Eletto il nuovo Consiglio nazionale della Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici) nel corso della XVIII Assemblea nazionale elettiva, dedicata al tema «Tutto è connesso, tutto è collegato», svoltasi dal 24 al 26 novembre a Roma.

L’assemblea (Qui le foto della tre giorni, a cura di Marco Calvarese) rappresenta un appuntamento triennale volto a costituire, appunto, il nuovo Consiglio, che alla prima riunione, eleggerà la presidenza del triennio 2017-19. L’assise, prima di procedere all’elezione, ha fatto proprie le riflessioni di monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, che ha tenuto la relazione inaugurale e si è confrontata sulle sfide future dei settimanali. «Amare la verità, vivere con professionalità e rispettare la dignità umana: vi auguro di saper assumere questa missione con rinnovato impegno»: queste le tre indicazioni – tratte dal discorso di papa Francesco al Consiglio nazionale dell’ordine dei giornalisti – affidate ai direttori, agli amministratori e ai rappresentanti delle 191 testate associate alla Federazione sorta nel 1966 (leggi l’intervista rilasciata dal presidente nazionale uscente Francesco Zanotti).

I 16 eletti scelti dai 141 votanti sono: Adriano Bianchi, direttore della Voce del Popolo (Brescia), con 105 voti; Mauro Ungaro, direttore della Voce Isontina (Gorizia), con 87 voti; Davide Imeneo, direttore dell’Avvenire di Calabria (Reggio Calabria-Bova), con 58 voti; Giulio Donati, direttore del Piccolo (Faenza-Modigliana), con 55 voti; Oronzo Marraffa, direttore di Adesso (Castellaneta), con 53 voti; Marco Gervino, direttore del Letimbro (Savona-Noli), con 49 voti; Ezio Bernardi, direttore della Guida (Cuneo), con 37 voti; Walter Lamberti, direttore della Fedeltà (Fossano), con 28 voti; Silvano Esposito, direttore del Biellese (Biella), con 22 voti; Guglielmo Frezza, direttore della Difesa del Popolo (Padova), con 24 voti; Lauro Paoletto, direttore della Voce dei Berici (Vicenza), con 16 voti; Daniela Verlicchi, direttrice di RisVeglio Duemila (Ravenna-Cervia), con 4 voti; Carlo Cammoranesi, direttore (Fabriano-Matelica), con 47 voti; Francesca Cipolloni, di Emmausonline (Macerata), con 22 voti; Pino Malandrino, direttore della Vita Diocesana (Noto), con 38 voti; Carmine Mellone, di Agire (Salerno), con 36 voti.

Nel Consiglio nazionale siederanno anche i 15 delegati regionali: Chiara Genisio, direttrice dell’Agenzia giornali diocesani di Torino (Piemonte); Alessandro Repossi, direttore del Ticino, Pavia (Lombardia); Vincenzo Tosello, direttore di Nuova Scintilla, Chioggia (Triveneto); Davide Maloberti, direttore del Nuovo Giornale, Piacenza-Bobbio (Emilia Romagna); Claudio Turrini, di Toscana Oggi, Firenze (Toscana); Simone Incicco, dell’Ancora, di San Benedetto del Tronto (Marche); Mario Manini, direttore della Squilla, Spello, (Umbria); Claudio Tracanna, direttore di Vola, L’Aquila (Abruzzo-Molise); Alessandro Paone, di Millestrade, Albano (Lazio); Riccardo Losappio, direttore di In Comunione, Trani (Puglia); Antonio De Caro, direttore di Fermento, Amalfi (Campania); Enzo Gabrieli, direttore di Parola di Vita, Cosenza-Bisignano (Calabria); Giuseppe Lombardo, direttore di Cammino, Siracusa (Sicilia); Giampaolo Atzei, direttore di Sulcis Iglesiente Oggi, Iglesias (Sardegna); Raffaele Iaria (delegazione estera).

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(foto Marco Calvarese)

«Lascio alla vostra perizia e alla vostra fantasia pastorale, la ricerca dei nuovi sentieri da percorrere perché una nuova primavera della comunicazione ecclesiale torni a fiorire. Che sia uno stile coraggioso. Sulle pagine di carta delle vostre storiche testate, laddove sarà ancora possibile, come pure nei siti internet e sui vari social network, per radio e in televisione: al vostro discernimento la scelta dell’itinerario, purché le mete della sostenibilità e dell’efficacia siano inscindibilmente tenute presenti». Il vescovo ha quindi sottolineato «l’importanza di collocare ogni attività nel contesto in cui il buon Dio ci ha posti, senza fare i furbi. Peggio, impegnandoci a orientare il contesto secondo i “nostri” piani». In tal senso, ha spiegato, «è chiaro che chi accetta di “abitare” lealmente il contesto e accetta di mettersi in gioco avrà un atteggiamento diverso da chi si sente al sicuro con e dentro i suoi schemi. Questo vale per tutti gli ambiti: da quello politico a quello professionale, ecclesiale, compreso l’ambito della comunicazione».

