Sette anni, dieci mesi e nove giorni: questa la durata del pontificato di Benedetto XVI. A ripercorrerli è il volume «Il Papa del coraggio» (ed. Ancora) di Mimmo Muolo, vaticanista e vice capo della redazione romana del quotidiano Avvenire, pubblicato a pochi giorni dal novantesimo compleanno del Pontefice emerito, il 16 aprile.

Da un lato il confronto con il mondo laico, in riferimento al quale Muolo richiama, tra l’altro, il discorso di Ratisbona, quello sui principi non negoziabili, il mancato intervento all’università romana «La Sapienza», i discorsi a Berlino, Parigi, Londra; dall’altro la questione della fede, in particolare con l’interpretazione del Concilio Vaticano II e l’indizione dell’Anno della fede. Un Papa dalle scelte coraggiose, un «uomo del dialogo» da «non dimenticare», scrive l’autore, convinto che «tra Papa percepito e Papa reale c’è stata una grande distanza». Ritenerlo «minore» solo «perché incastonato tra due giganti popolari come Wojtyla e Bergoglio sarebbe un insulto al suo pontificato».

Per Muolo, Benedetto XVI è stato «il Papa dell’essenziale»: focalizzando l’attenzione sulla questione della fede «ha messo le fondamenta perché il suo successore potesse continuare a costruire». La sua eredità «continua a vivere nel pontificato di Francesco ed è patrimonio ormai acquisito della Chiesa universale».

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