Penitenza per il peccato che oscura la Chiesa agli occhi dei giovani e speranza che la gioia del Vangelo li contagi con la sua perenne giovinezza: sono due luci guida dei documenti prodotti dal Sinodo dei vescovi su “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale” (3-28 ottobre): la Lettera del Sinodo ai giovani che è stata letta dal cardinale Baldisseri a conclusione della concelebrazione di domenica mattina e il documento finale con le sue 167 proposizioni votate il pomeriggio di sabato. Nei commenti l’intera lettera (vedi link a fondo pagina) e stralci delle proposizioni con miei commenti volanti e svolazzanti.

Chiesa povera di appeal. Di inedito rispetto al messaggio del Vaticano II ai giovani (1965: 53 anni fa) c’è il mea culpa del terzo paragrafo: “Le nostre debolezze non vi scoraggino, le fragilità e i peccati non siano ostacolo alla vostra fiducia”. Allora era una Chiesa sicura di sé e del suo appeal a parlare, oggi è una Chiesa che sa di essere povera di appeal e di tutto. Forse la conoscenza della propria miseria non è un piccolo acquisto.

Buone ragioni della fuga dei giovani. La consapevolezza della condizione inerme che caratterizza oggi la Chiesa risuona anche in varie proposizioni del documento finale. Ecco la più significativa: “Il Sinodo è consapevole che un numero consistente di giovani, per le ragioni più diverse, non chiedono nulla alla Chiesa perché non la ritengono significativa per la loro esistenza. Alcuni, anzi, chiedono espressamente di essere lasciati in pace, poiché sentono la sua presenza come fastidiosa e perfino irritante. Tale richiesta spesso non nasce da un disprezzo acritico e impulsivo, ma affonda le radici anche in ragioni serie e rispettabili: gli scandali sessuali ed economici; l’impreparazione dei ministri ordinati che non sanno intercettare adeguatamente la sensibilità dei giovani; la scarsa cura nella preparazione dell’omelia e nella presentazione della Parola di Dio; il ruolo passivo assegnato ai giovani all’interno della comunità cristiana; la fatica della Chiesa di rendere ragione delle proprie posizioni dottrinali ed etiche di fronte alla società contemporanea” (53).

Gap di santità. Noi dobbiamo essere santi per poter invitare i giovani a diventarlo. I giovani hanno chiesto a gran voce una Chiesa autentica, luminosa, trasparente, gioiosa: solo una Chiesa dei santi può essere all’altezza di tali richieste! Molti di loro l’hanno lasciata perché non vi hanno trovato santità, ma mediocrità, presunzione, divisione e corruzione. Purtroppo il mondo è indignato dagli abusi di alcune persone della Chiesa piuttosto che ravvivato dalla santità dei suoi membri: per questo la Chiesa nel suo insieme deve compiere un deciso, immediato e radicale cambio di prospettiva! I giovani hanno bisogno di santi che formino altri santi, mostrando così che la santità è il volto più bello della Chiesa. Esiste un linguaggio che tutti gli uomini e le donne di ogni tempo, luogo e cultura possono comprendere, perché è immediato e luminoso: è il linguaggio della santità” (166).

Grazie a chi denuncia. I tre paragrafi sugli abusi (29-31) sono anch’essi a contenuto penitenziale, come indicano il titolo della sezione, “Riconoscere e reagire a tutti i tipi di abuso”, nonchè i tre sottotitoli: Fare verità e chiedere perdono, Andare alla radice, Gratitudine e incoraggiamento. Il terzo è il più originale e contiene un incoraggiante ringraziamento a chi denuncia gli abusi che è forse la parola più viva venuta dall’assemblea: “Il Sinodo esprime gratitudine verso coloro che hanno il coraggio di denunciare il male subìto: aiutano la Chiesa a prendere coscienza di quanto avvenuto e della necessità di reagire con decisione. Apprezza e incoraggia anche l’impegno sincero di innumerevoli laiche e laici, sacerdoti, consacrati, consacrate e vescovi che ogni giorno si spendono con onestà e dedizione al servizio dei giovani. La loro opera è una foresta che cresce senza fare rumore. Anche molti tra i giovani presenti al Sinodo hanno manifestato gratitudine per coloro da cui sono stati accompagnati e ribadito il grande bisogno di figure di riferimento. Il Signore Gesù, che mai abbandona la sua Chiesa, le offre la forza e gli strumenti per un nuovo cammino. Confermando la linea delle tempestive «azioni e sanzioni necessarie» (FRANCESCO, Lettera al popolo di Dio, 20 agosto 2018, n. 2) e consapevole che la misericordia esige la giustizia, il Sinodo riconosce che affrontare la questione degli abusi in tutti i suoi aspetti, anche con il prezioso aiuto dei giovani, può essere davvero un’opportunità per una riforma di portata epocale.

