Il progressivo invecchiamento della popolazione ha comportato un sensibile aumento dei disturbi cognitivo-comportamentali di natura neurodegenerativa, destinati ad acquisire in futuro sempre più rilevanza. Tra le sindromi neuropsichiatriche più comuni vi sono le demenze: con una prevalenza del 5-8% negli over 65, colpiscono 1,2 milioni di italiani; in circa il 15-25% dei casi, inoltre, possono associarsi a depressione.

Il Medico di famiglia è una figura cruciale all’interno della rete integrata di servizi sul territorio. A lui è dedicato il progetto di formazione itinerante “Piano nazionale demenze, nuovi scenari di cura”, che si svolgerà a Spoleto (presso l’Albornoz Palace Hotel) il 27-28 maggio. Promossa dall’Associazione Italiana Psicogeriatria (Aip) con il grant incondizionato di Angelini, azienda da anni impegnata a tutela della salute mentale nell’anziano, l’iniziativa prevede un ciclo di 13 eventi Ecm locali in 13 Regioni italiane, da maggio a novembre. Obiettivo: raggiungere oltre 650 Medici di Medicina Generale, ai quali presentare i contenuti e le finalità del recente Piano Nazionale Demenze, per suggerire un più corretto approccio diagnostico-terapeutico al problema.

Il 30 ottobre 2014 è stato approvato l’accordo tra Stato e Regioni sul documento “Piano Nazionale Demenze” che, puntando a una gestione integrata e multidisciplinare del problema, intende fornire indicazioni strategiche per migliorare e uniformare la qualità dell’assistenza erogata in Italia: dalle terapie specialistiche al sostegno e all’accompagnamento del malato e dei caregiver, durante tutto il percorso di cura. In questo complesso scenario si colloca l’operato del Medico di famiglia, fondamentale per l’applicazione degli obiettivi del Piano, in collaborazione con lo specialista.

«La complessità della sfida alle demenze e la loro crescita esponenziale, legata all’aumento dell’aspettativa di vita, rendono necessario strutturare sul territorio interventi assistenziali appropriati e precoci, che richiedono un’adeguata preparazione da parte del personale sanitario», spiega Marco Trabucchi, presidente di Aip.

«Il Piano Nazionale Demenze costituisce il primo tentativo di dare al nostro Paese una guida unitaria per affrontare una priorità mondiale di salute pubblica: è un punto di partenza di grande significato, perché coinvolge gli operatori a tutti i livelli, comunicando ai cittadini un impegno diffuso da parte della comunità. Per questo motivo – continua Trabucchi -, l’Aip intende dar vita a un’intensa attività formativa, volta a presentare il Piano ai Medici di Medicina Generale, aumentare la loro consapevolezza sul problema demenze e coinvolgerli nella rete assistenziale integrata, dove rappresentano una figura centrale: sono infatti il primo riferimento sul territorio per il paziente e i caregiver».

«Nelle Marche, in base ai casi noti e presi in carico dalle diverse Unità Valutative Alzheimer (Uva) regionali, si stima siano almeno 30mila le persone affette da demenza e il trend è in costante crescita», dichiara invece Osvaldo Scarpino, neurologo, presidente Sezione Marche di Aip. «Dal corso formativo previsto a Spoleto ci attendiamo che esca rafforzato il ruolo centrale del Medico di Medicina Generale e si realizzi un’efficace sinergia con gli specialisti deputati a svolgere nuovi e importanti compiti nella transizione tra le Uva e i Centri per Disturbi Cognitivi e Demenze (Cdcd), di recente costituzione».

Le Regione Marche è stata tra le prime a recepire il Piano Nazionale Demenze, istituendo i Cdcd e promuovendo percorsi diagnostico-terapeutici e assistenziali condivisi in tutte le Aree Vaste e dando vita al Gruppo Tecnico Regionale Demenze. «Restano da attivare altri importanti organismi – aggiunge Scarpino -, come la Consulta regionale del volontariato e delle associazioni dei familiari: grazie all’impegno di queste ultime, in particolare, sono sorti numerosi Caffè Alzheimer, centri di ascolto e supporto per i malati e i loro caregiver. C’è comunque ancora molto da fare nella nostra Regione – conclude -, il rischio è che non si riesca a dare continuità all’opera di costruzione di una rete curante per le demenze ma prevalgano interventi isolati, senza un reale sistema di governo, indispensabile per curare una patologia così lunga, dolorosa e complessa».

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