Proseguono le celebrazioni del Triduo pasquale. Ieri, venerdì Santo si è svolta l’azione liturgica della Passione del Signore. La celebrazione prevedeva la lettura del racconto della Passione dal Vangelo di san Giovanni e l’adorazione della Croce. Pubblichiamo le intense parole pronunciate dal vescovo Nazzareno Marconi ieri pomeriggio in cattedrale. 

«Il tema che unifica questa celebrazione è l’adorazione. La celebrazione si è aperta in silenzio con una prostrazione adorante. Al centro della proclamazione del “Passio” ci siamo inginocchiati per adorare la morte di Gesù. Il rito centrale ora sarà l’adorazione della Croce. Cosa vuol dire adorare? Adorare vuol dire riconoscere la preziosità di qualcosa, ma per noi cristiani solo Dio si può adorare. Allora se io adoro qualcosa vuol dire che riconosco che lì c’è di prezioso la presenza di Dio. 

Allora capite che è piuttosto spaziante la celebrazione di oggi. San Paolo l’ha detto: la croce è una cosa assurda. Perché è scandalosa? Attenti! Noi ci mettiamo qui davanti ad un crocefisso di legno, e potremmo pensare che stiamo adorando quello. No. Adorare la Croce vuol dire riconoscere che la croce, cioè la sofferenza innocente accolta per amore, è preziosa, e dentro di noi qualcosa si rivolta, perché non è una cosa normale. La sofferenza colpevole la possiamo anche capire, ma la sofferenza innocente no, nella nostra logica c’è sempre una grande ingiustizia e basta. Accoglierla come una cosa preziosa perché c’è Dio è la via per incontrare il Signore. Dio si rivela in questo. 

In questi giorni di fronte a certe notizie, cerco sempre di immedesimarmi nel cuore di quelle madri e quei padri di quei figli che la televisione ci dice che sono morti. Innocenti vittime di un gioco di violenza e di interesse molto più grande di loro e mi sforzo di dire qui c’è Dio. Ma la nostra fede è questo. La nostra fede ci dice che lì dove sembra che Dio non c’è, siamo chiamati ad adorare la croce e dire: “Io credo che in questa sofferenza innocente non c’è un segno della mancanza di Dio ma c’è il segno della presenza di Dio”. Dio è lì. Dio è lì dove c’è uno che soffre e devo avere di colui che soffre, innocente e per amore, venerazione, rispetto e lì riconoscere la presenza di Dio. E la mia debole fede deve dire: “Signore io adesso sarei tentato di dire, ma tu dove sei?” invece la mia fede deve dire “Si o Signore tu sei qui. Tu sei il signore della storia anche nella croce. Tu sei il signore della storia anche nella sconfitta. Anche dove sembra che non ci sei. Anzi, io non so come ma attraverso quella sofferenza accolta e offerta per amore, Tu salvi il mondo”. 

Il Signore ci annuncia che nella croce, in quel amore che sa arrivare fino alla croce c’è la salvezza del mondo. Questo noi adoriamo. Allora venendo a baciare il crocefisso, non facciamo un semplice atto di devozione, dobbiamo fare un atto di fede. E credo che ogni volta che un uomo è capace di accogliere la sofferenza innocente e di offrirla per amore, si salva e salva gli altri. E dobbiamo dire: “Se un giorno chiedi a me di sopportare una piccola o grande sofferenza e di accoglierla con amore e di offrirla con amore, fa che sia capace perché così mi salverò e salverò gli altri”. Questa è la nostra fede. 

È impegnativo il gesto di venire ad adorare la croce e la liturgia, che è saggia, mette per primo il Vescovo; non perché è il più bravo, ma perché se non impara questo il Vescovo come può sperare che lo imparano gli altri? Non si può fare i maestri se prima non si è scolari, e qui oggi siamo tutti scolari, perché davanti alla lezione della croce siamo tutti sempre in prima elementare, tutti abbiamo tanto da imparare. Accostiamoci alla croce con fede

La sera si è svolta lungo le via di Macerata, la tradizionale processione del “Cristo morto”, organizzata ogni anno per i riti del venerdì Santo dalla confraternita del Santo Sepolcro (Fotogallery). 

Stasera, Sabato santo, dalle ore 23, nella cattedrale di San Giuliano si svolgerà la solenne veglia Pasquale, che sarà trasmessa in diretta attraverso i Media diocesani.

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