Molto spesso abbiamo paura di una buona melodia per i canti liturgici, perché pensiamo che il testo associato sia sciatto, non all’altezza del rito: conseguenze della pop music usa e getta che spesso ha contaminato in negativo il codice sonoro liturgico degli ultimi decenni. Quando, però,  ad una musica orecchiabile e alla portata di tutti sono collocate parole forti la situazione cambia. È il caso del canto “Quello che abbiamo udito“, testo di Anna Maria Galliano e musica di Francesco Buttazzo, pubblicato per le edizioni Paoline nella raccolta “Chiesa che annuncia” e inserito nel Repertorio nazionale di canti per la liturgia (CEI, 2008) al n. 301.

Un testo denso, importante che cita l’inizio della prima lettera di San Giovanni: “Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita – la vita infatti si manifestò, noi l’abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna, che era presso il Padre e che si manifestò a noi -, quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi.” (1 Gv 1,1-3).
Non solo il ritornello del canto qui presentato, ma tutto il testo è ispirato e legato alla lettera di S.Giovanni ed ha il pregio di contenere numerosi riferimenti biblici e teologici di Dio-Parola-Amore. La risurrezione di Cristo “ricongiunge la terra al cielo e l’uomo al suo creatore”, come diciamo nella notte di Pasqua. E il canto sembra ripensare a quell’immagine quando afferma: “In Gesù tutto il cielo si apre, ogni figlio conosce suo Padre”. Dalla conoscenza di Dio, dal legame profondo di ogni figlio con il Padre ha origine la comunione fraterna fra gli uomini e scaturisce la testimonianza, seme del regno di Dio. “E questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche suo fratello.” (1 Gv 4,21).

Il testo, essenza del messaggio cristiano, è affidato ad una musica semplice ma coinvolgente e con estensione contenuta; richiede solo un po’ di attenzione per le numerosi sincopi presenti. La versione originale prevede una polifonia a tre voci adatta anche ad un coro di modeste dimensioni.
Un canto consigliabile in particolare per il tempo pasquale per celebrazioni della Parola in cui l’ascolto e la meditazione sono centrali.

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