Due opere in meno di un anno, una poetica graffiante che si fa largo tra le ombre e le maschere della società. Maurizio Angeletti (leggi qui), il “Trilussa di Passo di Treia”, come lo ha definito il giornalista Maurizio Verdenelli, ha presentato la sua seconda fatica letteraria “Cassandra – La società sedotta”, presso lo stabilimento della Trea Confezioni per uomo proprio nella frazione treiese. Ad accompagnare Angeletti gli amici di sempre, lo stesso Verdenelli e la professoressa Liana Maccari, intervistatori d’eccezione, con un ampia e attenta platea di intervenuti.

Diviso in cinque parti più un epilogo, dove spiccano i versi de “La ballata delle madri” di Pier Paolo Pasolini, evocato dall’autore in “Noi siamo i traditori”, e redatto con la collaborazione della poetessa Lucia Nardi (“LuNa”), anche “Cassandra” ha una copertina per cosi dire autobiografica, in cui l’autore e raffigurato all’interno di un barattolo, intento a scrutare la società che lo circonda e a cercare di evitare di essere contaminato e sedotto, appunto, dalle facili lusinghe che allettano l’italiano medio.

Lontano da tali piccinerie, tuttavia, Angeletti si affida ai filosofi e ai grandi autori, ai quali guarda con il rispetto che deve il lettore e con la curiosità che può trasformare lo studente in maestro. “Da quel barattolo – afferma Angeletti – devo uscire”, ormai parte della luce, dei riflettori e della consapevolezza, che possono essere inciampo o trampolino per ogni poeta. Non ha paura, e lo afferma più volte, di confrontarsi con il giudizio del suo di lettore, anzi, si sente già parte terza rispetto all’opera, quasi questa avesse già consumato con la stampa il suo carattere terapeutico.

“Cassandra – La società sedotta” è il primo di una trilogie di opere che vuole, secondo le intenzioni dell’autore, “mettere a nudo le menzogne, nascoste da un sipario di convenienza, per pochi, che la società avalla senza mai denunciarne esistenza come nel sessantotto tradito e traditore e negli scenari della politica locale”. È chiaro che l’influenza di Pirandello sia ancora preponderante, nonostante il “mito” si appropri di una posizione centrale, tentativo di proporre soluzioni e avvisare di imminenti pericoli alle porte.

Da questa sensibilità, che è anche preveggenza, come Cassandra, ma come ogni poeta, “comanda”, Angeletti e “un po’ Socrate, un po’ poeta dell’Appennino”, dice la Maccari, ma è soprattutto “un essere umano che si guarda intorno”, guidato, scrive il poeta, “da un’improvvisa sensazione”, da quel dubbio che dopo essere scaturito dalla mente permette alla persona di evolversi e liberarsi da ogni seduzione.

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