«Rilanciate gli oratori, adeguandoli alle esigenze dei tempi, come ponti tra la Chiesa e la strada, con particolare attenzione per chi è emarginato». Le parole pronunciate da san Giovanni Paolo II il 5 aprile del 2001 hanno una nuova interpretazione al tempo del terremoto. Le Marche, e in particolare la provincia di Macerata, si trovano oggi a dover affrontare una ricostruzione che ha riguardato la quasi totalità delle strutture ecclesiali prossime al “cratere”. Dalla costa all’entroterra, sono ben 17 le realtà diocesane facenti parte del Forum Oratori Marche. L’équipe che si occupa del loro coordinamento è composta dall’assistente diocesano don Igino Tartabini, dall’avvocato Simone Longhi e da Daniele Alimenti.

«Ciò che affermava san Giovanni Paolo II è ancora attuale – afferma don Igino -, i nostri emarginati sono coloro che hanno perso la loro casa o hanno dovuto abbandonare la propria abitazione. La risposta di quello che è divenuto un “oratorio di frontiera” è offrire, perciò, vicinanza e aiuto: una missione che definita appieno nel tempo che stiamo vivendo. In questo senso, restano molteplici, come alla casa salesiana di Macerata, le esperienze positive – spiega don Igino -, altre hanno dovuto però sospendere le attività o ripensarle».

Il campo dell’oratorio di Tolentino

A Tolentino, infatti, i disagi non sono ancora superati, ma la solidarietà è un collante che ha radici antiche. «Il legame della popolazione risale alla fondazione dell’oratorio “Don Bosco” da parte dei salesiani – conferma don Andrea Leonesi, parroco in San Francesco -, tuttavia, circa cinque anni fa il rilancio delle attività ha dato vita a una nuova partecipazione, anche oltre i “confini” parrocchiali, grazie anche alla ristrutturazione del campo da calcio». Un piccolo ma significativo esempio di integrazione e aggregazione tra giovani italiani e stranieri, arricchita dall’affiliazione con l’associazione “Noi”, insieme degli oratori del Nord Est, nata a seguito della lettura di un annuncio pubblicato su Avvenire: «Il terremoto ha cambiato la situazione – ammette don Andrea -, e, data l’inagibilità delle chiese nel Centro storico di Tolentino, l’oratorio è divenuto il centro pastorale di quasi tutta la città, con la celebrazione delle Messe e del catechismo. L’associazione “Noi” ha fornito un grande aiuto economico e, dopo l’estate e le attività del Crest, puntiamo a tornare alla normalità con l’installazione di una tensostruttura».

Anche a Treia troviamo esempi simili dovuti ai lavori di messa in sicurezza post sisma, con l’oratorio di Passo di Treia trasformato, temporaneamente, nella sede distaccata della scuola Media del capoluogo, così come alcuni mesi fa la struttura di Chiesanuova aveva ospitato alcune classi della Primaria per poi tornare alle proprie attività con il consueto dinamismo. Ulteriori esperienze positive si ritrovano poi a Montelupone, Montefano, Montecassiano e Appignano.

In molti casi, comprensibilmente, è stata la paura a bussare alle porte degli oratori: «La nostra è una struttura sicura e affrontiamo l’apprensione dei genitori e le domande dei ragazzi con sincerità e spontaneità – afferma Anna Maria Tittarelli, responsabili del centro adiacente l’ex seminario vescovile di Cingoli –, le nostre attività ludiche e di aiuto allo studio continuano con regolarità, oltre agli incontri mensili dei corsi di formazione per i giovani animatori: la richiesta principale è quella di stare insieme ed essere coinvolti, affrontando anche temi delicati come quelli legati al sisma».

L’oratorio di Porto Recanati

A Porto Recanati, infine, il terremoto ha coinvolto indirettamente la comunità costiera. Don Juan Carlos Munoz Caceres, vicario della parrocchia del Preziosissimo Sangue, segue da vicino la pastorale giovanile: «I ragazzi provenienti dai Sibillini e accolti nei camping frequentano abitualmente l’oratorio e offriamo loro il nostro sostegno – afferma -, le nostre attività si svolgono durante i pomeriggi di tutta la settimana con laboratori di inglese, di spagnolo di chitarra, oltre ai corsi di formazione teologica, il catechismo e gli incontri degli scout. I giovani italiani sono i più presenti ma all’oratorio posso incontrarsi in amicizia coetanei di diverse nazionalità».

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