«Se vuoi la pace prepara la guerra!». Così dicevano gli antichi Romani che, subito dopo, aggiungevano: «dove fanno strage, lì è la pace» Quella dei morti, ovviamente. Sono passati 2000 anni, ma vedo che il modo di ragionare, anche oggi, è lo stesso. Allora per occupare nuovi territori, oggi, oltre le conquiste, per rendere sempre più lucrose la produzione e la vendita delle armi. Quando pensiamo a questa vergognosa vendita, la nostra mente va subito a Stati Uniti e Russia e quasi ignoriamo che anche l’Italia è una grande produttrice di armi. Chi non ricorda le famose mine “intelligenti” antiuomo, prodotte prevalentemente nel bresciano che sono state fonte di morte o di mutilazione di molte migliaia di innocenti, bambini compresi? Oggi forse non ne fabbrichiamo più, ma i nostri missionari ci raccontano che dovunque si combatte si trovano armi “made in Italy”.

Tutto questo nella più assoluta indifferenza da parte della nostra gente anche difronte all’attuale fenomeno di vendita di bombe, oggetto di un’inchiesta della procura di Brescia, all’Arabia Saudita che le usa contro il popolo Jemenita. Ogni anno, a partire dal 1961, si svolge la famosa marcia Perugia-Assisi – quest’anno il 9 ottobre – proprio per sottolineare che anche gli Stati devono promuovere azioni di Pace, attraverso una politica che sia capace di favorire il bene di tutti, non solo dei propri governati. Per questo 2016 gli organizzatori della manifestazione hanno chiesto specificatamente di rinunciare all’invio di bombe all’Arabia Saudita. Sappiamo che tutto questo sarà possibile solo se la popolazione saprà esercitare una forte pressione nella direzione della Pace.

Proprio per questo il Movimento dei Focolari ha promosso il 5 ottobre al Centro “La Pira” di Firenze un incontro pubblico incentrato sulla «menzogna della guerra», in cui il relatore Michele Zanzucchi ha sviluppato il tema «Dall’Iraq alla Siria, passando per la Libia, inutilità e ipocrisia della guerra». L’incontro è stato anche l’occasione per dialogare con chi, come il generale Maurizio Fioravanti, le armi le ha usate nel Libano, ma principalmente per far da interposizione tra Israele e Libano. Azione che peraltro ha impedito, in quella Regione, l’espandersi del conflitto.

Uno dei momenti più significativi è stata la lettura di uno scritto inviato da Michele Gesualdi, uno dei testimoni della straordinaria esperienza della “scuola di Barbiana”, impossibilitato a partecipare per motivi di salute. Gesualdi ha tra l’altro ricordato, forte dell’esperienza fatta dall’incontro con don Milani, che «la resistenza morale è molto più forte di quella armata. È quello che manca oggi in un momento storico drammatico in cui gran parte dei popoli più poveri del mondo sta subendo dittature guerre e morte nell’indifferenza del resto del mondo, e addirittura nella ostilità all’accoglienza verso quanti riescono a fuggire da quei drammi». L’ex ragazzo della scuola di Barbiana ha ricordato inoltre come proprio a don Milani, che «con i suoi scritti sul dramma delle guerre ha lasciato il segno», si deve il riconoscimento per legge dell’obiezione di coscienza. Ed ha sottolineato anche che, con la sua “Lettera ai cappellani militari”, don Lorenzo «ha indicato alle nuove generazioni la forza della ribellione, ubbidendo alla coscienza individuale per combattere il male e le leggi quando sono ingiuste, pagando di persona per cambiarle, ovvero l’educazione alla legalità e il senso di responsabilità fondato sul primato della coscienza».

Sarà la marcia Perugia-Assisi, che ha interessato centomila persone, l’occasione per risvegliare nei popoli il desiderio vivo di Pace e per indurre il governo italiano alla decisione di fermare l’invio di bombe all’Arabia Saudita e modificare le scelte di politica industriale di Finmeccanica Leonardo, ora concentrata nel settore degli armamenti?

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