«La salute non è tutto ma senza salute tutto è niente», asseriva il filosofo Arthur Schopenhauer che, pur non brillando certo di ottimismo, risulta quanto mai attuale per riflettere ancora sul delicato settore della sanità, che non poche ansie desta tra i cittadini, gli addetti ai lavori e gli Amministratori dei nostri Comuni.

Per comprendere quale sarà «Il futuro della sanità pubblica: criticità ed opportunità dell’Area Vasta 3», in diversi sono accorsi nel pomeriggio di ieri, venerdì 26 febbraio, presso l’ostello Asilo Ricci al convegno promosso dalla sezione di Macerata dell’Associazione medici cattolici italiani, con il patrocinio dell’Ordine dei Medici e il Comune di Macerata, nonchè dell’Asur-Area Vasta 3 (leggi Qui).

Sanità-la-Puglia-investe-nell-assistenza-territoriale-gli-interventi-in-Capitanata-e1426625610300La salute e il compito della sanità pubblica: un binomio particolarmente “sensibile” – come dimostrato anche dagli interventi espressi in sala al termine del dibattito -, su cui non manca l’attenzione della stampa, in un dialogo costante con le istituzioni nazionali e locali spesso amplificato da notizie vorticose, in cui il Sistema sanitario nazionale continua ad evolversi continuamente attraverso la riforma in atto, non spegnendo, tuttavia, il “cuore” reale del problema: la tutela dei cittadini. Appare dunque quasi lapalissiano affermare che «malattia», «cure», «ospedali» sono termini impegnativi, che toccano da vicino le famiglie (sconvolgendone spesso gli equilibri) e che meritano più di una dissertazione, affinchè il benessere dell’uomo ritorni, prioritariamente, al centro dell’interesse civico e professionale. Un interesse che coinvolge tutti, perchè nessuno può rimanere passivo di fronte ad un quadro decisamente complesso, in cui occorre chiarire come i tagli potranno tramutarsi in risparmi e le difficoltà in risorse da mettere in campo, nonostante il ridimensionamento voluto tramite la pesante spending review da parte dello Stato centrale faccia sempre più gridare al “mal comune” e la progressiva chiusura dei punti-nascita susciti allarme.

Il tavolo dei relatori all'Asilo Ricci (Foto Lucia Paciaroni)
Il tavolo dei relatori all’Asilo Ricci
(Foto Lucia Paciaroni)

Perché affrontare pubblicamente argomenti così urgenti, ma non esenti da polemiche? Quali prospettive si delineano nei territori che abitiamo e quali le iniziative da intraprendere? È a questi interrogativi che l’Amci di Macerata ha tentato di fornire una risposta con questo tavolo di confronto attraverso le voci autorevoli degli esperti di settore, «non per fornire “ricette” prestabilite», bensì per raggiungere una vera e propria «concertazione di intenti», con la speranza di guardare al domani senza mai sottovalutare l’individuo, le sue esigenze e il rapporto che si instaura con il medico e le sue responsabilità professionali.

Il dottor Andrea Corsalini (Foto Lucia Paciaroni)
Il dottor Andrea Corsalini
(Foto Lucia Paciaroni)

«La sanità non è un tema di quartiere», aveva puntualizzato nella conferenza stampa di presentazione il dottor Andrea Corsalini, presidente Amci Macerata e vice presidente Marche. Un concetto ben rimarcato anche nella tavola rotonda di ieri, con l’attenzione rivolta alle prospettive future e alle «Implicazioni sociali della Sanità pubblica». «Oggi – ha affermato il medico di Montelupone – siamo qui per riunire le forze in campo e perseguire obiettivi comuni in un’ottica di vera condivisione che abbia come finalità l’efficienza del servizio sanitario ad appannaggio di tutti ma, particolarmente, per chi si trova in condizioni di maggiore debolezza e fragilità».

«Basta con il particolarismo esasperato che impera nei nostri territori, e basta con i campanilismi. I dati ed i tagli che si profilano all’orizzonte – ha poi aggiunto – ci inducono a non pretendere come diritto questo servizio, ma di cambiare coinvolgendo anche nuovi attori, né dobbiamo incrementare i problemi in questa fase transitoria. Dobbiamo imparare a guardare alla riforma come ad un’opportunità, perché stiamo ponendo le basi per una sanità del territorio per i prossimi 20 anni».

