Lo scorso anno ha segnato una piccola “svolta congiunturale” per l’economia marchigiana con segnali positivi diffusi ma la ripresa rimane modesta, secondo il rapporto di Bankitalia sull’economia nelle Marche: il Pil è cresciuto dello 0,7% pur restando sotto i livelli pre-crisi del 2007 (-12,5%); in contemporanea è tornata a salire la spesa delle famiglie per beni durevoli (abitazioni, auto, mobili ed elettrodomestici) ma si è contratto l’export (-2,3%).

Nel rapporto si può leggere: «Secondo le prime stime disponibili, nel 2015 il Pil regionale è tornato a crescere ad un ritmo analogo a quello osservato nel complesso del Paese. Nel confronto col 2007, ultimo anno prima della crisi, il prodotto regionale risulta però ancora inferiore con un divario più ampio di circa quattro punti rispetto a quello dell’Italia. Gli indicatori più recenti delineano una prosecuzione della ripresa nella prima parte del 2016, sebbene a un tasso ancora modesto. Le aspettative delle imprese per il complesso del 2016 sono improntate a un moderato ottimismo, sebbene con le cautele dovute all’incertezza circa l’evoluzione del commercio mondiale e l’intensità della ripresa della domanda interna».

Nel 2015 la produzione industriale è leggermente cresciuta, sostenuta dal recupero della domanda interna. Si è invece interrotta l’espansione delle esportazioni, in atto dal 2010. Tra i settori, la crescita della meccanica è proseguita a ritmi elevati; anche il comparto dei beni per la casa (mobili ed elettrodomestici), in cui l’economia regionale è fortemente specializzata, ha conseguito risultati in moderato miglioramento, dopo quelli assai sfavorevoli degli anni precedenti che avevano contribuito al divario negativo tra l’economia marchigiana e quella italiana; l’attività dell’industria calzaturiera si è invece ridotta, penalizzata dall’ulteriore netto calo delle esportazioni in Russia.

Sempre secondo il rapporto nel comparto immobiliare si è osservata un’accelerazione delle compravendite: «La ripresa delle nuove costruzioni è stata però frenata dalla consistente mole di abitazioni invendute ereditata dagli anni della crisi. Il quadro congiunturale continua a migliorare nei servizi, dove gli esercizi commerciali beneficiano del progressivo recupero della spesa delle famiglie per l’acquisto di beni durevoli; il turismo ha riportato buoni risultati».

In base all’indagine della Banca d’Italia sulle imprese industriali, nel 2015 gli investimenti sono aumentati, dopo che già nell’anno precedente si era arrestato il calo protrattosi quasi ininterrottamente dal 2008. Però nella parte finale dell’anno l’occupazione è cresciuta, beneficiando della ripresa dell’attività economica e dei recenti provvedimenti normativi, quali la riforma della disciplina dei rapporti di lavoro e, soprattutto, gli sgravi contributivi previsti per le nuove assunzioni. Si è avuta anche una ricomposizione delle assunzioni a favore dei contratti a tempo indeterminato.

Il tasso di disoccupazione è diminuito, ma resta elevato nel confronto pre-crisi, soprattutto per alcune fasce della popolazione, quali i giovani e gli stranieri. Nel complesso, la dinamica dei prestiti riflette le migliorate condizioni di domanda e di offerta: queste ultime, in particolare, sono divenute più accomodanti a giudizio sia delle banche sia delle imprese, anche grazie all’orientamento espansivo della politica monetaria.

Nella regione il miglioramento del quadro congiunturale non si è però ancora riflesso sulla qualità del credito: il tasso di ingresso in sofferenza permane su valori elevati, sia nel confronto storico sia rispetto alla media nazionale, risentendo dell’ulteriore deterioramento dei finanziamenti all’edilizia.

Infine il risparmio finanziario delle famiglie ha continuato a indirizzarsi verso i depositi bancari, la cui crescita ha però decelerato, e il risparmio gestito. Il rapporto ha stimato che la ricchezza lorda delle famiglie marchigiane sia investita per circa sei decimi in attività reali e per quattro in attività finanziarie: «Il portafoglio finanziario delle famiglie si caratterizza, nel confronto con l’intero Paese, per un maggiore peso delle componenti più liquide, quali i depositi e il circolante, e per una minore incidenza del risparmio gestito e delle azioni».

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