Domenica 13 marzo, alla Domus San Giuliano di Macerata, avrà luogo il 26^ Congresso provinciale delle Acli, dal titolo “Senza paura”. Fin dalla loro nascita queste non si sono limitate a intervenire sui problemi del lavoro, ma si sono occupate anche di sicurezza sociale e più in generale di politiche sociali, oltre che di cittadinanza, formazione professionale, famiglia, scuola e cultura.

Nel 2003, anno della riforma dello stato sociale, le Acli elaborarono un “Manifesto sul Welfare”, nel quale avevano presentato precise proposte di riforma sul valore della persona umana; sull’equità delle prestazioni (garantite a tutti ma in particolare ai più deboli); sulla centralità della famiglia; sulla sussidiarietà capace di favorire la partecipazione di istituzioni e corpi sociali; sulla valorizzazione dei territori locali e in particolare del livello municipale; ed, infine, sull’integrazione sociale, con particolare attenzione all’integrazione multietnica e multiculturale:

Il manifesto del Congresso provinciale
Il manifesto del Congresso provinciale

«Se i principi fondamentali e i criteri di base indicati nel Manifesto sul Welfare del 2003, affermano le Acli maceratesi, restano validi, è innegabile che di fronte alle profonde trasformazioni sociali degli ultimi decenni oggi si deve procedere a una oculata riforma dello Stato sociale. Oggi tutti concordano sulla necessità di realizzare un nuovo sistema di Welfare. Nella critica al modello attuale in genere si insiste sui costi insostenibili e sulle inefficienze diffuse, ma fra gli elementi negativi vi è anche la scarsa capacità dell’attuale Stato sociale di valorizzare le risorse non solo economiche ma anche umane. Serve un nuovo modello di Welfare».

Ma le Acli non criticano solamente l’organizzazione attuale dello stato sociale; propongono alcune riorganizzazioni: «Il Welfare deve riguardare tutti (universalismo), ma non tutti allo stesso modo (selettivo), perché le risposte devono tener conto delle diverse condizioni di ciascuno, privilegiando i più deboli. Questa attenzione ai cittadini più deboli corrisponde a un altro criterio su cui pure si concorda: la riforma dello Stato sociale deve basarsi sul principio di equità».

Quindi il welfare statale deve essere affiancato da quello del Terzo Settore: «Nel nuovo modello di protezione sociale, a un primo Welfare pubblico si affianca un secondo Welfare, promosso da privati e da imprese del Terzo Settore e sostenuto da risorse non pubbliche. Mentre lo Stato sociale tradizionale forniva servizi assumendo una forma prevalentemente assistenziale, il nuovo dovrà essere soprattutto un Welfare di comunità, cioè un Welfare capace di sostenere le persone in difficoltà appunto attraverso una comunità, mettendo loro a disposizione legami, relazioni, reti.

L'ingresso della Domus San Giuliano a Macerata
L’ingresso della Domus San Giuliano a Macerata

Non solo: non più uno Stato sociale centralizzato, ma uno Stato sociale comunitario, più legato ai territori e capace di coinvolgere altri protagonisti: oltre alle realtà del Terzo settore (associazionismo, cooperazione e volontariato), anche sindacati, assicurazioni, fondazioni e anche quelle imprese private che negli accordi integrativi aziendali hanno inserito servizi sociali (welfare aziendale)».

Le Acli maceratesi sostengono questo nuovo Welfare, chiamato “Welfare mix”: «Radicato nelle comunità locali e attento a costruire legami di solidarietà, sta già operando in numerose realtà stimolando nuove esperienze in vari ambiti: dalla finanza sociale alle esperienze abitative condivise, dai servizi per l’infanzia alla sperimentazione di nuove forme di conciliazione tra vita e lavoro. Sono processi che devono essere meglio coordinati, rafforzati e governati. Alcune di queste realtà si sono già poste l’obiettivo di fare rete. Ora si tratta di trasformare tutte le esperienze richiamate in un vero e proprio sistema».

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