Riceviamo e pubblichiamo il personale resoconto del Meeting di Rimini 2016, a cura Fiorella Sampaolo, del Circolo Culturale “T. Colsalvatico” di Tolentino, che racconta l’esperienza vissuta insieme alla band marchigiana “The Landscape”.

-Siete arrivati?

-Si, siamo in fila all’ingresso Sud…

Così Tobias Giacomazzi e Michele Grottesi, parte dei componenti della band The Lanscape, chitarre alle spalle e trolley in mano, entrano per la prima volta al Meeting di Rimini, famiglia e amici al seguito. Cosa li ha condotti fino a qui e cosa sono riusciti a vivere e raccontare al Meeting è ancora per me un mistero e una bellezza insieme, ma come non dare adito alle circostanze che ti si pongono davanti?

Tu sei un bene per me, tema assai provocatorio per il Meeting di Rimini di quest’anno. Provoca la realtà attuale, provoca noi stessi, ponendoci una domanda essenziale:E’ possibile? E’ possibile che l’altro, qualsiasi altro, può essere un bene per me? in che modalità? Come posso dare un giudizio Vero a questa frase? E la risposta può anche sconvolgerti le viscere e talune sicurezze, che fino ad ora credevi tali.

La mostra sui Migranti e la disponibilità di Giorgio Paolucci, curatore della mostra e già amico del Circolo Colsalvatico, è stato l’aggancio che ha permesso la presenza dei ragazzi marchigiani al Meeting, insieme a tanti altri volti, vecchi e nuovi amici, che con accoglienza, disponibilità, fiducia e semplicità, hanno permesso ciò che è accaduto. Tobias e Michele (due dei 5 membri della band) hanno cantato “Lampedusa”, il brano da loro scritto e musicato, dedicato ai migranti. Lo hanno fatto a pochi passi da quella croce costruita con il legno dei barconi approdati proprio a Lampedusa, voluta da papa Francesco, ed esposta alla mostra stessa.

La croce di papa Francesco
La croce di papa Francesco

-Si canta? A che ora?

-Non lo so, vediamo…

“Vediamo” era la mia risposta, serena, agli attimi che vivevo al Meeting, con la massima apertura a tutto, cercando di non perdermi nulla di ciò che il Meeting poteva offrirmi, quest’anno, come tutti gli anni. Poi la conferma inaspettata, si suona alle 14 al Caffè Con prima di un incontro molto interessante dal titolo Profughi e noi, tutti sulla stessa strada, dieci minuti di sala piena e il mio stupore originario che mi rimandava sempre alla solita domanda: ma perché dei liceali hanno deciso di scrivere questa canzone e farci un video grazie ad un progetto scolastico? Canzone bella, impegnata, dedicata ai migranti, raccontata attraverso la storia di una mamma, come me, che con coraggio insieme a suo figlio decide di affrontare questa avventura, pur di scappare dalla guerra e dalla morte, una storia di Amore, drammatica (ed io cosa farei al posto di quella mamma, per i miei figli?).

Poi c’e’ l’intervista al Quotidiano del meeting :

-Si fa? a che ora? Dove?

-Non lo so, vediamo…

di mezzo c’è il desiderio dei ragazzi di assistere anche all’incontro delle 18.15 al Caffè Con, quello con Nabil Al Lao, cittadino siriano. C’è un’attenzione particolare alle parole di Nabil, che racconta di quando è dovuto fuggire dalla Siria, dell’accoglienza del popolo italiano, delle persone che ha incontrato, che lo hanno guardato prima di tutto come persona. Poi alla fine Tobias si alza, apre il suo zaino e dona il suo cd del brano “Lampedusa” a Nabil. Gli chiedo: perché lo hai fatto? e lui: avevo piacere che ne tenesse una copia.

Tobias regala il cd a Nabil al Lao
Tobias regala il cd a Nabil al Lao

L’intervista si fa: ritrovo ore 16 all’ingresso dell’ufficio stampa. Arriva Davide, giovane studente universitario di lettere moderne alla Cattolica di Milano, alla sua prima esperienza al Meeting in qualità di giornalista del Quotidiano. Sogna di scrivere. Andiamo al Caffè con a fare l’intervista. E lì con grande stupore, ancora (!), ricevo la risposta alle mie domande, le ricevo ascoltando l’intervista che un giovane fa ad altri giovani, come se tra di loro ci fosse un feeling particolare, domande condivise, sogni condivisi, più che un’intervista mi sembrava una chiacchierata tra amici, nella modalità in cui solo i giovani sanno fare.

E qui allora scopro che dietro a “Lampedusa” c’è anche una storia, la storia dell’amicizia di Emmanuel, ventenne profugo siriano conosciuto in un centro di accoglienza ad Amandola, con alle spalle una storia di sofferenza e dolore. Tobias ad un certo punto afferm: “Mi ha colpito l’attaccamento che Emmanuel ha dimostrato nei miei confronti, pur non conoscendomi, era con me ogni attimo, ne è nata una grande amicizia”. La canzone è dedicata anche a lui..

Sono uscite altre frasi “attraverso questa esperienza e vedendo la mostra, ho compreso che prima di tutto la storia del migrante è la storia di una persona. Un conto è vedere notizie attraverso la tv, i media, che magari fanno generare anche pregiudizi, un conto è avere di fronte la persona, e la sua storia”. Le due giornate al Meeting stanno per terminare, e dopo un giro e conoscenza delle carceri Apac del Brasile, e la forte testimonianza di padre Augusto Gioanola, attraverso le bellissime mostre a loro dedicate, che i ragazzi hanno visitato con molto interesse, c’e tempo anche per concludere la giornata in maniera alternativa. Ore 22 circa, Michele e Tobias prendono le chitarre e il loro accordatore:

-Dove andate?

-Mah, Andiamo in giro…

Li ritroviamo dopo un po’ a suonare in un angolo del meeting, con un pubblico di amici improvvisati, ragazzi che sono lì a condividere una canzone, un’esperienza – altri – . Ed allora comprendi che in fondo il “Tu sei un bene per me”, può accadere ovunque e comunque, dalla più grande drammaticità, alla semplice condivisione di un’esperienza, basta starci con tutta la consistenza e consapevolezza di ciò che siamo e di cui siamo stati fatti, guardandosi negli occhi e dicendo sì. Non è banale, è reale. Buon Ascolto.

Fiorella Sampaolo

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