Chiudiamo un anno il 2018 in cui ci si è occupati dei giovani: il Sinodo dell’ottobre scorso e i tanti convegni, riflessioni e studi sul tema. Anche la nostra società occidentale organizza scuole, sport, centri di divertimento e le più disparate attività. Ed anche per chi presenta difficoltà di apprendimento o d’altro genere si presentano occasioni di sostegno e di accompagnamento.

Sarebbe sbagliato dire che la nostra società non si occupa dei giovani. I ragazzi e i giovani sono un target economico interessante: è per questo che a loro viene dedicato una grande serie di prodotti (vestiti, alimentari, arredamenti…). Si può veramente dire: quanto tempo e quante risorse investiamo per i nostri ragazzi. Eppure ci si rende facilmente conto che ciò non è sufficiente. No, perché

oltre che riempire le loro tasche e le loro agende è nostro compito (nostro si intende l’impegno comune, di tutti!) riempire il cuore.

Quando parliamo di cuore logicamente parliamo del “luogo” che custodisce gli aspetti e i sentimenti. Per l’Antico Testamento il cuore è il luogo della pienezza della persona, delle sue aspirazioni, dei suoi desideri, del suo cammino. È proprio lì che bisogna “operare” con i giovani, allargare il cuore aiutandoli a dare un orizzonte al proprio cammino, una meta verso la quale muoversi. Giovani e ragazzi, oltre a districarsi tra il cosa (quale squadra sportiva a cui iscriversi?) il come (quale università affrontare?) il quando (dopo la scuola media!) la domanda che bisogna porsi è perché’? In un’epoca scientifica come la nostra rischiamo di perdere la domanda essenziale di fronte a quello che compiamo quotidianamente. E non essendo abituati ad avere obbiettivi alti per la nostra vita… li aiutiamo a rispondere: «perché mi piace». No, non è ammesso.

La vita va ben oltre il semplice «mi piace». Perché la vita stessa mi porrà nel mio cammino vicende e storie che non mi piaceranno, e che io riuscirò ad affrontare solamente se avrò imparato a vivere oltre il piacere. È necessario “creare luoghi” dove ragazzi e giovani imparino a giocare, dove possono imparare la curiosità, una sorta di palestra dove non si deve inciampare nello stress dei risultati.

È così che usciamo da una logica del ”mi piace”, laddove imparo a ad andare oltre a ciò che mi dona piacere, altrimenti le mie relazioni con gli altri, con le cose, con le istituzioni saranno dettate solo da questo.

Dobbiamo “educare” il cuore non ad essere dominati dalle emozioni ma a dominare le emozioni.

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