Il commercio equo e solidale, o commercio equo, garantisce al produttore e ai suoi dipendenti un prezzo giusto e predeterminato, assicurando anche la tutela del territorio. Si oppone alla massimizzazione del profitto praticata dalle grandi catene di distribuzione organizzata e dai grandi produttori. Carattere tipico di questo commercio è quello di vendere direttamente al cliente finale i prodotti, eliminando qualsiasi catena di intermediari. Uno dei suoi punti qualificanti è quello di promuovere cooperative di produttori sufficientemente grandi da potersi confrontare con successo ai grossisti. A Tolentino è presente una struttura di cui i soci Franco Luciani ed Olimpjo Bernardini ci hanno raccontato le ragioni e la mission di questa presenza in città.

A chi si deve l’apertura della bottega del Commercio Equo e Solidale di Tolentino?
Si tratta di un evento di quasi 20 anni fa dovuto a don Rino Ramaccioni e al Sermit. Per la verità, in un primo tempo, circa 2 anni, prima dell’apertura di un negozio, il gruppo locale di volontari ha fatto bancarelle con prodotti equo solidali, specie sui sagrati delle Chiese. Eravamo mossi dal desiderio di sensibilizzare i concittadini al Commercio Equo Solidale che stava diffondendosi e rafforzandosi nelle Marche (le prime botteghe sono state quelle di Ancona, Macerata e Fano). Oggi abbiamo un motivato gruppo di circa 20 persone di ogni età che, con vari incarichi di puro volontariato, collabora con la Cooperativa Sociale Mondo Solidale, con sede e magazzino a Chiaravalle, che opera nella nostra Regione con 16 “botteghe del Mondo”.

Come è sorta l’idea?
L’inizio del movimento si è avuto negli Stati Uniti nel 1946. Alla fine degli anni ’50 e nei primi ’60 fu introdotta in Gran Bretagna ed Olanda la vendita di manufatti ed alimentari provenienti dai piccoli produttori del Sud economico del Mondo (quasi solo zucchero integrale di canna e caffè, anche per il valore simbolico di quest’ultimo, per la cui produzione si utilizzavano gli schiavi negri). Il movimento aveva e ha lo scopo di sostenere ed aiutare a crescere, favorendone l’associazione, i produttori più deboli (spesso vittime dei grandi gruppi economici che li sfruttano imponendo prezzi da fame) e, allo stesso tempo, diffondere una nuova consapevolezza fra i consumatori. Lo storico slogan del movimento, «Commercio, non aiuto», sottolinea l’intenzione di privilegiare relazioni economiche con il Sud del Mondo al posto di quelle di tipo assistenzialistico. Attualmente nell’Unione Europea sono circa 2.800 le botteghe del mondo, presso le quali offrono il loro servizio circa 100mila volontari. Per quando riguarda l’Italia sono circa 600 botteghe in prevalenza nel nord. I punti vendita che trattano prodotti equosolidali in Italia sono più di 5mila.

Quali sono i valori e la mission delle botteghe?
Criteri fondamentali del Commercio Equo e Solidale sono, in sintesi: il contrasto al commercio tradizionale basato sulla forza economica dell’importatore; il pagamento anticipato, almeno in parte, dei prodotti; il tentativo di far sopravvivere i produttori emarginati e ridistribuire, almeno in parte, i redditi; il cercare di estendere la caratteristica della filiera corta. Mentre i suoi vincoli sono il divieto del lavoro minorile; l’impiego di materie prime rinnovabili; il farsi carico, da parte del Commercio Equo, delle spese per la formazione e la scuola nei paesi poveri; lo sviluppo della cooperazione fra i produttori; la creazione, dove possibile, di un mercato interno dei beni prodotti. Gli impegni degli importatori servono a garantire prezzi e quantitativi minimi in accordo con i produttori; stipulare contratti di lunga durata; fornire consulenza gratis per i prodotti e le tecniche di produzione; concedere prefinanziamenti per l’acquisto di attrezzature e qualificare i prodotti. La scelta della produzione biologica è sempre più presente, dovuta da un lato ai corretti orientamenti dei consumatori del Nord per un cibo più sano, ma anche finalizzata ad evitare a produttori ed addetti alle trasformazione di esporsi a prodotti nocivi e, non come ultimo motivo, alla salvaguardia dell’ambiente.

Davvero è possibile un’economia onesta e alternativa?
Un’economia onesta e alternativa non solo è possibile ma è necessaria per la salvaguardia della dignità dell’uomo e dell’ambiente. Il movimento mondiale del Commercio Equo e Solidale a tal fine cerca di educare alla consapevolezza che una notevole parte delle disuguaglianze e delle ingiustizie nasce dalle speculazioni nel settore della produzione degli alimenti e dei prodotti di uso personale. Ciascuno di noi può contribuire, con acquisti eticamente ed ambientalmente sostenibili, a cambiare in meglio il mondo.

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