Quello delle sette è un fenomeno in aumento. Dall’inizio del 2018, il Servizio AntiSette dell’Associazione Papa Giovanni XXIII ha ricevuto 2.467 richieste di aiuto, consulenza o informazioni, con una prevalenza di contatti dal Nord Italia (39%), seguito dal Centro (32%) e dal Sud (29%). “Si è passati dalle 851 richieste dell’anno 2007 alle 1403 del 2018, con un’impennata dal mese di settembre e in corrispondenza di Halloween”, riportano i dati diffusi in occasione del Convegno “La trappola delle sette”, promosso dalla Comunità Papa Giovanni XXIII in collaborazione con la Polizia di Stato, la Lumsa e il Consorzio Universitario Humanitas. Tra le diverse tipologie settarie spiccano le psicosette che con il 41% rappresentano la realtà più diffusa seguite dai gruppi che praticano culti estremi (30%), dalle sette magico esoteriche (16%) e da quelle pseudo-religiose (13%). Sono in aumento le vittime appartenenti ad un ceto sociale alto e medio, per il 55% uomini. Tra le categorie più a rischio di essere adescati figurano i giovani (35%) e gli adulti (39%), mentre i problemi di salute sono tra le cause più frequenti per cui ci si rivolge a maghi e santoni.

Non solo sataniche, ma tutte diaboliche. “Spesso si abbina la parola ‘setta’ al satanismo e si pensa sia solo una questione antireligiosa”. Eppure “non tutte le sette sono sataniche, ma tutte sono diaboliche perché separano l’individuo da se stesso, dal suo ambiente vitale, dai suoi cari, dalla vita, dal lavoro”, ha spiegato don Aldo Bonaiuto, responsabile del Servizio AntiSette della Comunità Papa Giovanni XXIII, che ha rivolto un appello, specialmente agli operatori dei media, a “rompere il silenzio”. Secondo il sacerdote, che coordina il Servizio che dal 2002 è sul campo grazie al Numero Verde 800228866,

“bisogna avere il coraggio di chiamare per nome chi si approfitta delle persone vulnerabili e, nello specifico delle sette sataniche, dire che si tratta di una categoria estremamente pericolosa di cui si parla poco”.

Ci sono, ha ricordato, “criminali che si beffano dello Stato, guru che si approfittano della solitudine, della debolezza, del bisogno, della sofferenza”, e “vittime, usate e gettate, plagiate”. Esiste, ha aggiunto, “un mondo invisibile costituito da vittime, persone non ascoltate, che si nascondono, che si vergognano, sole e isolate anche da molte istituzioni, derise e umiliate” che “ci chiedono di fare qualcosa per loro”. “Don Oreste Benzi, un prete scatenato, che non guardava in faccia a nessuno ma parlava con tutti, un prete molto scomodo – ha detto don Bonaiuto – ci ha insegnato che non possiamo tacere dinanzi alle ingiustizie”.

Manipolazione mentale e ricatti. L’appartenenza ad una setta implica un cambiamento di personalità e di interessi, l’isolamento in casa e dai familiari, l’allontanamento dagli affetti, l’aggressività e l’assimilazione totale all’indottrinamento con l’idealizzazione del leader.

“La manipolazione mentale è centrale quando si parla di rapporto tra il guru e le sue vittime, sia dirette che indirette”,

ha spiegato Anna Maria Giannini, docente di psicologia all’Università La Sapienza, ricordando che vengono messe in atto “tecniche sofisticate, che partono con un adescamento graduale che usa meccanismi che poggiano sui bisogni della vittima”. “Il guru – ha rilevato Giannini – si presenta come unica e possibile soluzione, scava nella fragilità della persona anche con tecniche violente come tra cui ricatti, meccanismi di tortura che indeboliscono il senso critico”.

La storia di Claudia. È quello che è accaduto a Claudia Biffi, una giovane vittima che ha trovato il coraggio di denunciare e di uscire dal tunnel in cui era finita. A Claudia era stata promessa la guarigione del fratello, affetto da Hiv, attraverso l’alimentazione macrobiotica. Per questo, e per risolvere anche un suo problema di artrite, si era avvicinata così al guru di un’organizzazione che ancora oggi esiste e ha un’ottantina di centri, ristoranti, negozi sparsi in Italia che vendono prodotti, abbigliamento, strumenti per la cucina.

Seguire le indicazioni della setta costava circa 10mila euro l’anno.

Non solo: sia lei che il fratello dovevano lavorare gratuitamente a tempo pieno, dalle 7 alle 22, nei ristoranti dell’organizzazione. Non mancava nemmeno lo sfruttamento sessuale, in quanto, durante gli incontri degli adepti, le donne, sposate e non, erano costrette a subire dei massaggi da parte del guru. “Ho seguito la dieta imposta dal guru per anni e sono arrivata a pesare 35 chili. Sono stata costretta a letto, non riuscivo a bere e a mangiare tanto che, piangendo, ho chiesto a mio padre di portarmi in ospedale. C’era una ragazza dell’associazione mandata per controllarmi che cercava di farmi desistere, ma papà è riuscito a farmi curare, ha raccontato Claudia che ha portato la sua testimonianza al Convegno insieme a Maurizio Alessandrini, fondatore dell’Associazione Favis, che da 18 anni è stato allontanato da suo figlio, vittima di una setta guidata da una “angelologa”.

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