Ruolo profetico sulle migrazioni. Grazie alla diversa provenienza dei Padri, rispetto al tema dei migranti il Sinodo ha visto l’incontro di molte prospettive, in particolare tra Paesi di partenza e Paesi di arrivo. Inoltre è risuonato il grido di allarme di quelle Chiese i cui membri sono costretti a scappare dalla guerra e dalla persecuzione e che vedono in queste migrazioni forzate una minaccia per la loro stessa esistenza. Proprio il fatto di includere al suo interno tutte queste diverse prospettive mette la Chiesa in condizione di esercitare un ruolo profetico nei confronti della società sul tema delle migrazioni (28).

Ruolo attardato sulle donne. Il n. 148 chiede una “coraggiosa conversione culturale e di cambiamento nella pratica pastorale quotidiana” per promuovere la “presenza femminile negli organi ecclesiali a tutti i livelli, anche in funzioni di responsabilità, e della partecipazione femminile ai processi decisionali ecclesiali nel rispetto del ruolo del ministero ordinato”. La promozione di tale partecipazione è vista come “un dovere di giustizia”.

Dagli oratori a internet. La lettura del lungo documento offre buone scoperte quasi su ogni tema affrontato. Per esempio sul ruolo di intercultura e coeducazione tipico delle istituzioni educative della Chiesa (“scuole di ogni ordine e grado, centri di formazione professionale, collegi e università, centri giovanili e oratori”) che “cercano di accogliere tutti i giovani, indipendentemente dalle loro scelte religiose, provenienza culturale e situazione personale, familiare o sociale”. Questo il titolo sui nuovi media: “Le novità dell’ambiente digitale”; questi i titoletti: Una realtà pervasiva, La rete delle opportunità, Il lato oscuro della rete, La missione nell’ambiente digitale (22-24, 145 e 146). Condivido l’aspirazione a una qualche opera di bonifica o di mnitoraggio della blogsfera: Il Sinodo auspica che nella Chiesa si istituiscano ai livelli adeguati appositi Uffici o organismi per la cultura e l’evangelizzazione digitale, che, con l’imprescindibile contributo di giovani, promuovano l’azione e la riflessione ecclesiale in questo ambiente. Tra le loro funzioni, oltre a favorire lo scambio e la diffusione di buone pratiche a livello personale e comunitario, e a sviluppare strumenti adeguati di educazione digitale e di evangelizzazione, potrebbero anche gestire sistemi di certificazione dei siti cattolici, per contrastare la diffusione di fake news riguardanti la Chiesa, o cercare le strade per persuadere le autorità pubbliche a promuovere politiche e strumenti sempre più stringenti per la protezione dei minori sul web (146).

Un documento per chi. “Siamo noi i destinatari dei documenti e non la gente fuori” ha detto il Papa nel saluto finale all’assemblea del Sinodo dei giovani (3-28 ottobre): e in queste parole di Francesco è chiara la percezione del carattere interno del documento finale di 167 paragrafi su “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. Si tratta in effetti di un vasto e puntuale monitoraggio di quanto si fa e si potrebbe fare per i giovani e con i giovani, al fine di renderli protagonisti della missione evangelizzatrice: non contiene dunque affermazioni o proposte inedite, o mirate a motivare un’attenzione del mondo. Il testo mira a scuotere le comunità dalle abitudini e dalla “tendenza a fornire risposte preconfezionate e ricette pronte”, e invita a “lasciar emergere le domande giovanili nella loro novità e coglierne la provocazione” (paragrafo 8). Vorrebbe che tutte le comunità locali provassero a mettersi “in ascolto” dei giovani e del loro “desiderio di essere riconosciuti e accompagnati» (paragrafo 7).

Discernimento residenziale. La proposta operativa più originale è forse quella di un’esperienza prolungata di “discernimento vocazionale” che è così formulata: “Tale esperienza si può qualificare come un tempo destinato alla maturazione della vita cristiana adulta. Dovrebbe prevedere un distacco prolungato dagli ambienti e dalle relazioni abituali, ed essere costruita intorno ad almeno tre cardini indispensabili: un’esperienza di vita fraterna condivisa con educatori adulti che sia

#Synod2018. Lettera dei padri sinodali ai giovani

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