La locandina del Convegno

«Soldi macinano soldi». Così recita un detto popolare per ricordare che molto spesso la ricchezza porta ad accumulare ricchezza. Se oggi aumenta costantemente la disparità tra ricchi e poveri, se poche persone detengono da sole consistenti quote del patrimonio complessivo della popolazione di un intero Paese o se poche nazioni posseggono la maggior parte delle risorse dell’intero pianeta, tutto questo è il risultato di un percorso compiuto dall’umanità fuori dai modelli comportamentali che un cristiano può ritrovare nel Vangelo o che più laicamente chiunque può riconoscere in alcuni elementari valori universali, quali la solidarietà e la dignità umana, ovvero in quelle condotte semplicemente giuste e lecite che comunemente vengono definite etiche. E proprio dell’etica nell’economica e del suo rapporto con la finanza si è parlato in un affollato convegno a Macerata promosso dal Dipartimento di Giurisprudenza dell’università, in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore, l’Unione cristiana imprenditori dirigenti (Ucid), FinLAMBOSIM e Avvenire.

L’accostamento “Etica e finanza” è un ossimoro? Ha chiesto provocatoriamente il moderatore Piero Chinellato ai partecipanti al dibattito.

Da un punto di vista linguistico i due termini non sono affatto in antitesi, anzi – è stata l’unanime risposta emersa dagli interventi – dovrebbe essere affermato il valore della loro conciliabilità. Nei fatti, purtroppo, la finanza molto spesso si dimentica dell’etica. Lo ha sottolineato il rettore Francesco Adornato rimarcando come la finanza sia arrivata ad autoprodursi, contribuendo a smantellare lo stato sociale e a spostare il pilastro dell’economia dalla centralità del lavoro alla centralità del consumo.

Alessandro Guzzini, Stelvio Lorenzetti, mons. Nazzareno Marconi, Francesco Adornato, Stefano Pollastrelli, Giuseppe Rivetti

Lo hanno detto anche Stefano Pollastrelli, direttore del Dipartimento di Giurisprudenza, parlando di alcuni comportamenti cinici ed avidi della grande finanza mondiale tanto da prefigurare a volte come una vera e propria guerra in cui il fine ultimo è quello di “schiacciare il nemico” e mons. Nazzareno Marconi, vescovo di Macerata, citando una famosa pièce del 1903 del francese Octave Mirbeau, “Gli affari sono gli affari”. Un titolo che ha dato vita a una espressione – ha ricordato mons. Marconi – diventata, purtroppo, un diffuso modo di dire da parte di quanti sostengono che negli affari occorra essere cinici e spregiudicati, quando invece – ha concluso il presule maceratese – «è sempre un pessimo affare pensare che l’amore e la vita possano perdersi anche quando si fanno affari».

Insegnamenti e comportamenti etici nell’economia e nella finanza per fortuna non mancano. Mons. Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha portato a esempio l’opera di Giuseppe Toniolo, economista vissuto tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi anni del Novecento, beatificato nel 2012. Tra i protagonisti del movimento cattolico italiano – a lui si rivolse Agostino Gemelli per avere utili suggerimenti circa il progetto di futura Università Cattolica – Toniolo propose la concreta realizzazione di un modello di organizzazione sociale cristianamente ispirato e fondato sul primato della sussidiarietà. In pratica egli fu anche divulgatore laico della Rerum Novarum, l’enciclica del 1891 promulgata da papa Leone XIII, considerata pietra miliare della moderna dottrina sociale della Chiesa. Dottrina – ha osservato Giuliodori – che si è sviluppata in molte altre encicliche, fino alla più recente Laudato Si’ di papa Francesco dove la riflessione su ogni nucleo tematico ci conduce a fuggire dall’idolatria del denaro e a tenere comportamenti etici per armonizzare il fine di ogni cosa (la persona umana) con i mezzi. E tra questi, appunto, anche la finanza.

Armonia di fine e mezzi che è il “pilastro etico” anche della gestione dei fondi dell’ “8xmille”. Ha parlato di questo l’ingegner Livio Gualerzi, responsabile per la gestione delle risorse finanziarie della C.E.I. il quale ha illustrato i meccanismi incentrati sulla sostenibilità ambientale, sociale (principio di sussidiarietà) ed economica, attivati per poter investire in maniera socialmente responsabile tutti i fondi ricevuti, valorizzando tali mezzi in maniera efficace ma mai speculativa.

Livio Gualerzi, Alessandro Guzzini, Pietro Saccò, mons. Claudio Giuliodori, Piero Chinellato, Giuseppe Rivetti

Di un crescente orientamento verso investimenti etici ha parlato Pietro Saccò, giornalista economico di “Avvenire”. Dal 2012 al 2016 il fenomeno, volto a premiare aziende che pongono attenzione alla sostenibilità ambientale e alle condizioni di lavoro o a escludere settori come quelli delle armi, del tabacco, del gioco d’azzardo o della pornografia, ha registrato incrementi più consistenti in Italia e in Europa rispetto al resto del mondo o ad altre realtà nazionali, quali ad esempio Usa e Giappone.
Altri segnali positivi giungono – come ha riferito Paola Cricco, dell’Unità d’informazione finanziaria per l’Italia, la realtà impegnata soprattutto nella lotta al riciclaggio – dalla crescente diffusione del micro-credito e di finanza etica (Banca Etica). Si tratta di forme di finanza cosiddetta “sostenibile”, alternativa alla finanza speculativa, la cui eticità valorizza i risparmi intervenendo a finanziare imprese e iniziative in favore del rispetto per l’ambiente, la lotta contro i cambiamenti climatici, il diritto alla casa, l’inclusione delle persone escluse.

Sono intervenuti nel dibattito anche Stelvio Lorenzetti e Alessandro Guzzini. Il primo, attuale presidente regionale dell’Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti, ha parlato della ruolo dell’UCID, volto a porre la persona al centro dell’attività economica, favorendo la solidarietà e sviluppando la sussidiarietà. Il secondo, amministratore delegato di FinLabosim, ha sottolineato la necessità di stimolare all’interno di banche e istituti finanziari quelle attività che rispondano a precisi codici etici e non solo a quelle che portano maggiori utili.

Ha concluso i lavori Giuseppe Rivetti, docente di diretto tributario, promotore dell’incontro assieme ad Alessandro Guzzini, che ponendo l’attenzione su quanto sostenuto anni fa da Benedetto XVI circa lo stretto legame esistente tra sviluppo economico e pace nel mondo, ha ricordato le figure di Ezio Vanoni e Enrico Mattei, le cui azioni sono state ispirate dai principi della dottrina sociale della Chiesa, per dare speranza e chi speranza non ha.

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