L’analisi di Galantino ha riguardato, in modo particolare, «l’ambito ecclesiale»: «Dopo la straordinaria e feconda stagione guidata da Giovanni Paolo II e quella – per certi versi, certamente e positivamente sorprendente di Benedetto XVI – il buon Dio ha messo sulla strada della sua Chiesa e del mondo papa Francesco. Con buona pace – e qui devo dirlo – di chi si ostina a ignorare questo passaggio in maniera aperta o subdola, coltivando atteggiamenti di risentimento o mettendo in moto meccanismi distruttivi».

«Lascio alla vostra perizia e alla vostra fantasia pastorale, la ricerca dei nuovi sentieri da percorrere perché una nuova primavera della comunicazione ecclesiale torni a fiorire. Che sia uno stile coraggioso. Sulle pagine di carta delle vostre storiche testate, laddove sarà ancora possibile, come pure nei siti internet e sui vari social network, per radio e in televisione», ha esortato il vescovo Galantino

«L’informazione di cui siete espressione si sviluppa all’interno di logiche di responsabilità spesso ben più alte di quelle che troviamo altrove». Riflettendo sul rispetto della dignità umana, il segretario della Conferenza episcopale italiana ha sottolineato come «nelle nostre testate questo rispetto per la dignità della persona, delle sue verità fondamentali e della libertà, lo si respira». Galantino ha indicato poi «l’orizzonte che caratterizza davvero il rispetto della dignità umana e ci assicura di essere sulla strada giusta: è l’attenzione alle periferie, termine che nella Chiesa di papa Francesco ha assunto uno spessore rilevante, ma che non può risolversi soltanto in un vocabolo alla moda».

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I giornali diocesani, ha rimarcato, «sono chiamati ancor più di ieri ad assumere un ruolo molto importante nel farsi voce delle periferie, di quelle periferie che spesso mediaticamente vengono ignorate o strumentalizzate a seconda della stagione politica o dell’interesse immediato». Inoltre, «giornali di lunga e preziosa storia, come pure emittenti radiofoniche e televisive appartenenti alla grande famiglia dei media ecclesiali, stanno venendo meno, con conseguenze davvero preoccupanti»: è quanto «sta accadendo, purtroppo, in moltissime delle nostre diocesi». «Possiamo chiederci legittimamente – ha detto il vescovo – se nel nostro modo di vedere l’annuncio del Vangelo le somme destinate alla comunicazione siano considerate un costo o un investimento. Dirò di più: possiamo esigere che siano viste sempre come un investimento, anziché come un costo». Però, ha aggiunto, «non possiamo più permetterci che quell’investimento non produca frutti». Da qui l’auspicio – e questo significa anche «vivere con professionalità» – a «lavorare insieme, con un orizzonte più ampio della propria scrivania». Perché «nell’impegno per la comunicazione in ambito ecclesiale è impensabile camminare in ordine sparso».

Nell’attuale calo della diffusione della stampa tradizionale, infatti, secondo Galantino, «diventa sempre più urgente, da una parte, la vostra capacità di fare rete e, dall’altra, quella di trovare nuove modalità operative, che permettano di far crescere la diffusione e l’efficacia del messaggio». Perciò, «scommettete fino in fondo sulle sinergie. Sinergie in primo luogo tra le realtà mediatiche dei vostri territori e poi con i media nazionali della Chiesa italiana: dal Sir – nato a vostro servizio – ad Avvenire, da Tv2000 al circuito radiofonico inBlu. Camminate insieme con l’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali». Perché, ha concluso, «la partita dei prossimi anni potremo affrontarla solo così».

Infine, riferendosi alla celebrazione dei 50 anni di vita della Fisc, il vertice della Cei ha sottolineato che «molte delle realtà editoriali da cui provenite in verità hanno una storia più che doppia rispetto a questo mezzo secolo e ne vanno comprensibilmente orgogliose: attraverso le vostre pagine passa in filigrana la storia e la vita delle nostre comunità locali». Da qui l’incoraggiamento a «raccogliere un’eredità che è patrimonio da spendere nel tempo presente; questo tempo attraversato certo da tante trasformazioni – il mondo della comunicazione ne è in primis lo specchio – ma che non rendono affatto superflue la vostra presenza e il vostro impegno».

(foto Marco Calvarese)
(foto Marco Calvarese)

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