Venerdì 5 gennaio sono iniziati i saldi nelle Marche che si protrarranno fino al prossimo 1^ marzo con le previsioni di una spesa in leggero calo rispetto al 2017 così come rilevato da un’indagine dell’Ufficio Studi di Confcommercio sulla regione secondo cui saranno interessati circa 370.000 marchigiani dalle vendite di fine stagione con un budget di spesa a persona di € 131. Secondo queste stime in ogni famiglia, in occasione dei saldi, si spenderà € 302 per l’acquisto di capi d’abbigliamento, calzature ed accessori.

Le preferenze d’acquisto, secondo un’indagine Confcommercio-Format Research, vedono le donne attirate maggiormente dall’acquisto di alimentari, abbigliamento, libri, prodotti di bellezza mentre per gli uomini le attenzioni si concentrano su vino, cellulari e dvd, come ha spiegato il direttore Confcommercio Imprese per l’Italia Marche prof. Massimiliano Polacco: «I saldi invernali arrivano dopo un Natale che si inquadra tra una crisi che sembra volgere al termine ed una ripresa ancora abbastanza debole quantomeno nel fashion retail. Ci sarà però almeno un vantaggio per i consumatori che non vedranno i prezzi dei negozi, dal primo gennaio, con l’Iva al 25%.

È stato un importante successo di Confcommercio per far sì che fossero sterilizzate le clausole di salvaguardia. Se però vogliamo veramente uscire dal tunnel, occorre un maggior sforzo, coraggio e determinazione per ridurre la pressione fiscale, ancora troppo elevata per imprese e famiglie».

Il direttore di Confcommercio Marche entra poi nello specifico regionale: «Purtroppo nelle Marche sentiamo ancora l’effetto del terremoto che terrà al di sotto delle medie nazionali la spesa anche per i saldi. Non vorrei che questi dati passassero nel silenzio perché sarebbe un grave segnale di disattenzione nei confronti dei territori terremotati. Il lavoro per dare sviluppo e futuro a queste zone delle Marche è ancora lungo e non dobbiamo abbassare la guardia perché rischieremmo di vedere vanificati tutti gli sforzi messi in campo anche dalla nostra organizzazione».

Confcommercio Marche ha ricordato anche i 5 consigli chiave per riconoscere l’affare, che consiste nella possibilità di cambiare il capo dopo che lo si è acquistato è generalmente lasciata alla discrezionalità del negoziante, a meno che il prodotto non sia danneggiato o non conforme (art. 1519 ter cod. civile introdotto da D.L.vo n. 24/2002).

In questo caso scatta l’obbligo per il negoziante della riparazione o della sostituzione del capo e, nel caso ciò risulti impossibile, la riduzione o la restituzione del prezzo pagato. Il compratore è però tenuto a denunciare il vizio del capo entro due mesi dalla data della scoperta del difetto. Non c’è obbligo di prova dei capi. La decisione è rimessa alla discrezionalità del negoziante.

Per i pagamenti, le carte di credito devono essere accettate da parte del negoziante qualora sia esposto nel punto vendita l’adesivo che attesta la relativa convenzione. I capi che vengono proposti in saldo devono avere carattere stagionale o di moda ed essere suscettibili di notevole deprezzamento se non venduti entro un certo periodo di tempo. Tuttavia nulla vieta di porre in vendita anche capi appartenenti non alla stagione in corso. Infine il negoziante ha l’obbligo di indicare il prezzo normale di vendita, lo sconto e il prezzo finale.

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