In queste settimane una data ha raccolto i pensieri, le angosce, i sentimenti di tutti noi. 24 agosto 2016: un attimo in cui il mondo si è fermato, annientato da una fine imprevedibile, scosso dai segni che la natura non risparmia all’umanità. Un mondo raso al suolo, ferito, nelle crepe dei muri e nell’animo. Eppure pronto a rimboccarsi le maniche, e a fare della speranza il cemento con cui fondare un futuro nuovo.

imagesSe infatti è vero che «il tempo è ciò che impedisce alle cose di accadere tutte in una volta», come diceva il fisico statunitense John Wheeler, adesso è il momento di costruire tutti insieme il domani. Perchè dopo le lacrime, dopo la notte, non può non arrivare la consolazione e l’alba di una rinascita. Nonostante i morti, oltre le macerie. Ce lo hanno ricordato – anzi, testimoniato -, i due vescovi, di Ascoli Piceno e di Rieti, da autentici Pastori, inginocchiati accanto alla propria gente annichilita dal dolore del lutto: monsignor Giovanni D’Ercole, il vescovo di Ascoli Piceno che a Dio ha chiesto «e ora, che si fa?», poi monsignor Domenico Pompili, al cospetto di quel Cristo appeso che può donare forza ai cuori sopravvissuti per non crollare ancora. Ce lo dimostrano i più piccoli che, ad Amatrice, muniti di zainetti colorati e sguardi capaci di vincere il terrore meglio dei grandi, iniziano una scuola inventata a tempo di record, per imparare e insegnare una lezione di vita imprevista, e forse migliore. 

Alla data funesta che l’orologio della torre e le piccole sveglie restituite da un’intimità andata in frantumi hanno imprigionato nelle lancette ferme a quella notte interminabile, è tempo di sostituirne un’altra. Domenica 18 settembre la Chiesa italiana si raccoglierà in preghiera per tutte le vittime del sisma, esprimendo concreta e «fraterna vicinanza alle popolazioni coinvolte in questo drammatico evento». Un invito rivolto alle diocesi, alla rete delle parrocchie, degli istituti religiosi e delle aggregazioni laicali ad alleviare le difficili condizioni in cui le persone terremotate sono costrette a vivere. Una data nella data, se si pensa che questa domenica speciale capita proprio in concomitanza con il 26° Congresso eucaristico nazionale (leggi Qui).

«Quella a favore dei nostri fratelli e delle nostre sorelle colpite dal sisma è una scelta all’insegna della carità e della missionarietà, che sono le due conseguenze fondamentali dell’esperienza liturgica. Nell’Eucaristia il corpo e il sangue di Cristo donati per noi ci spingono a stare vicini a coloro che si trovano nel bisogno e ad annunciare la grazia del Vangelo e il suo messaggio liberante, di speranza», ha spiegato il presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Angelo Bagnasco.

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I media, portatori di infauste ma anche incoraggianti notizie, giorno dopo giorno hanno svelato la generosità dei tanti volontari impegnati nell’emergenza. Tra loro, in prima linea anche la Caritas Italiana e le Caritas delle diocesi interessate che non possono non pensare al post-sisma. Da parte loro, verrà predisposto un progetto di prossimità che sarà attivato quanto prima nei territori colpiti.

«Quanto raccolto in questa giornata di solidarietà – spiegano Mario Bettucci e Marina Rinaldi, co-direttori della Caritas di Macerata – dovrà essere versato all’ufficio amministrativo della diocesi o all’ufficio Caritas Diocesana, con la causale “terremoto Centro Italia”. Come già detto, vi invitiamo inoltre a non promuovere raccolte di materiali di prima necessità, giocattoli o altro: la Protezione Civile ha il necessario e non ha più spazi per immagazzinare quanto già arrivato». La Caritas diocesana, inoltre, rimane a disposizione «per eventuali ulteriori informazioni o a partecipare ad iniziative che vorrete intraprendere nelle vostre parrocchie».

La priorità, lo ricorda ancora la Cei, è «restare in costante ascolto dei bisogni che man mano emergono per poter concordare interventi mirati, nella consapevolezza di un contesto in continuo mutamento».

Un divenire, appunto, che non può e non deve impolverarsi di sterili polemiche e di dubbi inutili. L’Italia è capace di mostrare il suo “volto” più altruista e questa ne sarà un’ulteriore, concreta occasione.

In memoria di chi ha perso la vita tra la polvere e le travi, in onore di chi ha scavato a mani nude per sconfiggere la morte arrivata senza preavviso, in aiuto di chi confida in un futuro fatto di dignità e di coraggio. La nostra solidarietà sarà la loro forza.

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