Tornando dal campo scuola diocesano di Azione Cattolica, pensato quest’anno come un campo di servizio, tra noi educatori e i ragazzi (dal 1° al 3° superiore) è sorto il desiderio di raccontare la bellezza e la positività di una tra le varie esperienze vissute: quella svolta all’Hotel House di Porto Recanati.

Al solo sentire questo nome, troppo spesso, vengono alla mente i diversi e tristi fatti di cronaca che tendono ad etichettare questo “palazzone multietnico” in modo assolutamente negativo e controproducente per le zone circostanti. Sono oltre 2000 le persone vivono all’interno dell’Hotel House, e la prima impressione che si ha appena lo si raggiunge non è delle migliori: subito si vede una grande cisterna d’acqua potabile della Protezione Civile, e in generale l’intera struttura appare degradata e carente soprattutto per le condizioni di sicurezza.

Ma tutto questo non ha rappresentato un ostacolo per i 40 ragazzi che partecipavano al campo scuola. L’esperienza è stata possibile grazie alla collaborazione con l’Oratorio CSI Arcobaleno della Parrocchia di san Giovanni Battista di Porto Recanati, che da tempo è attiva tra i giovani – grazie anche all’impegno del parroco padre Roberto Zorzolo – anche con il servizio del dopo-scuola per i bambini promosso dalla Onlus “Tabor”. Per 5 mattinate i ragazzi del campo scuola hanno organizzato tanti giochi per i circa 70 bambini presenti, constatando la grande ricchezza che è possibile coltivare in questo contesto. La diversità del colore della pelle, delle culture, delle religioni, si sono fuse in un grande clima di festa e di gioco, facendo superare i primi comprensibili pregiudizi dei giovani maceratesi, e lasciando spazio al grande desiderio, reciproco, di regalarsi piccoli gesti d’amore: infatti, tanti abbracci, sorrisi, e sguardi di gratitudine hanno accompagnato questa esperienza.

L’invito che rivolgiamo ai lettori è quello di andare oltre il pregiudizio: infatti abbiamo conosciuto tanta gente onesta in questo posto, e tanti bambini che non hanno colpa per la situazione in cui si trovano, e che peraltro si sono mostrati molto rispettosi verso di noi e verso i materiali per il gioco e il disegno che gli abbiamo messo a disposizione. Perciò, solo quando impareremo a conoscere le situazioni di sofferenza della vita di ognuno, e a non fare quindi di “tutta l’erba un fascio”, capiremo che l’integrazione e la “convivenza” tra uomini di diverse nazionalità, non solo sono possibili, ma arricchenti, e riempiono il cuore di gioia.

Gli educatori del campo scuola

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