Aumento dei donatori, una presenza maggiore nel tessuto sociale della città, nuovi progetti e lo stesso spirito di sempre del “rimboccarsi le maniche”. Sono alcuni dei risultati e degli aspetti sottolineati dalla presidentessa Elisabetta Marcolini nel corso dell’assemblea annuale dell’Avis Comunale di Macerata.

Davanti a soci, membri del Direttivo e Collegio dei revisori dei conti, la Marcolini ha comunicato con soddisfazione il nuovo totale di donatori di sangue raggiunto dall’associazione nel corso del 2016: ben 1511, di cui attivi 1486 con un aumento di 194 unità rispetto all’anno precedente. L’Avis ha così aggiunto 120 nuovi iscritti e 25 collaboratori (tra cui diversi i giovani) ed ha visto rinascere la sezione Admo.

La presidentessa dell’Avis Macerata, Elisabetta Marcolini

Una realtà dunque sempre più grande grazie alle iniziative fatte in città e ad una comunicazione più incisiva sul tema della donazione. E’ stato riproposto ad esempio il concorso di disegno per le scuole primarie di Macerata, è stato ristampato il tradizionale calendario, c’è stata la partecipazione alla Notte dell’Opera. Ancora, il gruppo Teatro Avis è stato protagonista con la rassegna estiva dialettale e l’Atletica Avis, fiore all’occhiello della sezione maceratese, ha regalato gioie, medaglie e lustro gareggiando in tutta Italia.
Il 2016, inoltre, come noto, è stato purtroppo anche l’anno dello sciame sismico e l’Avis si è attivato, in collaborazione con la Pro Loco di Piediripa, raccogliendo fondi in particolare per il comune Castelsantangelo sul Nera. Proprio l’emozione e le preoccupazioni legate al terremoto hanno fatto registrare un rinnovato interesse, tuttavia il totale delle donazioni annuali è sceso: si è passati da 2081 a 2047.

Un aspetto che la Marcolini vuole assolutamente migliorare: «Il rapporto donatori/donazioni – afferma la presidentessa – è di 1,50 a Macerata (media nazionale 1,61), quindi ci impegneremo affinchè ogni persona arrivi a donare due volte l’anno. Dobbiamo raggiungere nuovi e ambiziosi traguardi, il sangue è ancora un’emergenza come è accaduto nella scorsa estate. Dal 1950 l’Avis è sempre stato esempio di disponibilità e gratuità senza se e senza ma, senza differenze di sesso, razza, cultura o religione. Sento la responsabilità perché l’Avis merita una passione sincera e attenta e lavoreremo per costruire e sostenere una coscienza del bene investendo in una comunicazione/presenza sempre più capillare».

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