«Qual è il fine, qual è il voler sincero e l’intenzione vera della natura?». Probabilmente oggi Giacomo Leopardi se lo domanderebbe di nuovo, mentre anche la Pinacoteca civica e diocesana di Visso, che ospita il Museo dei manoscritti del poeta, accusa i terribili colpi che il sisma del 24 agosto ha assestato al Centro Italia.

Le Marche, oltre a piangere le vittime di Arquata e Pescara del Tronto, fa oggi i conti con una dura realtà, già tristemente vissuta nel terremoto del 1997: la chiusura delle chiese e le lesioni ai numerosi edifici religiosi che costituiscono, per tutto il territorio, dal Pesarese al Piceno, un patrimonio culturale immenso, nonché una provvida fonte turistica. «Anche l’arte ferita, si sa, non può aspettare e i primi momenti sono fondamentali», ha dichiarato il ministro Dario Franceschini e, immediatamente, a partire da quella maledetta notte in ogni diocesi della regione è scattata la macchina dei sopralluoghi. Con i vescovi marchigiani in prima linea a verificare di persona, con i tecnici, la situazione: proprio stamane è in corso nel Maceratese la visita del soprintendente per i Beni storici, artistici ed etnoantropologici Carlo Birrozzi.

Nella diocesi di Macerata la conta delle lesioni prosegue: seriamente danneggiato il santuario del Santissimo Crocifisso a Treia
Nella diocesi di Macerata la conta delle lesioni prosegue: seriamente danneggiato il santuario del Santissimo Crocifisso a Treia

Fermo restando che non sono pervenuti dati significativi dalle diocesi di Ancona-Osimo, Jesi, Senigallia, Pesaro e Fabriano, è scontato sottolineare che è la Chiesa di Ascoli-Piceno ad aver subìto le maggiori perdite, umane prima ancora che materiali. «Tutti gli edifici sacri dei comuni di Montegallo e Arquata del Tronto sono stati dichiarati inagibili su ordinanza del sindaco. Si tratta di inagibilità presunta, dettata da ragioni di sicurezza», dichiara don Elio Nevigari, incaricato diocesano per i Beni culturali ecclesiastici, aggiungendo che «a Pescara del Tronto la chiesa è andata completamente distrutta. Ad Ascoli città risultano inagibili le chiese del Santissimo Crocifisso, S. Giacomo Apostolo e S. Vittore per leggeri danni all’interno».

A temere poi per gli edifici di culto e a monitorarne costantemente la tenuta sono, in particolare, le diocesi che coprono l’intera provincia di Macerata, che continua a risentire dello sciame sismico in corso. Pienamente operativa la task force diocesana di Camerino-San Severino Marche: il lavoro si preannuncia lungo sia per la vastità del territorio diocesano, che per il gran numero di chiese e la vicinanza alla zona epicentrale. «In base ai dati che stiamo raccogliendo con perlustrazioni dirette e con segnalazioni che ci pervengono dalle vicarie e dai parroci il sisma ha generato problemi più ingenti rispetto a quelli del fenomeno tellurico di quasi vent’anni fa».

L'arcivescovo Francesco Giovanni Brugnaro impegnato nella verifica dei danni a Castelsantangelo sul Nera (foto Luca Maria Cristini)
L’arcivescovo Francesco Giovanni Brugnaro impegnato nella verifica dei danni a Castelsantangelo sul Nera
(foto Luca Maria Cristini)

A raccontarlo è Luca Maria Cristini, direttore dell’Ufficio diocesano per i Beni culturali ecclesiastici: è lui, in questi giorni, ad accompagnare l’arcivescovo Francesco Giovanni Brugnaro in una capillare verifica che corrisponde ad un elenco di danneggiamenti gravissimi. «Mi sono confrontato con monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, e ho ricevuto solidarietà anche dal cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato di Sua Santità – afferma Brugnaro -, sollecitando anche l’attenzione da parte del Governatore delle Marche in termini di ricostruzione. Come ribadito anche al cardinale Edoardo Menichelli, in qualità di presidente della Conferenza episcopale marchigiana, (leggi Qui il messaggio di vicinanza da parte dei vescovi della CEM), auguriamoci che la nostra regione possa beneficiare dei fondi necessari per risolvere questa catastrofe». E le parole di speranza non tardano ad arrivare da parte del presule: «Alla comunità dei credenti, specialmente in questo momento di dura prova in cui pensiamo di essere soli, dico che il cristiano sa che Dio non ci abbandona e, nel silenzio e nel dolore, ci chiede ora di essere noi luce, solidale e premurosa, per aiutarci tutti nel costruire una società migliore».

