Riceviamo e pubblichiamo l’intervento del professor Luigi Lacchè, rettore dell’Università degli Studi di Macerata, in occasione della visita odierna (1° febbraio) della presidente della Camera, Laura Boldrini.

Costruire l’Europa dei cittadini – il tema di oggi – è certamente uno dei più grandi temi/problemi del nostro presente, della nostra storia e del nostro stesso futuro, come Italiani e come Europei. Tutti noi sentiamo che il progetto europeo sta vivendo una fase particolarmente difficile, complessa, ma al tempo stessi siamo consapevoli del fatto che esso è stato ed è il più grande progetto sovranazionale, di pace e di progresso, avviato nel dopo guerra, fortemente voluto da quella straordinaria generazione di padri fondatori che aveva vissuto le persecuzioni e gli orrori delle guerre; un progetto ardito, portato avanti poi nei decenni, tra luci e ombre, con fatica, ma anche con forza ed entusiasmo. Un progetto che oggi riunisce più di 500 milioni di cittadini.

Ma quanto sentiamo nostra questa Europa? Quanto c’è oggi dell’Europa dei padri fondatori, delle loro speranze, dei loro sogni, e anche delle loro utopie? Quale sistema di valori l’Europa “unita” sta portando avanti?

Costruire l’Europa dei cittadini significa mettere al centro delle nostre preoccupazioni e del nostro impegno il tema dei valori fondanti della partecipazione e della democrazia, della solidarietà, della tutela dei diritti della persona umana, della circolazione delle merci ma prima ancora delle persone.

Quanto c’è oggi di quell’Europa che rischia di essere sopraffatta dagli egoismi nazionali e da logiche che collidono con i diritti di cittadinanza?

È allora un privilegio poter incontrare e ascoltare la presidente Boldrini, che è fortemente impegnata in questa riflessioni. Mi piace ricordare che nel settembre scorso la Presidente è stata promotrice di un documento – una dichiarazione per l’Europa – sottoscritto dai presidenti delle Camere basse di tre Paesi fondatori: Italia, Francia, Germania, più il Lussemburgo, ai quali si sono aggiunte altre assemblee nazionali. Nel 1941 – giusto 75 anni fa – in un luogo di sofferenza, l’isola di Ventotene, dove il regime fascista confinava i suoi oppositori, i federalisti Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Ursula Hischmann iniziavano a progettare il loro Manifesto “Per un’Europa libera e unita”.

Oggi l’Europa è libera, ma certamente meno unita di quanto i fondatori sperassero allora. Costruire l’Europa dei cittadini, partendo dai giovani significa probabilmente voler ridare valore e senso allo spirito originario chiedendo più Europa, più integrazione, più partecipazione per contrastare il rischio incombente di disgregazione.

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