Non si arresta lo sciame sismico che, purtroppo, interessa anche il nostro territorio e, in particolare, l’alto Maceratese e diverse zone dell’entroterra. Oltre ai gravissimi danni registrati nella vicina diocesi di Camerino-San Severino Marche, l’ambito provinciale vede lesionati anche diversi edifici di culto, tra chiese e case parrocchiali, della diocesi di Macerata–Tolentino–Recanati–Cingoli–Treia, come già raccontato (Qui il servizio) subito dopo il terribile terremoto che, quasi un mese fa, devastò il Centro Italia.

Al momento, in totale si contano 31 edifici inagibili, tra chiese e locali vari adibiti a ministero pastorale. Sono 34, invece, le strutture dichiarate chiuse per ragion di sicurezza, sulle quali si stanno effettuando o si dovranno apportare le opportune
verifiche di tenuta. I restanti 54 edifici risultano danneggiati, in forma più o meno consistente, ma comunque usati (alcuni solo parzialmente).

La situazione peggiore, come noto, è senza dubbio quella che interessa Macerata, con diverse chiese del centro cittadino chiuse: i tragici effetti sismici che, pur non avendo provocato vittime umane hanno comunque imposto la “riorganizzazione” dell’ordinaria vita di comunità e lo svolgimento delle funzioni religiose in più di una chiesa diocesana, con variazione dell’orario consueto per le Sante Messe. Proprio la settimana scorsa, inoltre, il vescovo Nazzareno Marconi è stato impegnato presso la Conferenza episcopale italiana per discutere della delicata situazione relativa ai fondi necessari per la ricostruzione degli stabili interessati.

(foto Radio Nuova Macerata)
(foto Radio Nuova Macerata)

Danni ingenti, è risaputo, si registrano anche a Tolentino, dove, oltre a quattro chiese chiuse – collegiata di San Francesco, Santuario di Santa Maria della Tempesta, san Giuseppe e sant’Andrea –, la chiesa del Santissimo Crocifisso è stata dichiarata inagibile per il crollo della volta. A Treia, oltre al Santuario del Santissimo Crocifisso inaccessibile, sono attualmente inutilizzabili: la concattedrale della Santissima Annunziata, la chiesa di Santa Lucia, della frazione di Camporota, e la struttura di sant’Ubaldo a Passo Treia.

Seppur al vaglio di ulteriori accertamenti, risultano poi compromesse molti altri “scrigni” dei piccoli borghi, già lesionati dal terremoto del 1997 e custodi di quella tradizione e devozione tipica del tessuto diocesano. Questo comunque, ad oggi e in sintesi, il quadro complessivo e aggiornato. Cingoli lamenta ben cinque chiese inagibili: san Francesco, san Nicolò, Santa Maria del Rango e la canonica di san Michele Arcangelo. Inagibile anche la chiesa intitolata a sant’Antonio abate, a Montefano; a Montecassiano la chiesa di San Nicolò, già inagibile dal precedente sisma, è gravemente lesionata e risulta a rischio
crollo; a Urbisaglia, nella chiesa di San Lorenzo, è totalmente danneggiato l’organo Callido; ad Appignano è chiusa la chiesa di san Giovanni Battista e quella di Santa Tecla, chiusa in un primo momento in a scopo precauzionale, è stata dichiarata inagibile; a Pollenza è chiusa la chiesa dedicata a Santa Maria Assunta; danneggiate ma usate due chiese a Colmurano, inagibile la casa canonica della chiesa di San Firmano, a Montelupone.

Una buona notizia arriva però dalla parrocchia di Porto Recanati, dove, il 15 settembre, in occasione della visita del cardinale Angelo Comastri, come preannunciato è stata riaperta la chiesa di san Giovanni Battista, lesionata ma messa in sicurezza.

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