«Ogni scout è chiamato a lasciare il mondo in modo migliore di come lo ha trovato». Dall’intuizione di Robert Baden Powell, la professoressa Paola Dal Toso, docente di Storia dell’Educazione e della Pedagogia presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Verona e segretario generale della Cei per la Consulta nazionale delle Aggregazioni laicali, trae uno spunto iniziale per ribadire l’impegno dello scoutismo cattolico, a cento anni dalla sua formazione, per il bene della società (leggi qui il programma delle celebrazioni maceratesi).

L’occasione è stata il convegno promosso lo scorso 20 maggio, presso l’Auditorium San Paolo di Macerata, sul tema “Pedagogia e metodo scout oggi. L’attualità della proposta educativa scout”. L’evento era rivolto a insegnati, pedagogisti, genitori, capi scout e a quanti avessero voluto approfondire i risvolti pedagogici del metodo scout, con la possibilità di ripercorre alcune fondamentali tappe storiche del movimento. Oltre alla professoressa Dal Toso, presente anche Piero Gavinelli, impegnato come educatore all’interno dell’Agesci (Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani) e Capo Scout d’Italia dal 2002 al 2005.

«Sviluppare al meglio le proprie capacità per il raggiungimento della felicità collettiva – ha aggiunto poi la Dal Toso -, non è altro che mettere in pratica le parole del Vangelo: amare gli altri e servirli. Questa è, in estrema sintesi, la proposta educativa che, nel corso del tempo, ha assunto una connotazione italiana e una maturazione dal punto di vista metodologico che tiene conto della realtà delle nuove generazioni».

Secondo l’alto rappresentante della Consulta nazionale delle Aggregazioni laicali, lo scoutismo cattolico è ancora capaci di rispondere al bisogno dei ragazzi di essere protagonisti e di vivere un’esperienza comunitaria: «Imparare a costruire se stessi e darsi degli obiettivi di vita – ha continuato – aiuta a progettare la propria esistenza verso i valori dell’educazione a ciò che è bello, a ciò che è buono e a ciò che è Santo».

Considerazioni alle quale si è aggiunto l’intervento di Piero Gavinelli, per il quale la proposta scout è «assolutamente attuale», con pochi punti di riferimento ma «sempre rispettati»: dare responsabilità, la fiducia, offrire spazio ai ragazzi come attori della propria educazione. «Tutto ciò ci ha permesso di avere, nei cento anni di vita dello scoutismo – ha affermato Gavinelli -, una presenza sempre più efficace nel territorio, così come una compresenza di adulti e ragazzi capaci di realizzare insieme le proprie attività».

La pedagogia scout è, infatti, una «pedagogia attiva», dove, attraverso le stesse iniziative, si «elabora un processo educativo che aiuta a formare la persona». Rispetto al rapporto tra i giovani e i social network, Gavinelli ha poi dichiarato: «Le nuove tecnologie non ci interrogano su un aspetto fondamentale, quello dell’imparare per capire. L’uso dello strumento moderno può intaccare la formazione in comunità – ha ribadito -, ma, fino ad ora, siamo riusciti a trovare un equilibrio di qualità con la nostra proposta».

Ascolta le interviste realizzate da Luigi Taliani per i media diocesani:
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