L’immaginario visivo e la curiosità del fotografo Massimo Zanconi saranno in mostra dal 3 maggio, al Duma di Macerata, in vicolo Tornabuoni (inaugurazione alla ore 21 del 3 maggio; visitabile fino al 15 maggio con orario, al mattino, dalle 10 alle 13, e, nel pomeriggio, dalle 16 alle 20, ndr). Promossa all’interno della rassegna Macerata Racconta, si tratta di una miscela artistica formata dall’incontro di diverse discipline che rappresentano, secondo le stesse parole dell’autore, in «allegorie contemporanei». Sono i “Jeux”, i giochi, da cui prende titolo la personale, costituiti dall’attenzione per gli oggetti, presenti o volutamente mancanti, e, di conseguenza, dalle emozioni provate e suggerite all’occhio di chi guarda. Intervistato per i media diocesani, Zanconi “apre” metaforicamente la porta del suo set fotografico ideale e svelare alcune curiosità sulla mostra.

Massimo Zanconi
Massimo Zanconi

Partendo dal titolo scelto, quali sono i “giochi” dai quali ha preso spunto per organizzare la sua personale fotografica?
In fondo, il mio lavoro è un gioco: sia nel comporre l’immagine che nel rapporto con le persone fotografate, un elemento comune è senza dubbio il divertimento. Inoltre, quando si realizzano esposizioni di questo genere, ovvero non richieste da un cliente e, quindi, un lavoro, tutto ciò che si realizza con questo stato d’animo. Poi, per “personale” si intendono le scelte compiute per organizzare la mostra. Il gioco nasce principalmente per questo: costruire l’immagine e allestire la scenografia per esporre le stesse. Le foto sono state scattate nel mio studio e ognuna di esse ha la sua storia, il suo piccolo racconto, anche se ciò che poi alla fine il pubblico potrà osservare è essenzialmente una scelta personale.

13095902_876783319110739_4039567170898148944_nCome definirebbe il suo rapporto con la fotografia?

Nasco da padre fotografo e, di conseguenza, sono cresciuto “dentro” questo mestiere. Al di là del lavoro, però, nutro una vera passione per l’immagine. Se dovessi smettere di fare questo lavoro, per me sarebbe comunque necessario scattare delle fotografie: è il mio modo di comunicare con gli altri, come altri utilizzano la scrittura o la musica.

Un suo obiettivo “comune” è la città di Macerata…
Si tratta di una scelta affettiva. Arrivo a lavoro e ritorno a casa a piedi, passando per il Centro storico, nelle vie dove sono cresciuto e ho passato la mia infanzia. Tramite la fotografia mi piace ricordare i luoghi dove giocavo e mostrarli agli altri, secondo un punto di vista davvero personale. Ad ogni modo, utilizzo i social network per pubblicare qualsiasi genere di foto, dai paesaggi alla quotidianità della gente, dal reportage a una fotografia più tecnica, fino al ritratto. Ho anch’io delle preferenze, ma, in genere, amo tutto ciò che riguarda la fotografia come forma d’arte.

Ascolta l’intervista completa per Radio Nuova Macerata di Piero Paoletti:
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