Non si tratta di scelte per risparmiare, ma per migliorare la qualità. Così ha sempre affermato – da quando sono state rese ufficiali le chiusure dei reparti maternità di Osimo,  Fabriano e San Severino – il presidente della Regione Marche Luca Ceriscioli. Pur con le proteste degli Amministratori locali, anche di sinistra, con le raccolte firme e la mobilitazione dei cittadini fino ai palazzi di Ancona, sembra che non ci sia alcuna intenzione di ripensarci.

Girano alcuni numeri che giustificherebbero le chiusure: pare che si nasca male e con grande rischio se lo si fa in reparti che non raggiungono almeno i mille parti annuali. La statistica, come sempre, spadroneggia e non si può discutere. È la qualità che è in gioco, quindi non girano numeri sui costi delle attuali strutture e le previsioni dei costi futuri. Non lo si fa per risparmiare, appunto.

Prendiamo per buona l’affermazione. Ma allora occorre chiedersi quali sono i criteri su cui si basa la qualità. Ho avuto la ventura (nascita del terzo nipote) di frequentare il reparto di San Severino – 499° nato, ai primi del dicembre scorso, sui 540 circa del 2015. Sarà che nella mia famiglia siamo di modeste pretese, però mi è sembrato – soprattutto a detta di mia figlia e di mio genero – che parto e permanenza siano andati ottimamente, anche se con metà del numero dei parti che rappresenta il limite per accedere alla qualità. Dovrebbe essere andata “così così” e invece è andata ottimamente.

Lo stesso raccontano di tutti gli altri parti. Sarà stata una buona annata. La fortuna avrà deciso, nonostante tutte le previsioni dicano che nelle condizioni di reparti come quello di San Severino si è a forte rischio. Meno male che hanno deciso di porre fine a questa situazione! Del resto è già pronto il reparto di Macerata che potrà accogliere tutti i nuovi nati in più dell’intera provincia.

Tante belle cullette a castello. Anche per i lettini del parto si potrà pensare ad un soppalco, in caso di affollamento. Ma, sempre le statistiche dicono, questo non si verificherà perché c’è il passaggio a livello che da sempre svolge perfettamente la sua funzione di regolare l’accesso a Macerata. E fanno bene gli amministratori a mantenerlo. Le ferrovie sembra siano disposte a collaborare, attrezzando la vecchia casa del casellante con una stanza adibita al travaglio…

Finita l’ironia, almeno una seria considerazione, con una semplice domanda. Forse nella Sanità si guarda più alla malattia che al malato, pensando alla salute come semplice assenza di malattia e non come situazione complessiva della persona, cioè il malato? Probabilmente varrebbe la pena fermarsi a una seria riflessione su questo aspetto che si rischia di perdere di vista. Senza abbandonare il realismo che ci fa fare i conti con la mancanza di risorse.

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