Malattia-Polizze-sanitarie-Sanit---ImcUn richiamo forte e diretto alle “tensioni” che generano non pochi allarmi nell’opinione pubblica, che si alimentano giorno dopo giorno. Dopo il positivo incontro, a metà gennaio, tra il governatore delle Marche, Luca Ceriscioli e il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, (in cui venne chiesto, da parte del Presidente della Regione, di affrontare il nodo del riparto del fondo sanitario già nei prossimi mesi, in modo da consentire alle regioni di programmare le attività in vista delle assunzioni in deroga, ndr), è recentissima la conferma, da parte della Giunta regionale, per l’approvazione della riorganizzazione e riqualificazione delle 13 case della salute, ridefinite «ospedali di comunità», e della rete dei trasporti di emergenza territoriale, accogliendo le proposte della Commissione sanità del Consiglio regionale (Qui il servizio).

(Foto Lucia Paciaroni)
(Foto Lucia Paciaroni)

Informazioni ben più che interessanti ma non del tutto definite, a cui si aggiunge anche il nuovo scenario che potrebbe delinearsi con l’eventualità di un ospedale unico di area vasta provinciale, alla luce dell’incontro svoltosi la settimana scorsa a San Severino alla presenza di diversi rappresentanti delle Amministrazioni locali.

Romano Carancini, sindaco di Macerata (Foto Lucia Paciaroni)
Romano Carancini, sindaco di Macerata
(Foto Lucia Paciaroni)

Tra i Sindaci presenti alla conferenza anche Romano CaranciniPrimo cittadino di Macerata, città capoluogo che vive da vicino le difficoltà in ambito sanitario. «Un sistema pubblico non può esserlo integralmente – ha dichiarato, ribadendo il proprio ruolo civico a difesa della tutela dei pazienti in quanto cittadini -, per questo è positiva la sinergia tra pubblico e privato. Ma il sistema sanitario deve avere nel valore pubblico il proprio orizzonte: la virtuosità dipende dagli uomini e dai processi governativi, non dall’essere pubblico o meno. La riforma è inattuata dal 2013 ed ora bisogna avere il coraggio di portarla avanti e far capire ai cittadini che è importante procedere in questa direzione. In merito all’ipotesi dell’ospedale di area provinciale, noi, come Comuni, dobbiamo indicare, senza litigi, i criteri: poi sarà la Regione a scegliere le location».

Il professor Americo Sbriccoli, presidente dell'Ordine dei Medici di Macerata (Foto Lucia Paciaroni)
Il professor Americo Sbriccoli, presidente dell’Ordine dei Medici di Macerata
(Foto Lucia Paciaroni)

Quindi, l’accento sulla valenza umana e professionale di chi esercita la “vocazione” medica, in cui spesso l’eccessiva accondiscendenza delle «regole burocratiche» nuce gravemente alla salute. A sostenerlo è il professor Americo Sbriccoli, primario chirurgo di nota fama e lunga esperienza, prima a Treia, poi a Tolentino, infine a Macerata, del cui Ordine dei Medici è presidente. «La persona malata è un’altra persona rispetto ad una non malata, perché sarà sempre privata della certezza del domani. In materia di salute la gente per questo vuole il meglio, vuole fidarsi. Con il tempo alle regole della buona clinica sono subentrate quelle burocratiche, favorendo così il diffondersi di una medicina debole», ha precisato il professore. Inoltre, sviluppando il proprio intervento su «La professione medica nel Sistema sanitario nazionale», il luminare ha ricordato che «il problema fondamentale è che il Sistema stesso appronta servizi e prestazioni per la massa e non entra nella qualità della singola prestazione. La buona medicina è quella che fa i buoni medici, ma per questo occorrono una buona formazione e dei maestri. E oggi ci sono le linee guida, più che i maestri…».

