Riceviamo e pubblichiamo dalla presidenza dell’Azione Cattolica di Macerata.

Sabato 3 Febbraio, ore 12, Macerata, i ragazzi sono chiusi nelle scuole, la gente impaurita si rifugia nei negozi, qualcuno sta sparando alle persone di colore. La Presidenza e gli educatori di Azione Cattolica della Diocesi di Macerata meditano di rimandare la Festa della Pace in programma nel pomeriggio a Tolentino. Il peggio passa ed ecco che con coraggio circa duecento ragazzi dell’Acr della Diocesi decidono di trovarsi a festeggiare la Pace, nonostante i fatti drammatici delle ultime ore.

La pace ha bisogno di uomini, donne e bambini coraggiosi; oggi più che mai solo le azioni di uomini di buona volontà, che non si tirano indietro, possono costruire la pace. Serve coraggio per non mettere la testa sotto la sabbia e guardare al vuoto e al disagio di Pamela e dei nostri giovani che non riescono a dare senso alla vita. La droga, lo sballo, il buttarsi via, nascono dal vuoto di senso e dalla paura che così non bastiamo, dalla paura di affrontare la sofferenza presente in ogni vita.

Serve coraggio per non erigere muri di fronte a chi è diverso, e serve ancora più coraggio per aprirsi allo straniero, conoscere, imparare e voler bene.
Non siamo più attrezzati per affrontare il vorticoso mutare del nostro mondo, abbiamo perso i vitali legami con le nostre radici nell’illusione di poterci fare da sé. Di fronte a dei fatti incomprensibili – l’inaccettabile e terribile fine di una ragazza di 18 anni come Pamela e l’orrore della folle corsa da far west di Luca – non siamo in grado di dire parole che possano restituire un senso a una storia che sembra averlo perso.

La complessità esige tempo, per essere compresa, pazienza, per essere metabolizzata, coraggio, per costruire una riposta condivisa e condivisibile. È faticoso, ma necessario. La festa è stata quindi un’occasione per provare a guardare questa complessità con uno sguardo non superficiale, perché si impara fin da piccoli a non fermarsi alle apparenze.

Ad uno sguardo attento le immagini di questi giorni svelano quali siano i terreni su cui ognuno di noi può lavorare, urgono occasioni e motivi di senso e apertura e fiducia nell’uomo. Per questa comunità lo sguardo però non è sufficiente, a chi ha ruoli di responsabilità – magistrati, politici, amministratori – spetta il compito di giudicare e compiere le necessarie scelte per restituire alla nostra città quel volto accogliente che è sempre stato il suo migliore biglietto da visita. A tutti i cittadini il compito di non far prevalere la paura e di riprendere il faticoso cammino educativo – alla legalità, all’accoglienza, alla fraternità – per ricucire la trama sfilacciata del tessuto di questa nostra provata comunità.

La festa della Pace di Sabato ci ha parlato di duecento ragazzi con i loro genitori ed educatori, disposti a (ri)mettersi subito in cammino per vincere la paura e costruire la Pace, alberi che crescono e non fanno rumore.

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