Con una cerimonia in grande stile si sono conclusi nella notte i trentunesimi Giochi Olimpici di Rio de Janeiro, i primi della storia in un Paese Sudamericano. Per l’Italia la giornata di ieri, 21 agosto, non è stata proprio dolcissima, dato che è sfumata all’ultimo la medaglia d’oro sia per la nazionale di pallavolo, sconfitta dal Brasile dopo l’epica semifinale contro gli Usa, sia per Frank Chamizo nella lotta libera, 24enne cubano naturalizzato italiano che arrivava da favorito. Due successi che avrebbero spedito il nostro Paese al settimo posto del medagliere e avrebbero sancito un trionfo senza precedenti. Ma il bilancio della spedizione italiana ai Giochi di Rio resta ugualmente più che positivo.

L’Italia alla fine ha chiuso con otto ori, dodici argenti e otto bronzi: 28 medaglie, esattamente come a Londra nel 2012 e a Pechino nel 2008.

In realtà, sarebbero da contare anche le cosiddette medaglie “di legno”, ovvero quei tanti quarti posti (ben dieci) che non hanno portato medaglie ma rappresentano comunque un segnale incoraggiante da cui ripartire. Si è detto soddisfatto anche il presidente del Coni, Giovanni Malagò: «Abbiamo fatto bella figura, ma ne ero sicuro. Potevamo anche guadagnare qualche altra medaglia – ha spiegato -, e ci abbiamo creduto molto. Ma sono lo stesso orgoglioso di essere il presidente del Coni e di essere italiano».

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Nella cerimonia di chiusura, dove gli atleti si sono mischiati sfilando uno accanto all’altro al ritmo della samba, il portabandiera italiano è stato Daniele Lupo, che in coppia con Paolo Nicolai ha regalato all’Italia uno storico argento nel Beach Volley, prima medaglia in questo sport.

Al medagliere marca forse il contributo della stella dell’atletica italiana, Gianmarco Tamberi: il saltatore si è infortunato poco prima di partire per Rio dicendo addio a ogni speranza di gloria. Diverso il discorso per Alex Schwazer. Infatti, il marciatore altoatesino si è visto infliggere una squalifica di otto anni per doping, perdendo oltre ai Giochi anche la faccia. Un’occasione persa per infoltire il nostro medagliere, senza contare tutte quelle medaglie che a Rio sembravano già vinte e che invece sono sfumate. Erano quelle attese dagli atleti su cui poggiavano le nostre maggiori aspettative, come Vincenzo Nibali, che nel ciclismo ha perso male rimettendoci pure una clavicola, o Federica Pellegrini, che ha detto addio al bronzo per un soffio, dopo aver fatto svegliare mezza Italia all’alba per la sua gara. Ma in questo gruppo delle disillusioni figurano anche Arianna Errigo, eliminata prematuramente nel fioretto femminile, Clemente Russo nel pugilato e Vanessa Ferrari nella ginnastica artistica.

In realtà, sarebbero da contare anche le cosiddette medaglie “di legno”, ovvero quei tanti quarti posti (ben dieci) che non hanno portato medaglie ma rappresentano comunque un segnale incoraggiante da cui ripartire

Meno male che oltre alla medaglie che sembravano già in tasca sono arrivate quelle su cui non puntava nessuno. E’ il caso di Fabio Basile, ventenne che a Rio non doveva neppure andare e invece alla fine non solo ci è andato, ma ha perfino portato a casa una medaglia d’oro nel Judo. Oppure di Elia Viviani, che nella finale del ciclismo su pista era caduto malamente dalla bici e sembrava ormai fuori dai giochi. O come Daniele Garozzo, il giovane schermidore siciliano che nel fioretto individuale ha sconfitto in finale il fenomeno americano Alexander Massalas. L’unico a regalare due ori è stato invece Niccolò Campriani che, dopo aver conquistato il successo nella carabina da 10 metri, ha ammesso candidamente di odiare a morte il suo sport, il tiro a segno. Eppure, proprio in questa categoria, che ha sostituito per una volta la gloriosa scherma, l’Italia ha trovato una miniera di medaglie: ne sono arrivate addirittura sette, tra cui i quattro ori sugli otto totali.

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Tra le vittorie più attese c’è stata anche quella di Gregorio Paltrinieri, che nel nuoto si è aggiudicato la finale dei 1.500 stile libero e ha festeggiato il podio col suo amico Gabriele Detti, azzurro che in quella finale ha vinto il bronzo. In effetti, oltre al tiro al segno anche la Federnuoto stavolta ha brillato parecchio. Dopo i disastri di Londra 2012, ha festeggiato il miglior risultato di sempre, con addirittura 8 medaglie tra nuoto, pallanuoto e tuffi. Merito delle donne del Setterosa che hanno vinto l’argento e hanno superato i più famosi colleghi maschi (il Settebello è arrivato a un passo dal sogno ma alla fine si è dovuto accontentare del bronzo). Ci sono poi i tuffi di Tania Cagnotto, che si è confermata la più grande tuffatrice italiana di tutti i tempi, regalando emozioni indescrivibili. E dire che nel 2012, a Londra, la bolzanina aveva perso il bronzo per due soli decimi, eppure in questi quattro anni non ha mai mollato. Si è allenata silenziosamente e alla sua ultima Olimpiade non solo si è presa l’argento in coppia con l’amica Francesca Dallapè, ma si è anche tolta la soddisfazione di conquistare la sua prima medaglia di bronzo dopo un ultimo tuffo da film.

Alla fine, nonostante le carenze di risorse, gli scandali, le difficoltà strutturali, e la scarsa visibilità quotidiana, lo sport italiano ha dimostrato di essere in salute e di poter regalare sempre grandi sorprese. L’eredità di questa Olimpiade è preziosa, e tempo stesso consente all’Italia di guardare con ottimismo ai prossimi giochi di Tokyo. Appuntamento tra quattro anni in Giappone, dunque.

Francesco Morrone

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