«Camerino, San Ginesio, Castelsantangelo sul Nera, Ussita, Visso, Caldarola, Sarnano, Macereto, Castello di Lanciano di Castelraimondo, San Severino Marche: questi i territori fortemente compromessi – spiega ancora Cristini -, con il Museo diocesano di Visso in grave condizione di rischio per il pericolo di crollo del massiccio campanile a vela della chiesa di sant’Agostino, che lo ospita. All’interno, oltre a una importante raccolta di sculture lignee dei secoli XV-XVI, di oreficerie preziosissime, tra cui la celeberrima croce astile del Guardiagrele, vi sono contenuti dipinti su tavola e la raccolta, come noto, di Idilli autografi del Leopardi, compreso “L’Infinito”».

Preoccupa la situazione al Museo diocesano di Visso, che ospita tesori preziosi (foto Luca Maria Cristini)
Preoccupa la situazione al Museo diocesano di Visso, che ospita tesori preziosi
(foto Luca Maria Cristini)

Camerino – oltre agli edifici pubblici (colpiti come in altri comuni maceratesi) e la disagiata condizione in cui versano le Clarisse – ha le principali chiese inagibili: la cattedrale di S. Maria, il santuario di San Venanzio, la basilica di S. Maria in via (riaperta di recente dopo un lungo restauro che, evidentemente, non ha risolto del tutto i complessi problemi strutturali); ad esse si aggiungono la Madonna delle carceri e la chiesa di S. Maria alle Mosse. Per nulla positiva, inoltre, la condizione delle principali chiese di San Ginesio.

«Alla comunità dei credenti, specialmente in questo momento di dura prova, dico che Dio non ci abbandona e, nel silenzio e nel dolore, ci chiede ora di essere noi luce, solidale e premurosa, per aiutarci tutti nel costruire una società migliore», afferma monsignor Francesco Giovanni Brugnaro, arcivescovo di Camerino-San Severino Marche

«Per fortuna le opere di miglioramento eseguite con criteri aggiornati al 1998 ha scongiurato crolli maggiori – chiarisce l’architetto -, tuttavia gran parte delle 486 chiese dell’arcidiocesi risultano danneggiate anche solo negli apparati decorativi e l’opera di riparazione non era stata del tutto completata: degli oltre 2300 edifici in cui erano stati rilevati danni, infatti, solo poco più di mille avevano potuto avere interventi e ora, con l’attuale disastro, rischiano una vera e propria “condanna” definitiva, con i loro preziosi apparati decorativi». Tra essi, figurano: la chiesa di Santa Caterina a Castelsantamaria di Castelraimondo, la chiesa della Maestà di Carpignano, all’interno di un castello dalla cui torre cadono pietre sul tetto dell’edificio, la chiesa di san Rocco di Elcito, e santa Palazia a Palazzata di San Severino. Grave anche la situazione di San Gregorio a Caldarola, di molte chiese di Sarnano e Fiuminata e della preziosissima chiesa abbaziale di San Paolo a Fiastra. Attualmente tutti i sacerdoti sono stati invitati a celebrare le funzioni in luoghi sicuri, in attesa di opportuni e ulteriori sopralluoghi da parte delle autorità preposte per verificare l’agibilità degli edifici.

Nel preoccupante resoconto, pari ad una sorta di bollettino di guerra sul fronte architettonico, non manca nemmeno la diocesi di Fermo, dove ad Amandola si è registrato il crollo del campanile della chiesa di San Francesco rimasta gravemente danneggiata anche all’interno. Alla conta dei danni si aggiungono quelli creati nella chiesa del Santuario della Madonna dell’Ambro, (parrocchia di Montefortino) dove il sisma ha creato lesioni agli affreschi ed ha aperto una lacerazione sulla volta; nel Fermano, inoltre, i maggiori danni si riscontrano in tre chiese di Rapagnano, a S. Vittoria in Matenano e a S. Angelo in Pontano. Chiuse anche quattro chiese a Corridonia e Mogliano.

