Il 3 aprile del 1944 è una giornata che Macerata non dimentica: i bombardieri alleati colpirono il centro della città causando 129 morti e più di duecento feriti tra bambini, donne e anziani. Ogni anno il Comune di Macerata, la sezione maceratese dell’associazione nazionale vittime civili di guerra, l’istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valore Militare e la fondazione e associazione Bersaglieri si ritrovano per celebrare una messa in suffragio dei caduti militari e civili di quella storica e terribile giornata.

A celebrare la funzione di questa mattina nella parrocchia del Sacro Cuore, il parroco don Ariel Veloz Méndez, il quale durante l’omelia ha attualizzato il dramma ricordando a tutti l’importanza di essere ognuno costruttore di pace: “Anche oggi tanti nostri fratelli muoiono a causa delle guerre. La pace è una missione; se ognuno di noi coltiva nel proprio piccolo la pace, questa di contagia, si irradia, cresce…”.

Per l’occasione a conclusione della messa l’attrice Paola Piaggesi ha letto la commovente lettera testimonianza scritta dalla signora Bianca Rosa Messi, maceratese che ricorda il giorno del bombardamento con i suoi occhi, allora “occhi di bambina”.

Questo uno stralcio del racconto
… abitavamo al terzo piano di uno stabile in via Cicarè nei pressi di piazza Mazzini, le nostre finestre si affacciavano sulla strada e avevamo come dirimpettaio l’imponente casa del Fascio. All’improvviso l’aria fu squarciata dal lacerante suono delle sirene dell’allarme che annunciavano un imminente attacco aereo. Erano le 9.25, ma ormai la cittadinanza era abituata a quei segnali di pericolo per cui nessuno vi prestò attenzione, tutti continuarono a sbrigare le proprie faccende senza alcun timore. Dopo centinaia di allarmi a vuoto nessuno credeva più alla probabilità di un bombardamento, e invece… quella mattina sulla città si abbatté la furia distruttrice del nemico portata agli aerei alleati provenienti dal sud. In pochi minuti l’inferno. Io terrorizzata lasciai a casa i bambini che avevo in custodia e corsi dalle signorine Molestine preoccupata per la sorte di mio fratello, ma Babilla non c’era. […] Con l’ansia nel cuore tornai di corsa a casa e tirai un sospiro di sollievo nel vederlo sano, tra le braccia del nostro coinquilino. Tra le tante bombe sganciate una, destinata forse alla casa del Fascio, aveva mancato di poco il bersaglio ed era caduta sulla strada, ma per fortuna di tutti non era esplosa. Sarebbe stata un’altra carneficina. Intanto i miei genitori si erano precipitati a casa temendo di trovarsi di fronte uno spettacolo agghiacciante; invece l’edificio era integro e noi tutti salvi. Mancava all’appello solo mia sorella Maria Teresa, la credevamo a scuola invece ebbe la disavventura di trovarsi nel momento sbagliato nel luogo sbagliato; fu infatti coinvolta nel bombardamento delle “casermette”. Spaventata a morte fuggi con nostra cugina verso i campi ma furono colpite da una pioggia di schegge; mia sorella fu ferita ad una coscia, nostra cugina invece fu meno fortunata. Frammenti di bomba gli perforarono il torace in più punti e cominciò a perdere sangue. […] Medicate a Montecassiano dal dottore Vincenzoni, per nostra cugina non ci fu più nulla da fare. […] Spirò di lì a poco. Mia sorella fu assistita per lungo tempo e curata con grande cura dal personale ospedaliero ma le sue gambe rimasero per sempre marchiate. A perenne ricordo di quel infausto 3 aprile 1944. 

A portare il saluto del sindaco Romano Carancini è stato l’assessore Narciso Ricotta, il quale ha ringraziato le associazioni che tengono alto il ricordo di momenti difficili senza però mai dimenticare “i 70 anni di pace di cui abbiamo potuto godere, frutto di tanti dolori e tragiche circostanze”.

La manifestazione, allestita ogni anno da Sandra Vecchioni, presidente maceratese dell’associazione vittime civili di guerra, si è conclusa con la deposizione e la benedizione di una corona floreale a ricordo delle vittime.

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