Diversi i medici presenti al convegno svoltosi all'ostello Asilo Ricci di Macerata (Foto Lucia Paciaroni)
Diversi i medici presenti al convegno svoltosi all’ostello Asilo Ricci di Macerata
(Foto Lucia Paciaroni)

«La buona medicina è quella che fa i buoni medici, ma per questo occorrono una buona formazione e dei maestri. E oggi ci sono le linee guida, più che i maestri…»

(Foto Lucia Paciaroni)
(Foto Lucia Paciaroni)

Più valore all’umanità della professione, dunque, che non può non riflettersi poi nel bene della collettività, anche sul piano legislativo. Nell’acceso confronto, infatti, non è mancato il profilo giuridico, espresso dalla professoressa Daniela Gasparrini, già docente di diritto amministrativo all’Università di Macerata, alla quale è toccato il compito di spiegare cosa prevede «L’articolo 32 della Costituzione italiana e tutela della salute».

NIGUARDA PRESENTAZIONE ATTIVITA_ PRELIEVO E TRAPIANTOD_ ORGANO E«La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. la legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana». Questo recita, testualmente, il testo costituzionale italiano e la docente, attraverso un’analisi in cui il diritto alla salute è stato ben inquadrato come aspetto fondamentale del nostro vivere, ha osservato: «Comuni, Province, Regioni, Stato devono realizzare questo diritto: viene sempre prima il diritto dell’individuo, poi l’interesse pubblico che non può mai sovrapporsi al diritto della persona. La Repubblica deve garantirne la tutela, ma anche l’attuazione».

(Foto Lucia Paciaroni)
(Foto Lucia Paciaroni)
Il dottor Alessandro Maccioni, direttore dell'Area Vasta 3 (Foto Lucia Paciaroni)
Il dottor Alessandro Maccioni, direttore dell’Area Vasta 3
(Foto Lucia Paciaroni)

Infine, l’attesissimo intervento del dottor Alessandro Maccionidirettore Asur – Area Vasta 3, che tabelle e numeri alla mano, ha chiarito i termini de «La riforma sanitaria e l’Area Vasta 3: rete clinica e altri servizi». «Dobbiamo fare i conti con il pareggio di bilancio e nella Costituzione… di questo non si parla», ha affermato il responsabile. «C’è un problema di sostenibilità economica, ma bisogna anche guardare al bene dei cittadini. Il bene di questa riforma è che non è autoreferenziale ma va incontro ai bisogni della gente. Tensioni? Certo, l’Area Vasta 3 vale qualcosa come 527 milioni di euro, il settore sanitario è il più importante della regione e il fattore economico finisce sempre per prevalere su quello del singolo cittadino».

ospedale5gPoi, il momento dei conti: nel 2016 verranno investiti 6 milioni e 600mila euro nell’Area Vasta 3 e, stando al piano straordinario, verranno assunte 129 persone, di cui 63 medici e altre 70 figure, tra infermieri e operatori socio-sanitari. Quale il nodo delle criticità, secondo Maccioni? Con una realtà che conta circa 3500 dipendenti, dove 184 milioni di euro vengono investiti per le spese del personale e circa 80mila euro per il costo dei farmaci, «attualmente le lobby economiche muovono verso una sanità sempre meno essenziale, non necessaria». Al suo intervento si è affiancato inoltre un flash della dottoressa Giovanna Faccenda, chiamata in causa per specificare quali sono le competenze mediche per ora carenti – in particolare, dall’Università si attendono nuovi laureati in Anestesia – e precisare la delibera di Giunta in merito alla spinosa questione dei tempi di attesa, diversificati tra «prima visita e visita di controllo», inevitabilmente legati al principio medico dell’«appropriatezza».

«Secondo il piano straordinario, quest’anno verranno assunte 129 persone, di cui 63 medici e altre 70 figure, tra infermieri e operatori socio-sanitari»

Parole impegnative e cifre importanti che, ci si augura, possano concretizzarsi, passo dopo passo, in fatti e garanzie per i cittadini, nel segno della autentica corresponsabilità capace di rispondere alle richieste di efficienza qualitativa e non di sola autoreferenzialità. Perchè in fondo è vero, come sosteneva Lev Tolstoj, che «le due più grandi sventure nella vita sono una cattiva salute e una cattiva coscienza».

(Foto Lucia Paciaroni)
Da sinistra: il dottor Corsalini, il direttore Maccioni e la dottoressa Faccenda (Foto Lucia Paciaroni)

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