7091-800x600-500x375Tutt’altro che incoraggiante, come si sa, la situazione per le nostre Unità pastorali di Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia che, al momento, elencano non poche strutture lesionate: 3 le chiese inagibili per danni ingenti accertati, 16 quelle chiuse per danni verificati e ancora da approfondire, 12 le parrocchie interessate e 23, in totale, le chiese per ora non utilizzabili. «La situazione peggiore – rileva il vescovo Nazzareno Marconi – è senza dubbio quella che interessa Macerata, con diverse chiese del centro cittadino chiuse e, in particolare, quella delle Vergini inagibile a causa dei danni che hanno interessato la cupola e la cattedrale di San Giuliano compromessa, dove alcuni distacchi e fessurazioni rendono inutilizzabile le sacrestie e creano problemi di staticità ad alcune parti della volta. A causa dell’emergenza, celebreremo la messa per la festa dello stesso patrono allo Sferisterio, esprimendo nella preghiera la nostra vicinanza alle popolazioni terremotate (leggi Qui con i nuovi orari delle Messe in programma nelle chiese del Centro storico)».

Inoltre, riferisce la Curia diocesana, non nuova ai lavori di ristrutturazione post terremoto (solo nel 2011 è stato riaperto il Duomo di San Flaviano, a Recanati, e nel 2012 la storica chiesa di San Filippo, a Macerata): San Giovanni presenta il distaccamento sia di una parte di facciata che del cornicione, già messa in sicurezza dalla Diocesi, chiuse le chiese Santa Maria del Monte, Santa Maria della Porta e Santissimo Sacramento. Danni ingenti si registrano anche a Tolentino, dove, oltre a quattro chiese chiuse – collegiata di San Francesco, Santuario di Santa Maria della Tempesta, San Giuseppe e Sant’Andrea -, la chiesa del Santissimo Crocifisso «è stata dichiarata inagibile per il crollo della volta». A Treia, oltre al Santuario del Santissimo Crocifisso inaccessibile, sono attualmente chiuse: la chiesa della frazione di Camporota, la Concattedrale e la struttura di Sant’Ubaldo a Passo Treia. Seppur al vaglio di ulteriori accertamenti, risultano comunque compromesse molte altre strutture dei piccoli borghi del territorio diocesano, già lesionate dal precedente terremoto.

164748203-1b4da792-8080-4922-b629-97d75793c305Questo comunque, ad oggi, il quadro complessivo e aggiornato: nulla di rilevante ad ora, anche se le verifiche vanno approfondite, nelle chiese di Recanati, Montefano, Colmurano; a Montecassiano la chiesa di San Nicolò, già inagibile dal 1997, è gravemente danneggiata e proseguono gli accertamenti; a Urbisaglia nella chiesa di San Lorenzo è totalmente danneggiato l’organo Callido; Cingoli lamenta delle filature alla chiesa di Castel Sant’Angelo (in cui proseguono gli accertamenti) e un aggravamento nella chiesa di San Francesco già chiusa dal sisma di vent’anni fa; ad Appignano la chiesa di Santa Tecla è stata chiusa in via precauzionale, come pure risulta chiusa la chiesa di San Giovanni Battista a Porto Recanati, mentre proseguono le verifiche nella chiesa dell’Addolorata; a Pollenza è chiusa la l’Abbazia di Rambona e rimane da verificare la chiesa dell’Immacolata; a Montelupone chiusa la Collegiata, come pure le chiese di San Francesco e Santa Chiara (di proprietà comunale), mentre non c’è alcun danno da segnalare all’abbazia di San Firmano.

Nonostante sia distante dalla zona dell’epicentro, interessata, infine, anche la diocesi di Urbino-Urbania-Sant’Angelo in Vado, dove la cattedrale è stata duramente lesionata con la caduta di calcinacci e decori in stucco: una situazione allarmante che impone la chiusura della struttura per ulteriori controlli.

Decisioni che pesano, perchè parroci, Pastori e architetti ben conoscono le fatiche che comportano il recupero e la riapertura di questi autentici pezzi di storia all’ombra degli Appennini. «Non si vede più nessuno piangere il secondo giorno dopo il terremoto. La fine di quello che c’era è una cosa accaduta in un tempo già lontano. È cominciata un’altra cosa. Non si sa ancora che cosa sarà», scriveva Gianni Rodari, e c’è davvero da augurarsi che per le Chiese marchigiane l’avvenire possa fondarsi sulla speranza.

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