Il vescovo Marconi ha vissuto appieno i giorni della Gmg a Cracovia ed è rientrato a Macerata in pullman coi nostri ragazzi. Una esperienza che anche per lui è stata intensa e che ora rievoca con Emmaus.

Il 16 giugno scorso, durante la Santa Messa nella quale conferiva a noi giovani della Diocesi il mandato per la Giornata Mondiale della Gioventù a Cracovia, si diceva felice di partecipare a questo grande evento, “per la prima volta da Vescovo, con i miei ragazzi”. Che esperienza è stata per lei?

Sicuramente positivo di questa Gmg è stata la partenza comune delle tante realtà giovanili: questo sottolinea che, pur nella diversità delle esperienze, c’è un mondo giovanile che cammina insieme nella nostra Diocesi, e che sa collaborare. La bellezza dell’esperienza è stata chiara soprattutto nel ritorno, perché l’incontro coi ragazzi, mi ha riportato a essere prete in mezzo alla gente, una dimensione che mi mancava.

L’incontro coi ragazzi mi ha riportato a essere prete in mezzo alla gente, una dimensione che mi mancava

I ragazzi ci mettono dai 15 ai 20 secondi per passare dal ‘lei’ al ‘tu’: questa è una gran bella cosa, e credo lo sia stata anche per i ragazzi. Sarebbe importante che questo confronto potesse continuare, senza con questo scavalcare il rapporto che i ragazzi hanno con i loro parroci. Mi ha colpito una frase del cardinal Bagnasco “voi siete un bel segno della Chiesa italiana viva, ma è ancora più bello che dietro ognuno di voi ci sono dei preti, dei catechisti, e voi siete il risultato di questo lavoro della Chiesa che sta con i giovani”, e in un mondo dove i giovani spesso si isolano, è davvero un segnale di speranza molto bello. Mi ha anche colpito vedere, oltre a tanti preti giovani, anche preti di una certa età che stavano con i ragazzi ed erano a loro agio. Questo testimonia che la Chiesa, anche se non ha tutte le forze che vorrebbe per stare al fianco dei giovani, ha grande voglia di essere a loro vicina.

L'arrivo del Papa
L’arrivo del Papa al Blonia Park

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Il nostro gruppo canta l'inno della Gmg
Il nostro gruppo canta l’inno della Gmg
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Il Vescovo Nazzareno con alcuni maceratesi, nei pressi di Casa Italia

(foto Pastorale giovanile Macerata)

Come ha visto i giovani della nostra Diocesi e gli altri?

Intanto, i giovani della Gmg non sono tutto il mondo dei giovani, ma sono la gioventù più vicina alla Chiesa; però non sono né strani, né degli extraterrestri rispetto al mondo giovanile.

Questa è già una generazione di giovani che fa esperienza della fatica, della sofferenza, che magari ha delle buone famiglie alle spalle, ma ne conosce tante in difficoltà

Ho la sensazione che questa generazione di giovani non sia quella dei sogni ‘rosa’, ma è già la generazione che vive nella realtà, che fa esperienza della fatica, della sofferenza, che magari ha delle buone famiglie alle spalle, ma ne conosce tante, tantissime, in grossa difficoltà, e quindi vive nella gratitudine di ciò che ha, ma non nell’incoscienza.
WhatsApp-Image-20160727 (9)Questi ragazzi valutano i valori che hanno ricevuto: mi ha colpito molto la capacità di silenzio, di preghiera, di attenzione nei momenti spirituali forti. Non sono ragazzi che sopportano la preghiera, ma che l’hanno scelta e la vivono con qualità. Vale il discorso che quando una realtà si riduce nel numero, spesso cresce nella qualità: possiamo leggerlo come un messaggio di speranza. Questi giovani possono rievangelizzare i loro coetanei. Nelle 3 catechesi che ho fatto, si è sempre dato molto spazio ai ragazzi, lasciando che intervenissero e facessero domande che non erano leggere, ma nascevano da un vissuto, puntavano all’essenziale e senza timore.

Sono ragazzi che hanno accolto la fede, la difendono e ne sono orgogliosi

Nelle domande c’era chiara la scelta di ragazzi che hanno accolto la fede, la difendono e ne sono orgogliosi, pur riconoscendo tutti i limiti che noi cristiani abbiamo, nell’umiltà serena di sapersi minoranza, però con forza, con chiarezza. Benedetto XVI diceva spesso che i cristiani devono saper essere una minoranza creativa. Questi ragazzi ne sono un esempio, ed è una novità: essi guardano a tutto il popolo italiano e lo sentono un popolo di fratelli; si interessano dei problemi e del bene di tutto il popolo italiano, e in questo popolo camminano da cristiani convinti, sereni, portando la loro testimonianza.
È buffo a 59 anni scarsi sentirsi vecchio; però io mi sono sentito di un altro tempo, ma ciò non mi ha intristito, anzi mi ha dato molta carica: questi ragazzi vedono ciò che noi fatichiamo a vedere perché siamo ancora bloccati da certi schemi, e mi ha colpito profondamente che un 80enne (Papa Francesco) che è uno di questi ragazzi, sia in sintonia con loro, si capiscono, e gli ha detto cose pesanti.

