono lasciare aperta la lettura per chiunque approcci l’opera: chi è più sensibile la interpreterà in un modo, chi non ha concepito le frasi, parteciperà ad esse come inizio di tutto, cioè con la propria innocenza e semplicità, così come ogni madre, in principio, regala al proprio bambino una pistola ad acqua. Non voglio, quindi, limitare l’interpretazione di nessuno. Ognuno deve leggere una frase simile attraverso la propria esperienza. E ogni lettura è valida. Questo è il senso della lavagna bianca, che permette di partecipare “spensieratamente” all’opera e crea un silenzio creativo, per completare un pensiero.

«Il ritorno del santo bevitore», unadelle altre opere esposte nella Galleria dell'Accademia di Belle Arti a Macerata,
«Il ritorno del santo bevitore», unadelle altre opere esposte nella Galleria dell’Accademia di Belle Arti a Macerata,

Che idea si è fatto di Macerata e del patrimonio culturale?
Quello che ho continuato a ripetere al mio assistente, oggi, è che Macerata è una città così pulita che a Roma se la sognano! Questa è stata la prima impressione. La gente è disciplinata, responsabile. Disciplina: un concetto che, per me, rappresenta un punto di partenza fondamentale. Dopo di che sta a noi, con la nostra credibilità, far sentire di livello mondiale un paese così piccolo. L’Accademia di Belle Arti è un vero e proprio fiore all’occhiello che Macerata può vantare, portando avanti un lavoro molto impegnativo ma altrettanto soddisfacente. Persino il figlio di Cy Twombly, Alessandro Twombly – un artista imponente, bravissimo, che conosco personalmente – fatica ad emergere in un mondo come quello dell’arte dove non esistono raccomandazioni. Perciò qui, nella vostra città, è necessario un lavoro costante per creare la credibilità nell’offrire la contemporaneità in senso sociale, di comprensione e condivisione. Secondo il mio punto di vista tutto questo si chiama energia: senza energia non si costruisce nulla. Non è un giorno, non è questa mostra, ma è quello che si farà dopo che richiede una grande fatica. Se non si ha questa energia creativa non è possibile proseguire il percorso umano e artistico che ciascuno è chiamato a compiere.

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(ha collaborato Giovanni Severini)

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