Recanati si sveglia con un sorriso amaro, ma altrettanta determinazione. Il giorno dopo la proclamazione della “concorrente” città di Palermo a Capitale italiana della Cultura 2018, dopo la copiosa rassegna stampa che, passo passo, ha raccontato in ogni dettaglio la decisione comunicata ieri e trasmessa via streaming dal Ministero dei Beni Culturali, ben poco rimane da scrivere per commentare la delusione con cui la Città di Leopardi e Gigli ha appreso l’atteso verdetto.

Fioccano, come prevedibile, i post sui social network da parte di cittadini e non, sconcertati di fronte alle parole con cui il ministro Dario Franceschini ha svelato il nome custodito nel temuto cartoncino. «Questa competizione genera una partecipazione condivisa. Essere nella short list è un po’ come ricevere una nomination all’Oscar…» ha dichiarato il capo del dicastero facendo riferimento alla futura designazione della Capitale italiana del 2020 e, dunque, ai tempi utili per progettare meglio la promozione. Piccoli palliativi che, però, non garantiscono il giusto sollievo per una fetta d’Italia che, con la sua provincia, Macerata, paga a duro prezzo i danni causati da un sisma che sembra non finire e che mette a repentaglio numerosissimi beni architettonici e artistici custoditi in questi luoghi e che rischiano di migrare altrove.

Il post pubblicato ieri su Facebook dal sindaco di Recanati dopo la mancata vittoria

Pane per i denti affilati delle testate, locali e non, che si sbizzarriscono (e stavolta non proprio volentieri) nel titolare lo sconforto da parte della cittadinanza e dell’Amministrazione comunale, presente in delegazione a Roma. «Il progetto va avanti: cultura, bellezza, qualità, accoglienza, turismo per la crescita di Recanati e delle Marche. Siamo piccoli, ci lasciano soli, ma siamo tignosi», posta il sindaco Francesco Fiordomo su Facebook, dopo che il suo «natìo borgo», entrato nella selezione e quindi nella triade finale con un programma degno di valorizzazione, da tempo preparato con cura e convinzione. A sostenere fortemente il progetto, mesi fa, fu anche il cardinal Gianfranco Ravasi, che per il colle marchigiano spese parole di vivo plauso (leggi Qui). Anche secondo il sondaggio proposto da Caterpillar su Radio 2, molto quotato nel rush finale nei social media, tra l’altro, il favore popolare era indirizzato alla città della Poesia e del Bel canto (in seconda posizione rispetto alla cittadina sarda). Crederci è cosa nettamente diversa dall’illudersi, e nel trionfo di Recanati hanno creduto davvero in molti, compresi quanti, ancora oggi, tra imprenditori, artigiani e non solo, incarnano quella laboriosità e quel piglio ingegnoso che ha saputo testimoniare, nel concreto, l’operazione culturale del film di successo del regista Mario Martone dedicato all’illustre Giacomo.

Si imbarazza, a quanto riferito da fonti accreditate, la Commissione di giuria capitanata dal professor Stefano Baia Curioni, che ha tentato (invano) di giustificare le motivazioni a margine di una scelta valutata come “unanime” ma ritenuta dai più ingiusta. Si dice dispiaciuta la Regione, che, come riferito all’Ansa per voce dell’assessore al Turismo Moreno Pieroni, aveva creduto ad un messaggio di speranza «per un ritorno alla normalità proprio dalla Patria di chi parlava di “natura matrigna” ma anche di eroica e nobile resistenza della Ginestra, simbolo anche delle Marche». Si schiera a difesa dell’Ermo Colle – a cui verranno comunque destinato un fondo di 2 milioni di euro per la salvaguardia del tesoro paesaggistico che ispirò L’Infinito del «giovane favoloso» – l'”alleata” città di Trento guidata dal sindaco Alessandro Andreatta, fortemente convinto della vittoria della città marchigiana che, oltre alla sua, competeva assieme a: Alghero, Aquileia, Comacchio, Ercolano, Montebelluna, Settimo Torinese e Unione dei Comuni Elimo Ericini.

Eppure, a quanto pare, tra contraddizioni e incoerenze decifrate tra le righe, il dramma dei migranti (che sbarcano a Lampedusa, ricordiamolo, e non nel capoluogo isolano rappresentato ieri da un Primo cittadino un po’ distratto e privo, tra l’altro, di fascia tricolore…) ha avuto un peso più incisivo rispetto alla tragedia del terremoto che affligge questa terra. Lapalissiana, dunque, appare la mancanza di una gratificazione e di una attenzione ulteriore di cui le Marche avrebbero potuto beneficiare per contrastare i pesanti effetti che le scosse stanno generando su questo territorio già ferito e che ora, inevitabilmente, dovrà fare i conti con i contraccolpi sul fronte del turismo. La “piccola”, a tratti minuscola Recanati sconfitta da un “Golia” politicamente più influente: è questa, the day after, la conclusione più condivisa dall’opinione pubblica, non affatto convinta da quell’appoggio ad un Sud vincente per una «candidatura – si legge testualmente nella motivazione – sostenuta da un progetto originale, di elevato valore culturale, di grande respiro umanitario». Già, sebbene venga da chiedersi quanto abbiano inciso i meccanismi pre-elettorali della Sicilia e rimangano molte perplessità sull’effettiva, reale conoscenza delle potenzialità che questa verde collina ricca di storia e tradizione sa regalare. E non solo agli studenti in gita scolastica o ai visitatori in pensione, come molti clichè lasciano intendere.

Ben scrive, allora, Giancarlo Laurenzi, nell’editoriale apparso stamane su un quotidiano regionale: «Leopardi non porta voti, ma il piacere di un viaggio senza limiti, insieme ai 20mila volumi della biblioteca del più grande poeta dell’Ottocento. Magari chi ha firmato la scelta non lo sapeva. Ma se vengono glielo spieghiamo».

Provare per credere, anche solo rivedendo il video di lancio presentato in fase di candidatura. Una sintesi dell’innegabile patrimonio che Recanati, capitale di risorse e talenti, possiede e può vantare nel mondo, dall’alto della sua celebre Torre che non smette di guardare lontano, con il coraggio, l’operosità e la voglia di fare che, da sempre, la caratterizzano. Con o senza riconoscimenti.

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