La parola di oggi
Nel brano precedente Pietro aveva annunciato con entusiasmo la sua fede in Gesù. Per lui questa certezza è garanzia di vita e di riuscita. Proprio in questo momento Gesù inizia parlare della sua passione e della sua morte, e proclama il suo messaggio più paradossale. La vera vita non può nascere che dal ribaltamento del desiderio dell’uomo di garantirsi da solo la propria esistenza.

Dal vangelo secondo Luca (9,22-25)
In quel tempo Gesù disse: «Il Figlio dell’uomo, disse, deve soffrire molto, essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, esser messo a morte e risorgere il terzo giorno». Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per me, la salverà. Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi si perde o rovina se stesso?

Una storia per pensare
C’era una pacifica tribù che viveva in pianura ai piedi di altissime montagne. Un giorno, una feroce banda di predoni, che aveva il covo nascosto tra le vertiginose vette dei monti, attaccò il villaggio. In mezzo al bottino che portarono via c’era anche un bambino e lo portarono con loro in montagna. La gente di pianura non sapeva come fare a scalare la montagna. Non conoscevano nessuno dei sentieri usati dalla gente di montagna, non sapevano come trovare quella gente o come trovare le loro tracce su quel terreno scosceso. Ciononostante mandarono un gruppo di uomini, i loro migliori guerrieri, a scalare la montagna per riportare a casa il bambino. Gli uomini cominciarono la scalata, ma dopo diversi giorni di duri sforzi, erano riusciti ad andare solo un centinaio di metri su per la montagna. Sentendosi completamente impotenti, gli uomini di pianura si diedero per vinti e si prepararono a tornare al villaggio giù in basso. Mentre stavano per fare marcia indietro videro la madre del bambino che veniva verso di loro. Si accorsero che stava scendendo dalla montagna che loro non erano riusciti a scalare. E poi videro che portava il bambino in una sacca dietro le spalle. Come aveva fatto? Uno degli uomini del gruppo la salutò e disse: «Non siamo riusciti a scalare questa montagna. Come hai fatto tu a riuscirci quando noi, che siamo gli uomini più forti del villaggio, non ce l’abbiamo fatta?». La donna scrollò le spalle e disse: «Non era vostro figlio!». Dio ha detto a ciascuno di noi: «Tu sei il figlio che amo». E niente e nessuno lo ha fermato per riportarci a casa…

Alla Scuola della Misericordia
Nel percorso spirituale di questa Quaresima il tema dominante sarà quello di diventare più misericordiosi. Si tratta davvero di mettersi alla scuola della misericordia e, come è successo quando eravamo bambini, è necessario cominciare dalle elementari. Per questo con grande saggezza Papa Francesco ha invitato tutta la Chiesa a meditare con attenzione le opere di misericordia. Questi 14 inviti che vengono fatti a ogni cristiano si indirizzano alla totalità della vita: sia al suo aspetto spirituale, che a quello più concreto. Le sette opere di misericordia spirituale, così come le sette opere di misericordia corporale, non sono un elenco astratto da imparare a mente, una cosa da sapere, ma indicazioni pratiche del vivere. Come non si impara a leggere e scrivere finché non si comincia sotto la guida di un bravo maestro, così per crescere alla scuola della misericordia siamo invitati a leggere la parola di Dio e a scriverla nella concretezza della nostra vita sotto la guida sapiente di quel bravo maestro che è Gesù. Se leggiamo assieme le 14 opere di misericordia, la prima sensazione chiara che ne traiamo è che ci offrono un ritratto a tutto tondo di Gesù, così come viene descritto nella narrazione del Vangelo. Di fatto le opere di misericordia non sono altro che una dettagliata riflessione su che cosa sia l’imitazione di Gesù Cristo. Lo ha detto di fatto lui stesso, indicando ai discepoli la via della perfezione evangelica: «Imparate da me che sono mite e umile di cuore».

+ Nazzareno, vescovo

(testo tratto da: Nazzareno Marconi, Verso la Pasqua 2016)

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