Colpito che un 80enne come papa Francesco sia in sintonia con loro, pur dicendo cose pesanti

Noi vogliamo tenerci attorno tutti; tendiamo a fare discorsi accoglienti, ci accontentiamo di mirare basso. Questo Papa sa che questi ragazzi condividono la fede e vogliono testimoniarla, e ha fatto un discorso forte, gli ha detto che non possono stare sul divano, li ha chiamati all’impegno sociale, per la progettazione della società futura, e i ragazzi hanno recepito.
Nei discorsi con loro, ho notato che hanno voglia di capire, non si illudono più di una vita facile, e non aspettano che tutto gli venga dato: cominciano a voler essere adulti. E questo mi sembra un segnale reale, positivo. La grossa responsabilità di noi adulti è di ascoltarli, perché hanno uno sguardo più lungo del nostro; e perché da ex-ragazzo degli anni 70, non vorrei che facessero l’errore che abbiamo fatto noi di pensare che tutto quello che giungeva dal passato era da buttare, e che noi dovevamo fare il mondo ex novo. Se loro sono una generazione capace di far tesoro del bene del passato, di recuperare il valore della tradizione, che non è tradizionalismo, ma è esperienza, mettersi in ascolto dell’esperienza e saperla reintepretare, sicuramente faranno molto meglio di noi.

Dopo questa Gmg, anche tramite il dialogo con altri vescovi, possono uscire nuove linee per la Pastorale Giovanile?

Proprio questo dialogo è stato prezioso: noi vescovi marchigiani ci siamo confrontati molto spesso tra noi ma anche con altri vescovi. Io mi sono proposto di recuperare, rileggere, i discorsi del Papa, che ho sentito con un’emozione particolare in quei momenti. Ho imparato una cosa da quando c’è papa Francesco: lui parla come le parabole, che hanno un primo messaggio semplice, e lo capiscono tutti. Ma quando si rilegge, se ne trovano altri, che sono più profondi. Nessuna parola, nessuna immagine, in una parabola, è secondaria. Io son tornato con la convinzione che il Papa, attraverso i suoi discorsi, ha parlato con questa generazione, ed è stato ascoltato. Si vedeva che quando lui comunicava, i ragazzi si confrontavano, reagivano. Quindi credo sia nostro dovere aiutare i ragazzi, nei prossimi mesi, in questa comprensione dei discorsi del Papa. Una generazione che deve mettersi in piedi, deve riacquistare fiducia nella sua capacità di essere protagonista, una generazione di missionari, è possibile: ma come? Il Papa ci ha dato delle indicazioni, che mi convincono perché non sta utilizzando un suo stile, ma sta ritornando ai fondamenti evangelici in maniera molto forte, per cui la mia convinzione non è di proporre il Papa ai ragazzi, ma il Vangelo che il Papa indica ai ragazzi. Nelle mie catechesi ho sempre concluso dicendo: Ragazzi, mi raccomando una cosa: tenete il Vangelo con voi, leggetelo, anche in maniera libera, alternativa.
Credo che un ragazzo che legge il Vangelo e si domanda “Cosa mi chiede di fare?” e si confronta con gli altri a partire da questo ascolto personale, libero, sarà un ragazzo scomodo per noi, ci metterà in crisi, però sicuramente farà andare avanti la Chiesa, quindi a caldo, direi: ritorniamo alla semplicità, al Vangelo, alla coscienza di essere una minoranza serena e orgogliosa della sua fede, che non deve essere spaventata e rinunciataria, ma creativa e missionaria, aprendosi al massimo perché non deve essere una minoranza escludente, ma attrattiva. Credo che sia un modello di pastorale verso cui dobbiamo lavorare.

Quali pensieri mentre tornava a casa?

Mentre tornavo ripensavo che ho chiesto ai nostri ragazzi di riflettere seriamente se il Signore li chiamava a un di più, e di scrivere qualche riga per esprimere la loro disponibilità a confrontarsi. Ho tenuto questi fogli qui nel taschino, vicino al cuore, per tutto il viaggio, portandomi via il ricordo di questi ragazzi e una particolare preghiera per quelli che, anche durante la Gmg, hanno percepito una speciale chiamata da parte del Signore. Son sicuro che c’è stata, ho dei segni: alcuni ragazzi, parlando dei loro amici, hanno detto: “Questo il Signore l’ha toccato”. Sono in tanti che hanno questa convinzione.

In quei giorni dei ragazzi hanno percepito una speciale chiamata da parte del Signore: sono sicuro che c’è stata, ho dei segni

Il Signore sa, conosce, Lui li ha chiamati attraverso quest’esperienza: potranno essere consacrati, famiglie particolarmente impegnate nell’annuncio, suore, preti, non lo so. Lo sa il Signore, e magari fra 20 anni, come io parlando coi ragazzi ho detto un luogo, un’ora, in cui per me c’è stato un salto di qualità nella mia vocazione, così loro potranno dire “Cracovia, quel giorno, quell’esperienza”

Il vescovo Marconi con tutti i maceratesi
Il vescovo Marconi con tutti i maceratesi nella chiesa di Harbutowice

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