La luce filtra tra i finestroni della palestra di Ascoli Piceno, nel quartiere Monticelli, a pochi metri dall’Ospedale. Le trentacinque bare sono disposte all’interno (durante la liturgia arriverà la notizia della cinquantesima vittima marchigiana) e si fa fatica a non notare quel colore bianco che, al centro, tra i tanti mazzi di fiori, conferma come, ancora una volta, il terremoto non abbia fatto distinzione tra bambini, uomini e donne.

Nella nostra regione, le vittime del sisma hanno ricevuto questa mattina, sabato 27 agosto, alle ore 11.30, l’estremo saluto durante la Messa concelebrata dai vescovi di Ascoli, mons. Giovanni D’Ercole, e Rieti, mons. Domenico Pompili. Il lutto nazionale, inoltre, ha visto la presenza delle più alte cariche dello Stato, rappresentate dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dai presidenti di Camera e Senato, la jesina Laura Boldrini e Pietro Grasso, oltre al capo del Governo Matteo Renzi, accompagnato dalla moglie Agnese. Con loro i vice presidenti Luigi di Maio e Simone Baldelli.

Ai tanti cittadini presenti le “fasce tricoli” dei Sindaci ricordano come lo Stato si sia impegnato a non deludere le loro aspettative di una rapida risposta. Un impegno intrapreso anche dal presidente della Regione Luca Ceriscioli (è di pochi giorni fa l’incontro con i parlamentari marchigiani, molti dei quali presenti oggi) e dall’assessore Angelo Sciapichetti. In tal senso, toccante è il saluto del sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, al collega ascolano, Guido Castelli, in rappresentanza di tutto il territorio martoriato del Centro Italia e di una speranza che vuole ergersi dalla polvere di quella notte del 24 agosto.

Una polvere che spazza via con la sua omelia anche mons. D’Ercole, cercando di rispondere a una domanda ora ricorrente tra i fedeli: «E adesso che si fa? Apparentemente non c’è risposta – ha affermato il presule -, eppure se guardate appena sotto le lacrime, nessuno di noi può testimoniare che il terremoto, come la malattia, il dolore e la morte, possono strapparci tutto eccetto l’umile coraggio della fede».

Presto, dunque, ritorneranno a suonare le campane dei campanili crollati: «Segno che sotto le macerie – continua D’Ercole – c’è qualcosa che ci dice che ritroveranno il suono del mattino di Pasqua. Lo ha assicurato Paolo, quando ai cittadini di Corinto disse che se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la resurrezione dei morti». Ne è segno la croce innalzata dietro l’altare, una croce scampata al terremoto e recuperata dalla distruzione che ha colpito Pescara del Tronto.

«Non abbiate paura di gridare la vostra sofferenza – ha concluso il Vescovo di Ascoli -, ma non perdete coraggio. Insieme ricostruiremo le nostre case e le nostre chiese; insieme, soprattutto, ridaremo vita alle nostre comunità, a partire proprio dalle nostre tradizioni e dalle macerie della morte. Insieme! Ne sono certo, con l’aiuto della Madonna che mai ci abbandona, vivremo un’avventura straordinaria, perché l’amore è più forte del dolore e la vita vince anche la morte».

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