Dare la parola ai parroci e ai diaconi d’Italia. Con l’hashtag #ParrocchieAperte, il Sir ha avviato da lunedì 30 maggio un racconto a più voci dalle parrocchie italiane in risposta alla richiesta di Papa Francesco, che nella messa di domenica per il Giubileo dei diaconi ha affermato: «A me fa male al cuore quando vedo un orario, nelle parrocchie: “Dalla tal ora alla tal ora”. E poi? Non c’è porta aperta, non c’è prete, non c’è diacono, non c’è laico che riceva la gente… Questo fa male. Trascurare [andare oltre] gli orari: avere questo coraggio, di trascurare [andare oltre] gli orari. Così, cari diaconi, vivendo nella disponibilità, il vostro servizio sarà privo di ogni tornaconto ed evangelicamente fecondo».

C’è anche la testimonianza di don Alberto Forconi, parroco di Santa Croce a Macerata tra le tante finora raccolte, da Siracusa a Torino, da Rossano a Milano, da Taranto a Genova passando per Roma, Bologna, Cosenza, Cremona, Reggio Calabria, Campobasso, Chieti, Padova, Venezia, Como.
Chiunque volesse contribuire con l’esperienza della propria parrocchia, può farlo inviando un breve testo (1.500 caratteri) alla mail sir@agensir.it o contattando il Sir tramite social network (Twitter e facebook).


Parrocchie aperte: don Forconi (Santa Croce, Macerata), “Stiamo cercando di venire incontro a tutte le necessità”

«Stiamo cercando di venire incontro a tutte le necessità. È ovvio che un minimo di programmazione è necessario: ad esempio, da noi la chiesa è aperta dalle 6.30 alle 13 e, dopo una pausa pranzo, dalle 16 alle 19.30. Il portone della parrocchia, comunque, rimane sempre aperto. Campanello, telefono: insomma, le possibilità per ci sono». Parola di don Alberto Forconi, da tempo guida della numerosa comunità di Santa Croce, a Macerata, che non nasconde, comunque, le difficoltà «a tenere spalancate le porte della chiesa ad ogni orario è problematico, in primo luogo per la sicurezza, dal tabernacolo dove è conservato il Santissimo Sacramento, alle opere d’arte, che la nostra chiesa conserva». La sua parrocchia, tuttavia, stando a quanto riferiscono i fedeli può davvero dirsi aperta. «Siamo pronti ad accogliere anche i casi più problematici – afferma il sacerdote -, facendo il possibile, nonostante gli orari non sempre facilmente gestibili, per mettere in pratica l’invito del Papa in modo concreto e sereno». Esattamente come esorta Bergoglio, appunto: «Chi serve non è schiavo dell’agenda che stabilisce, ma, docile di cuore, è disponibile al non programmato: pronto per il fratello e aperto all’imprevisto».