Se il buongiorno si vede dal mattino, la prima puntata di “Don Matteo 10” (Rai1, giovedì 7 gennaio) può confortare autori, produttori e, naturalmente, attori della nuova serie. Almeno, dal punto di vista dei dati d’ascolto: l’Auditel ha registrato una media di 9.677.000 spettatori per il primo episodio e 8.637.000 per il secondo, pari rispettivamente al 33,87% e al 37,44% di share (in seconda serata il numero di spettatori diminuisce), con una media complessiva bel oltre i 9 milioni.

Cifre simili di solito si raggiungono durante i picchi del Festival di Sanremo o in occasione di partite di calcio di particolare interesse (finali di coppa, Mondiali) e diventano in generale una merce sempre piĂą rara, grazie alla frammentazione degli ascolti favorita dalla moltiplicazione dei canali televisivi.

Che Don Matteo – interpretato da un sempreverde Terence Hill – e gli altri personaggi siano molto amati dal pubblico italiano è un dato di fatto consolidato negli anni, a partire dalla prima serie in onda sulla Rai dal 7 gennaio 2000. Prodotta dalla Lux Vide di Matilde e Luca Bernabei in collaborazione con Rai Fiction, la produzione ha mantenuto negli anni alcuni punti fermi: oltre al protagonista, ci sono ancora Nino Frassica nei panni del Maresciallo Cecchini, Simone Montedoro in quelli del Capitano Tommasi, Francesco Scali e Nathalie Guettà nei rispettivi ruoli di Pippo e Natalina, Laura Glavan e Andreas Gil che interpretano Laura e Tomas.

Un tocco di novità è rappresentato dalle new entries: Sabrina Esposito (Dalia Pasquariello), una giovane detenuta che partecipa a un programma di reinserimento sociale; Alberto Torre (Gabriel De Pascali), un genio della matematica che insegna all’Università di Perugia; Gualtiero Ferri (Dario Cassini), il nuovo Pubblico Ministero rigido e tutto d’un pezzo; Margherita Colognese (Sara Zanier), trentenne insicura e bisognosa di conferme fidanzata con il pm appena citato; Daniele Ordini (Raniero Monaco Di Lapio) nobile giramondo animato da spirito d’avventura e amante dell’arte in generale.

Ha fatto la sua comparsa anche Belen Rodriguez, che nella prima puntata ha interpretato la zia di Tomas e si è rivelata un personaggio decisivo nella soluzione della vicenda. Al di là della sua eventuale capacità recitativa, desta qualche perplessità la scelta di coinvolgere una starlette così chiacchierata per i suoi amorazzi e la sua voglia di apparire in una fiction che si può definire senz’altro – e senza alcuna accezione negativa – buonista e a tratti perfino moralista. Ma tant’è…

Il canovaccio di ciascun episodio propone il classico intreccio fra la scoperta del delitto del giorno, le spesso goffe mosse dei carabinieri, le sfaccettature semplificate dei caratteri dei colpevoli, l’immancabile intervento decisivo di Don Matteo e la funzione determinante delle sue intuizioni investigative, oltre che della sua vocazionale propensione a comprendere anche le ragioni dei “cattivi”. Al lieto fine dei casi giudiziari non corrisponde l’altrettanto lieto fine delle vicende sentimentali dei personaggi, sempre più presenti nel corso evolutivo della serie come va di moda ora nelle fiction nazionali ed estere.

Secondo le cronache, all’inizio della saga il protagonista si sarebbe dovuto chiamare Don Teodoro e andare in giro in moto, interpretato da Lino Banfi o Giancarlo Magalli. In seguito al loro rifiuto – a ragion veduta, stanno meglio nei panni di Nonno Libero in “Un medico in famiglia” e del conduttore salottiero che conosciamo – la scelta cadde su Terence Hill, fino ad allora noto al pubblico soprattutto per le sue interpretazioni insieme a Bud Spencer nei western all’italiana e nelle commedie d’azione, a cui venne affidata una bicicletta, più ecologica e più adatta per uno abituato ad andare a cavallo.

A distanza di 16 anni dal debutto, la serie ha conquistato numerosi record di pubblico, è stata venduta in molti Paesi esteri, ha generato libri, dvd e fumetti e per ora non accusa gli (eventuali) acciacchi generati dal passare del tempo. Fa sorridere, propone caratteri facilmente decodificabili, tratta con rispetto i temi religiosi e lascia grande spazio ai buoni sentimenti. Insomma, nonostante qualche semplificazione di troppo e un mix fra registro leggero e poliziesco non sempre prevedibile, ha tutti gli ingredienti per piacere a molti. E, a quanto pare, così è.

Marco Deriu

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