di Luigi Maffezzoli

L’ultima chiamata al voto popolare in Svizzera sarà questa domenica 25 novembre. I cittadini svizzeri sono chiamati ancora una volta a pronunciarsi su una questione che mette di fronte sovranità nazionale e diritto internazionale. Era già accaduto nel 2012 con l’approvazione dell’iniziativa contro l’immigrazione di massa, che di fatto poneva paletti alla libera circolazione in Europa e a quel Trattato di Schengen firmato anche dalla Svizzera. Ma accade ormai sistematicamente, utilizzando in modo strumentale ogni possibile oggetto contro gli stranieri, l’immigrazione, l’Europa. A tentare ogni volta di spingere il popolo a chiudere frontiere e mentalità, è l’Unione democratica di centro, partito della destra nazionalista che governa il Paese con socialisti, liberali e popolari.

Questa volta l’Udc se la prende con le norme internazionali, portando i cittadini elvetici a votare un’iniziativa denominata “Il diritto svizzero anziché giudici stranieri: per l’autodeterminazione”, che detta così fa pure effetto.

Tutto cominciò quando nel 2012 il Tribunale federale, massima istanza giudiziaria svizzera, annullò l’espulsione automatica di un giovane macedone, condannato per traffico di droga, perché in contrasto sia con la Costituzione federale sia con la Convenzione europea dei diritti dell’uomo (Cedu). La cosa non è piaciuta a un deputato UDC che ha accusato il Tribunale di allontanarsi dalla prassi e non rispettare la volontà del Parlamento che vuol far prevalere il diritto nazionale. In realtà sono previste delle eccezioni: cioè le norme internazionali sui diritti fondamentali, contenute appunto proprio nella Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Raccolte le firma necessarie, il deputato ha così rimandato la questione ad un referendum popolare.
Per l’Udc, la Confederazione elvetica non ha bisogno di “giudici stranieri” per garantire i diritti dell’uomo perché questi diritti sono già ancorati alla Costituzione federale. Per i contrari all’iniziativa democentrista, il vero obiettivo è invece rendere ininfluente la Cedu, Trattato fondamentale per la protezione dei cittadini europei, svizzeri compresi.

In concreto, l’iniziativa “Per l’autodeterminazione” chiede che Confederazione e singoli Cantoni non assumano obblighi di diritto internazionale se in conflitto con la Costituzione federale. Uniche eccezioni, i divieti di tortura, pena di morte, genocidio e schiavitù.

Nei casi di incompatibilità tra un’iniziativa accettata in votazione popolare e un Trattato internazionale già concluso, la Costituzione svizzera dovrà prevalere. L’accordo internazionale dovrà esser rinegoziato con i Paesi coinvolti e, in caso d’insuccesso delle trattative, potrà anche essere denunciato: in altre parole, la Svizzera si dovrebbe ritirare dagli accordi stabiliti.
Attualmente, in caso di contraddizione tra la Costituzione e un Trattato internazionale, si propende per una ricerca di soluzioni attraverso una procedura democratica. Nella maggior parte dei casi si procede con una modifica di legge sottoposta a referendum facoltativo. È quanto accaduto per l’applicazione della volontà popolare sui limiti imposti alla libera circolazione delle persone.
Il Consiglio federale, cioè il governo svizzero, è decisamente contrario all’iniziativa “Per l’autodeterminazione”: dovesse essere approvata, afferma, verrebbero messi in gioco tutti i Trattati internazionali. Inoltre, verrebbe compromessa la stabilità e pregiudicata la certezza del diritto, indebolendo la piazza economica e la protezione dei diritti dell’uomo.

Ancor più espliciti tutti gli altri partiti: se passasse, vi sarebbe incertezza giuridica a causa della sua incoerenza. Non è infatti chiaro quali Trattati internazionali dovrebbero venir rinegoziati o rescissi e chi avrebbe la competenza di decidere in merito.

Di certo, dovrebbe essere disdetta la stessa Cedu con la conseguenza, per i cittadini svizzeri di non potersi più difendere dinanzi alla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo.
I pronostici della vigilia indicano che quasi due terzi degli elettori sono intenzionati a respingere la proposta dell’Udc: verrebbe infatti bocciata dal 60% degli aventi diritto, mentre solo il 37% la voterebbe. Fino all’ultimo però, meglio restare cauti.

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