Una sentenza del Tribunale di Roma ha condannato una donna a togliere dalla rete tutte le immagini relative al figlio di 16 anni. Nel caso non venisse rispettata questa disposizione, la madre dovrà versare al minore una cifra pari a 10mila euro. A livello economico, si tratta della prima volta nel nostro Paese: da un lato si fa riferimento all’articolo 96 della legge sul diritto d’autore, dall’altro l’articolo 16 delle Convenzione sui diritti del fanciullo del 1989.

«Da tempo l’Aiart ha iniziato un’attività di formazione sul territorio per fare in modo che i giovani possano essere aiutati dagli adulti – commenta il presidente dell’Aiart Marche Lorenzo Lattanzi -, a volte si fa l’errore di cambiare la prospettiva: leggiamo articoli che denunciano l’utilizzo sbagliato dei social o dei telefonini e pensiamo che questo sia un problema tutto legato al mondo dei giovani; tuttavia, chi se non gli adulti deve occuparsi della loro educazione?».

Per Lattanzi «spesso è proprio l’adulto ad avere un utilizzo ingenuo e anche pericolo nei confronti dei proprio figli rivelando informazioni sensibili o creando profili social dei figli minorenni che non avrebbero il diritto di iscriversi». A chi giova, si chiede ancora il presidente Aiart Marche, chiave di volta per confrontarsi sulla tematica ed evitare di pentirsi un domani di quanto pubblicato: «Senza dubbio – conclude Lattanzi -, questa domanda se la devono porgere i giovani, ma, soprattutto, tutti gli adulti».

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