«Siamo stati a Loreto questa mattina, per rendere grazie: tragedie come queste ti insegnano che la vita può finire in un attimo, e impari a dare importanza anche a quelle piccole, normalissime cose di ogni giorno».

Ha ancora la voce rotta dall’emozione il recanatese Valerio Arbotto, che nei giorni scorsi si trovava nella frazione Borgo, ad Arquata del Tronto, con la sua famiglia. Residente nel rione Le Grazie, aveva scelto questo splendido angolo della terra marchigiana per trascorrere qualche giorno di vacanza con sua moglie Lucia (insieme a lui nella foto) e le figlie Sara e Giada, entrambe adolescenti.

«Invece che recarci nelle tipiche zone del Trentino – racconta -, avevamo optato per una mèta più vicina e accessibile anche economicamente. Eravamo arrivati domenica 21 agosto e saremmo ripartiti oggi, approfittando per visitare questi luoghi non così conosciuti come meriterebbero: eravamo passati giusto il giorno prima ad Amatrice, ci saremmo dovuti recare ad Acquasanta Terme e avremmo fatto un giro ad Accumoli, invece… Oggi noi possiamo raccontare il dramma che, per fortuna, ci ha solo sfiorato da vicino ma che, purtroppo, ha spezzato l’esistenza di intere famiglie».

Valerio e i suoi cari erano alloggiati presso la country house «Centro dei Due Parchi», situato sotto il centro storico di Arquata in cui svetta il castello: la struttura, una delle tanti sorte nelle località marchigiane dell’Ascolano nella formula di b&b per facilitare il turismo tra questi piccoli paesi-simbolo di una natura e di un’architettura del tutto tradizionale, è stata risistemata proprio alcuni anni fa secondo le norme antisismiche e il recanatese spiega che «siamo stati dei veri miracolati: non abbiamo visto cadaveri, ma non scorderemo il rumore delle macerie che, dopo la scossa principale di quella terribile notte, continuavano a crollare con lo sciame sismico. Non dimenticherò mai, non lontano dal nostro alloggio, la scuola media completamente devastata: siamo in estate e la struttura era deserta, ma se tutto questo fosse accaduto in un’altra stagione i danni umani sarebbero stati sicuramente più tremendi».

Una veduta di Arquata prima della tragedia
Una veduta di Arquata prima della tragedia

«La linea tra la sopravvivenza e la morte è sottilissima – aggiunge Valerio – e mia figlia minore, Giada, ha faticato a prender sonno la notte scorsa, ancora scossa da quanto accaduto. Ripeto: il nostro choc è nulla in confronto al dolore di chi, in questo terremoto, ha perso i propri affetti e i beni personali».

Beni che, invece, il padre di famiglia recanatese è riuscito prontamente a recuperare, tornando subito in camera nonostante l’oggettivo pericolo. «Eravamo sistemati al primo piano – dice – e, sebbene la proprietaria della struttura (che ospitava una ventina di ospiti) fosse preoccupata per il rischio, sono subito corso a prelevare il necessario per lasciare l’alloggio. Quindi, ci siamo recati nel vicinissimo campo sportivo allestito per i primi soccorsi e dove ora è stata predisposta la tendopoli».

È lì che Valerio incontra l’altruismo genuino che caratterizza questo lembo di terra al confine con il Lazio. Una solidarietà di piccoli gesti, come quello di una signora che offre la sua confezione di biscotti per saziare le bambine, o come la prontezza di un giovane del posto che non esita a prendere dal mini market l’occorrente per fronteggiare l’emergenza. Nei bar e nei locali, infatti, le provviste sono finite in fretta a causa del disagio imprevisto. Quindi, il ritorno ieri a Recanati, con la calma per recuperare la serenità necessaria.

Il post pubblicato su Facebook
Il post pubblicato su Facebook

Il post di Arbotto pubblicato nel social network Facebook ha fatto rapidamente il giro della città dove il giovane è conosciuto, ma il suo messaggio vuole essere tutto fuorchè retorica o esibizionismo. «Chi mi conosce sa che non sono un credente “modello” – conclude -, ma ho scritto quelle righe piangendo, e non mi vergogno ad ammetterlo. Solo vivendo certe esperienze sulla propria pelle si può comprendere il peso delle emozioni e il senso che la vita assume, cambiando radicalmente la nostra prospettiva umana».

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